Perugia isola gli stranieri di Francesco Santini

Perugia isola gli stranieri D movimento federativo ha organizzato per oggi un incontro tra amministratori e studenti Perugia isola gli stranieri Il sindaco Casoli: «Un'apartheid sottile lì circonda, non riescono a inserirsi nella nostra comunità» -1 nigeriani: «Qui un nero in casa non lo vuole nessuno» - A chi chiede un alloggio rispondono: « Affittiamo solo a europei e americani» - Calato il numero degli iscrìtti all'università - 550 hanno messo su una famiglia, 376 lavorano DAL NOSTRO INVIATO PERUGIA — Dice il sindaco di Perugia Giorgio Casoli: • Tra gli studenti stranieri di Perugia, non c'è razzismo: tra loro i rapporti sono buoni. Ma vivono in separatezza. Un'apartheid sottile li circonda. Non c'è ostilità, ma è indifferenza, per timidezza forse, ma non riescono a inserirsi nella nostra comunità: Nel Palazzo dei Priori, tra le architetture suggestive del suo ufficio, il sindaco Casoli accredita l'immagine di Perugia -città tranquilla^. Subito aggiunge che i settemila studenti che ogni anno passano per la città non sono un • corpo estraneo^, c'è soltanto •molta indifferenza». Per spezzare l'apartheid, il movimento federativo democratico organizza per oggi una «tribuna* sul cosmopolitismo di Perugia. -Dalla città — è scritto sul volantino distribuito in corso Vannucci — una spinta per una positiva integrazione con la componente straniera della popolazione-. Ma nel grande bar di Palazzo Gallenga, sede prestigiosa della più importante università per stranieri d'Europa, due studenti nigeriani liquidano il tutto con un -potrebbero abbassare gli affitti-. Poi aggiungono: -Qui un nero in casa non lo vuole nessuno e, anche per gli arabi, non è semplice trovare una stanza». Con ogni cronista che arrivi a Perugia, Mussa Attamari, 25 anni, studente palestinese, fa la stessa scommessa: riuscire a trovare un letto In una mattinata per uno studente mediorientale, a qualsiasi cifra. E Mussa ha vinto anche ieri. La risposta è sempre la stessa: -Affittiamo soltanto ad europei ed americani-. E le stesse cose le ha dette anche la signora Sironi, l'affittacamere di via XX Settembre, all'angolo con la via Guerriera. La Sironi, che piange sempre il figlio perso due anni fa, dice con gli occhi rossi: «ficco una bella stanza a 300 mila lire al mese. Affitto anticipato. Niente cucina: soltanto un caffè sul nostro fornello-. Piange ancora e aggiunge: -Questa è una casa seria: niente uomini e niente donne in camera. Io consegno le chiavi e dico "siete a casa vostra, ma sappiatela conservare, altrimenti fuori"-. S'accorge poi della pelle olivastra di Mussa e fa la smemorata: «Sciocca, «ciocca, dimenticavo la signorina canadese: niente da fare, s'è già impegnato mio marito-. Ma il clima perugino, di tolleranza e separatezza, è molto migliorato rispetto agli anni passati e ai giorni drammatici del sequestro dell'.Achille Lauro*. Dice il sindaco: •// punto di crisi è superato: rispetto ai mesi degli scontri tra iraniani e iracheni, di grande conflittualità e tensione, oggi si vive bene, ma gli stranieri vi partecipano pochino, è questo che va fatto: un lavoro sulle strutture perché si inseriscano e cada ogni diffidenza-. Ad ammetterlo c'è anche Firus Valizadeh che a Perugia è ormai un nome noto. Quattro anni fa organizzava lui, leader degli iraniani di Perugia, scioperi della fame e cortei di protesta. Definiva Perugia «città razzista- e raccontava che vivere nel sospetto era estenuante. Ora tutto è cambiato. Il leader degli iraniani Valizadeh ha aperto un ristorante a Madonna Alta, sulle colline di Perugia, fa buoni affari, ha un ottimo rapporto con il questore della città e si è integrato. Perugia perde il primato di «iróaio terzomondista-. Erano 15 mila all'anno gli studenti stranieri che transitavano nel «porto franco» umbro. NeU'80 gli iraniani iscritti a Palazzo Gallenga erano 748. Ieri erano soltanto 16. Sei anni fa gli arabi erano cinquemila, adesso non arrivano a 400. -Si fa una politica diversa — dice il sindaco —, si è arrivati, di fatto, al numero chiuso-. E Giovanni Paciullo, direttore dell'ufficio studi dell'università per stranieri, aggiunge: -S'era arrivati a gestire l'ateneo come un esamificio: oggi tutto è cambiato. Si insegue l'alta specializzazione-. Nel -porto franco, di Perugia erano passati un po' tutti. Ali Agca. prima di sparare a Giovanni Paolo II, s'era fermato qui. Aveva una buona stanza all'Hotel Posta. S'era presentato con il nome di Faruk Ozgin a Mario, il portiere di notte dell'albergo. -Certo — dice l'uomo dietro il bancone —, lo ricordo ancora. Ali Agca s'era presentato ben vestito. Mi aveva fatto pensare ad un cliente con la grana. Agca si iscrisse il 9 aprile dell'81 al corso italiano. Tre giorni dopo, il 12 a sera era già scomparso, confuso in quello che allora era il territorio libero di Perugia, tra spie e avventurieri, ma anche tra tanti studenti modello che vedevano anche allora nell'università per stranieri uno strumento insostituibile di formazione. Da Perugia partirono gli assalitori dell'oleodotto di Trieste e i commandos di Settembre Nero che insanguinarono le Olimpiadi di Monaco. Da Perugia è transitato il trafficante d'armi Mario Folllni. A Perugia i provvedimenti di allontanamento, negli anni passati, si contavano a centinaia. E molte erano le espulsioni per spionaggio. Soggiornavano a Perugia i libici della colonna Mlug Ayad, ritenuti dai nostri servizi segreti responsabili degli omicidi di due commercianti di Tripoli freddati a Roma. Un elenco terrificante al quale si aggiungevano le riunioni della direzione strategica delle Brigate rosse indicate dal terrorista pentito Antonio Sa vasta. Ma tutto oggi è dimenticato. La cronaca di qualche anno fa si occupava spesso degli iraniani. Risse furiose. A provocarle, gli studenti legati al servizi di controspionaggio dell'ayatollah che riuscivano, in quel modo, a far ripartire con il foglio di via per le prigioni di Teheran gli oppositori di Khomelni. Perugia dimentica, non fa drammi. Il buon rapporto degli studenti con la città è dimostrato dai 550 stranieri che hanno messo su famiglia nella terra di San Francesco e dai 376 che svolgono un lavoro regolare. Sono 53 poi gli autonomi dell'artigianato. Le sacche d'emarginazione e di sfruttamento rimangono: come quei quattro letti in due stanze ceduti per ottocentomila lire al mese. Ma tutto sembra migliorare. -Resta il problema dei servizi — ammette Paciullo dell'ufficio studi dell'ateneo — degli alloggi, ma stiamo pensando a delle convenzioni con standard abitativi controllati da noi e dal Comune. Adesso possiamo pensare anche a questo nel quadro del progetto che ci ha portato a specializzare i nostri seminari ad altissimo livello-. Fuori, corso Vannucci vede il passeggio degli studenti. Vanno in gruppi isolati. Più avanti nel ristorante famoso, un ragazzo dalla pelle nera s'affaccia e sorride. Ha il grembiule del lavapiatti. Il proprietario subito lo riprende e si scusa: -Abbiamo dovuto sostituire il garzone di cucina: questo nero starà qui per pochi giorni, poi via, qui vogliamo personale soltanto italiano-, Francesco Santini