Verdiglione, la calata dei francesi di Gianni Vattimo

Verdiglione, la calata dei francesi Il processo di Milano allo psicanalista: un primo bilancio Verdiglione, la calata dei francesi L'immagine del «caso Verdiglione» che ci eravamo fatti prima del processo si è modificata, ampliandosi e complicandosi, nel corso di questi primi giorni di udienza. Ecco alcuni clementi per un aggiornamento della mappa: A) Verdiglione criminale? Gl'interrogatori svoltisi fin qui non sembrano particolarmente convincenti su questo punto. Verdiglione e i suoi collaboratori persuadevano con una retorica legittima i loro pazientivittime a dar soldi alla Fondazione, o facevano loro violenza? Per ora. questa seconda alternativa non sembra provata; e non cambia molto se le «sberle» che una delle «vittime» dice di aver ricevuto dal professore non erano buffetti, ma «tre sonori schiaffoni». Naturalmente, a lume di buon senso si può pensare che chi sottoscriveva centinaia di milioni, spesso indebitandosi, per sostenere iniziative culturali cosi poco fondate come quelle della Fondazione non doveva essere proprio a posto; ma anche questo non basta legalmente per provare una circonvenzione di incapace. B) La calata dei francesi. Sul processo si sono buttati alcuni maitres-à-penser un po' appannati (non Bernard Henri Levy, che appannato non è: era così fin dall'inizio), i quali sono scesi in Italia per denunciare la persecuzione della cultura, il razzismo, la repressione del dissenso che sarebbe in atto contro Verdiglione. Nessuno qui li prende sul serio, è meglio dirglielo; essi dimostrano solo ancora una volta l'improntitudine di una certa cultura francese a cui da noi si è dato troppo credito e che continua a considerare l'Italia come un mercato periferico, dove si possono smerciare prodotti culturali di seconda mano, come le vecchie macchi¬ ne americane in Turchia. C) «Lascio lutto al Cottolengo». Glucksmann dice che chi dava i soldi alla Fondazione Verdiglione non ha titolo per chiederli indietro; è come se chi ha fatto una donazione alla Chiesa (o al pei, dice anche Glucksmann, con eccesso di simmetria) a un certo punto si pentisse e li volesse riavere per via legale. Intanto, auche nel caso di testamenti o donazioni in favore di enti religiosi (dei partiti non sappiamo, ma quelle si chiamano piuttosto tangenti) sono spesso intervenuti i tribunali, per garantire che non ci fossero irregolarità o decisioni estorte. Sotto questo aspetto, dunque, l'esempio non serve: Verdiglione provi se può, che le donazioni e sottoscrizioni da lui raccolte non sono state ottenute con mezzi illegali, esattamente come, talvolta, ha dovuto fare il Cottolengo — che, tutto sommato, continuiamo a preferire quale eventuale destinatario di elemosine, doni, eredità benefiche. D) Una legge mehr Liciti. Infine, perché non proporre che. richiamandosi al detto di un grande tedesco morente, ma anche, ci si perdoni, a una non dimenticata senatrice, gli intellettuali si diano un codice di autoregolamentazione, una legge mehr Licht, più luce, che faccia della chiarezza del linguaggio un dovere primario? L'oscurità dei guru alla Verdiglione è il vero aspetto corruttore della loro attività, perché ad essa si accompagnano necessariamente soggezione al maestro, autoritarismo, dunque violenza e «circonvenzione». Non è certo, fortunatamente, qualcosa su cui debbano decidere i tribunali; ma su cui varrebbe la pena di impegnarsi, forse un aspetto non periferico della «questione mo¬ rale» Gianni Vattimo

Luoghi citati: Italia, Milano, Turchia