Storie di debiti e di delusioni al processo contro Verdiglione

Storie di debiti e di delusioni al processo contro Verdiglione Milano, un teste: «Ho versato intorno agli ottocento milioni» Storie di debiti e di delusioni al processo contro Verdiglione MILANO — Rigetto della richiesta di Verdiglione di essere messo a confronto con un teste, dichiarazioni emozionate della madre di Emilia Cerutti (una giovane che, rimasta per anni alla Fondazione, è, ora, una delle principali fonti di accusa), lunga deposizione del dottor Giuseppe Ferrari che si è indebitato per circa 800 milioni allo scopo di fare fronte agli impegni assunti con il gruppo: cosi la giornata di ieri, alla II sezione penale del tribunale, che giudica Armando Verdiglione per i reati di estorsione aggravata e continuata, e abbandono di incapace. Martedì, in seguito alla deposizione di Laura Anselmi, è stato incriminato anche di violenza privata. Nell'estate dell'82, Giuseppe Ferrari entrò in analisi da Annalisa Scalco, di Verdiglione collaboratrice ed amica. Lo informò di essere psichiatra, di avere studiato con Basaglia. Nel gennaio '85. Ferrari scopri che non era laureata. Presidente: Chiese alla Scalco come mai aveva detto quella bugia? «Si. Rispose che jueste cose accadono in un gioco di esperienza psicanalitica*. Perché prosegui l'analisi? •Ormai, al fine di seguire le attività della Fondazione, mi ero indebitato per centi naia di milioni*. La cifra complessiva? •Intorno agli 800 milioni, avalli compresi*. Dopo avere rip «uto di ave re versato il danaro nelle mani di Verdiglione, con cui, per un certo periodo, fu anche in analisi, il teste conferma l'uso degli avalli •reciproci* fra membri del gruppo Lui stesso controfirmò impegni di altri. Presidente: Intende dire che una persona la quale aveva, come lei, già ipotecato le sue proprietà e continuava ad accumulare debiti, fungeva da garante della solvibilità di altri? .Nella Fondazione era normale. Io non lo so il perché. A decidere erano le banche. Se per loro andava bene...* Verdiglione — che ha sempre negato di interessarsi alle attività economiche della Fondazione e di praticare l'analisi-— continua a prendere 4 appunti e sovente chiama l'avvocato Vanni, difensore, per consegnargli queGiti da rivolgere al teste. E' poi la volta di Giovanni Ferrari, fratello di Giuseppe. Riferisce che, durante un incontro avvenuto poco dopo l'inizio dell'inchiesta, l'imputato gli «lasciò intendere* che se Giuseppe, di fronte al magistrato, avesse 'fatto il bravo*, si sarebbe potuto forse alleggerirlo dei suol guai economici. Verdiglione solleva un braccio, si alza, chiama di nuovo il difensore: «Chiedo un confronto sul tono di quel colloquio*. Il presidente respinge la richiesta. Parla cosi in fretta, Luciana Bianchi, madre di Emilia Cerutti, cosi a scatti, e con la voce che continua a morirle in gola, che è difficile seguirla. -Dal 77, quando, da Leggiuno, dove abitiamo, mia figlia si trasferì a Milano per studiare filosofia e incontrò Verdiglione, non fu più lei*. Andava molto poco a casa, e sempre chiedeva soldi: HO milioni, per le società. Non li ebbe, e s'indebitò: •Nell'82, Emilia mi disse che Verdiglione desiderava incontrarmi*. Tanto insistette, che la madre acconsenti al colloquio. •Mi ricevette nel suo studio, in Via Montenapoleone. Rimase zitto, dietro la scrivania. Non so quanto durò il silenzio. Un bel po' di tempo. Continuava a girare le mani su se stesse ed a tacere. Finché parlai per prima. Siamo operai, dissi, non siamo in condizioni di dare soldi. E non approvo le scelte di mia figlia. Rispose: Mi meraviglio che una ragazza intelligente come Emilia abbia una madre peggiore della mia portinaia. Poi mi congedò con le parole: Lei non rivedrà più sua figlia*. Infine, una teste a difesa, Alessandra Guerra. Racconta di avere frequentato Verdiglione «per colloqui culturali* ed acquistato quote di due società. Alla domanda su chi condusse le trattative e ricevette i soldi, qualche esitazione. «Le ricordo che lei è sotto giuramento», ammonisce, due volte, il presidente. La teste risponde di avere trattato per «Spirali» con Cristina Frua de Angeli, ma di non ricordarsi a chi consegnò l'importo; per «Klineln. avrebbe discusso «con la segreteria, e mi pare di ricordare di avere versato i soldi al professor Ricci*. Tra le deposizioni dei giorni scorsi, Paola Montereale e Laura Vallerò, già parti civili, tacitate rispettivamente con 40 e 50 milioni. La prima — secondo il suo racconto — ebbe una gravidanza extra-uterina ed aborti in un ospedale dell'Alaska, mentre raggiungeva Tokyo, dove la Fondazione aveva organizzato un congresso al quale, a parere di Abbate Daga (sua analista, coimputata, latitante) era indispensabile intervenire. Laura Vallerò — secondo il suo racconto — era in analisi con Renato Castelli (coimputato) e ricevette pres sioni per comperare quote delle società. Però, specie negli ultimi tempi, Castelli appariva molto a disagio nel chiederle danaro, e per un anno prosegui gratis il trattamento. Ornella Rota

Luoghi citati: Emilia, Leggiuno, Milano, Tokyo