Pazienza sta parlando
Pazienza sta parlando A Torino i giudici milanesi del crack Ambrosiano Pazienza sta parlando Ieri interrogato per sei ore - Ha fatto i nomi di politici coinvolti nella vicenda - Spera di ottenere presto la scarcerazione per decorrenza dei termini TORINO — «Signori giudici, voi volete sapere del crak del Banco Ambrosiano e io vi voglio dire tutto, tutto quello che so...*. Francesco Pazienza, alle 10,45, con queste parole saluta i magistrati milanesi arrivati alle carceri Nuove di Torino. Un Interrogatorio che finirà venerdì notte. Un Pazienza in ottima forma, dalla risposta pronta, dalla rivelazione facile. «£' sereno, collabora*, commenterà in serata 11 giudice istruttore Antonio Pizzi. Un Pazienza che sta giocando, con i giudici, la carta che più gli preme: quella che, salvo incidenti di percorso, entro una settimana lo porterà alla scarcerazione. Pazienza non è un pentito, ma ha parlato di cifre e personaggi: 11 miliardo e duecento milioni presi per il finanziamento del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi alla società immobiliare «Pratoverde» dell'altro faccendiere Flavio Carboni; i personaggi che ha contattato, magari abbindolato e certamente conosciuto. Finito il primo interrogatorio, alle 17,30 di ieri, all'avvocato Nino Marazzita, che difende Pazienza, è stato domandato se fra i tanti personaggi elencati dal suo assitito ci fossero anche uomini politici. Risposta: «SI, ha fatto riferimento anche a uomini politici. Per il momento, però, non posso aggiungere altro*. Senza la camiciola arancione del carcere di Manhattan, ma con una più normale maglietta azzurra, Pazienza non ha rinunciato a quelle che definisce «rivelazioni*. E rivelazioni avrebbe fatto, almeno cosi pare, secondo giudici e avvocato. «Ora potrebbero esserci interessanti sviluppi*, assicura Marazzita. E il giudice Pizzi, poco prima, aveva parlato di «nuovi elementi fruttuosi*. Altro non ha aggiunto il.giudice Pizzi. E neppure l'altro giudice Istruttore, Renato Bricchetti. E nemmeno i sostituti procuratori Pier Luigi Maria Dell'Osso e Alfonso Marra. E cosi l'avvocato Mario Pisani, che tutela i truffati dell'Ambrosiano. I giudici milanesi erano arrivati alle Nuove di Torino poco dopo le 10. Mai, prima, avevano visto e interrogato Pazienza. Un interrogatorio atteso, soprattutto da loro. E. fino a ieri pomeriggio, un interrogatorio senza domande. E' Pazienza che parla, dice, ricorda e racconta. E' Pazienza che gioca le sue carte in difesa. E parla solo delle vicende del Banco Ambrosiano, di quel finanziamento da 7 miliardi e passa al faccendie¬ re Carboni con tangente di un miliardo e rotti per Pazienza. Solo di questo, solo per questo è stato estradato Eppure, domani, saranno a Torino 1 giudici bolognesi Libero Mancuso e Vito Zincanl, i magistrati che indagano sulla strage del 2 agosto alla stazione. «Ma credo che l'interrogatorio sarà brevissimo,, questione di minuti secondi*, è certo l'avvocato difensore. «.Non cadremo in tranelli, non siamo disposti a far da capro espiatorio a vantaggio di altri. L'estradizione di Pazienza è solo per il fallimento dell'Ambrosiano e solo su questo risponderà Pazienza. Poi, e valuteremo, si potrà anche testimoniai e su altre vicende*. Da Calvi ?.i servizi segreti e alla camorra. L'interrogatorio di Pazienza si concluderà nella notte tra venerdì e sabato. Solo in quel momento sarà presentata istanza di scarcerazione. H legale è sicuro. Pazienza anche. «Entro una settimana sarà libero*, ripete l'avvocato. Per il reato di concorso in bancarotta la carcerazione preventiva è di un anno: e Pazienza è stato arrestato, a New York, quindici mesi fa. Forse cosi, con questa certezza molto vicina, si può spiegare il tono conciliante di Pazienza con 1 giudici. Giudici che, tuttavia, potrebbero avere qualche carta da giocare a sorpresa. Altrimenti, Pazienza tornerà libero. n primo Interrogatorio è durato quasi sei ore. Sette agenti di custodia al di là del vetro. Pazienza è un detenuto tanto eccellente quanto scomodo. E' sorvegliato a vista, i pasti se 11 cucina da solo — ieri spaghetti ai sugo —. Non beve caffé. «Rispetto al carcere di Manhattan — ha confidato al suo difensore — qui mi sento al grand hotel*. Le quattro telecamere non gli danno fastidio. Gli mancano, però, gli scatoloni del suo archivio, visti tante volte nelle interviste tv. «Non sono dodicimila pagine — precisa Marazzita — sono un po' meno. Comunque mi ha detto e ripetuto che ne ha sempre la piena disponibilità*. Giovanni Cerniti
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