Perché i suicidi in caserma di Giuliano Marchesini

Perché i suicidi in caserma Ispezione in Friuli della commissione Difesa della Camera Perché i suicidi in caserma Quattro casi negli ultimi mesi, due alla «Baldassarre» di Maniago: ci sono collegamenti tra la durezza della naia e le morti dei soldati? - Il presidente Ruffini: «Siamo impressionati, il problema esiste» DAL NOSTRO INVIATO PORDENONE — Che succede nelle caserme? Per cercare di saperlo sono venuti ieri a Pordenone i componenti la commissione Difesa della Camera. Alle spalle di questa «ispezione» ci sono drammi umani, c'è naja diventata per qualcuno angoscia senza ritorno: due suicidi nella Baldassarre» di Maniago, altri due in reparti di stanza nel Friuli, diversi casi altrove. Il servizio di leva può essere cosi pesante da indurre qualche soldato a togliersi la vita? Alla commissione si sono aperti, nella mattinata, i cancelli della caserma «Baldassarre», segnata dalle recenti tragedie. E nel pomeriggio i parlamentari incaricati di questa delicatissima indagine si sono incontrati, nel municipio di Pordenone, con sindaci friulani e rappresentanti della Regione. C'era anche il sottosegretario alla Difesa Bisagno. Dice Attilio Ruffini, presidente della commissione, democristiano: «Siamo venuti qui per affrontare un problema: quello della condizione di disagio del cittadino militare, allontanato da casa, in difficoltà nei rapporti con i commilitoni e con i superiori. E c'è da mettere in rilievo la si tuazine dei meridionali, che son quelli piti scardinati dal loro ambiente». Durante le quattro ore di visita alla caserma di Maniago. i parlamentari hanno anche ascoltato alcuni soldati • Certe cose ci hanno impressionati, ci siamo convinti della consistenza del problema. Un ragazzo ci ha detto: "Guardate, non mi mancano tanto la mia mamma, il mio papà, la fidanzata. Sono io che qui manco a me stesso"» Commenta Ruffini: «Non vi è dubbio che qualche giovane possa essere condotto anche a situazioni tragiche, se è particolarmente labile». Il tempo libero fuori dalla ca serma, ad esempio, può di' ventare per questi ragazzi un lungo vuoto. -Una specie di dramma. Quando arrivano le cinque del pomeriggio, un militare si mette in borghese ( poi non sa dove andare. Si sente come sperduto. Allora io domando: i cittadini non potrebbero far qualcosa?». Rivolgendosi ai sindaci riu niti nella sala consiliare di Pordenone, Ruffini dice: .Vorremmo vedervi impegnati nella ricerca di qualche soluzione. Perché, lo ripeto, abbiamo riscontrato che questi giovani hanno persino la sensazione di trovarsi in un qualche posto all'estero». Severo il giudizio del vicepresidente della Commissio ne Difesa della Camera, Arnaldo Barracetti, comunista: •La vita in caserma è dura, molto dura. E ne abbiamo avuto Una conferma. Dunque, bisogna intervenire su diversi piani, per fare in modo che le autorità militari si mettano al passo con i principii, con una disciplina che non sia autoritaria ma consapevole Barracetti ha parlato anche con gli amici di uno dei ragazzi che alla .Baldassarre» si sono tolta la vita. Un colloquio struggente. Il vicepresidente della commissione ribadisce che c'è bisogno di un collegamento più intenso, per abbattere la parete che ancora divide forze armate e società. «iVon si può continuare in una simile situazione, con un servizio militare che crea malcontenti e traumi, spersonalizza e può porta Srtclppsdp re anche a gesti estremi». I democristiani Rebulla e Santuz esprimono il loro parere con una nota. Prima di tutto 'Soddisfazione per la collaborazione e la disponibilità dimostrate da tutto il personale militare». Poi una precisazione: 'Non si trattava di svolgere alcuna inchiesta sui motivi e sulle cause dei dolorosi suicidi di questi ultimi tempi, ma di capire in quale modo lo Stato possa rendere il servizio militare più accettabile e più utile». Nelle dichiarazioni di Rebulla e Santuz c'è anche una polemica piuttosto aspra con i comunisti: «JVon è accettabile, come ha fatto il pei, voler utilizzare i suicidi per speculazioni politiche o per cercare capri espiatori. I problemi che anche il Parlamento dovrà affrontare, e che sono emersi, sono quelli della riforma del servizio di leva, della destinazione dei militari, del collegamento tra caserma e società civile, degli spazi culturali e ricreativi». La caserma «Baldassarre», a una trentina di chilometri da Pordenone, ospita 11 26° Battaglione Bersaglieri «Castelfidardo», il 20° Gruppo Piave, il Battaglione Logistico e la Compagnia Genio della Brigata Corazzata «Manin». Blocchi bianchi dietro un lungo muro di cemento sormontato dal filo spinato, tra i campi di mais. In fondo c'è Maniago: un grappolo di case, una piazza assolata con una grande fontana nel mezzo. Qui molti dei soldati della •Baldassarre», tra pizzerie, bar e l'unico cinema, trascinano le ore della libera uscita. Per la sosta pomeridiana, esce un gruppo di sottufficiali. S'infilano tutti nel bar di fronte alla caserma. Non sono molto disposti a parlare, sembra che anche per loro queste giornate pesino. La visita della commissione parlamentare è stata preceduta, lunedi, da quella del ministro della Difesa. Spadolini ha parlato anche di «nonnismo», di quella specie di gerarchia abusiva che i soldati «anziani», i «nonni» appunto, traducono in scherzi ruvidi e sopraffazione nei confronti di smarrite reclute. Uno dei sottufficiali sostiene che il «nonnismo» militare non è più quello di un tempo. • Qualche scherzo, tra i soldati, si. Ma via, non esageriamo: non è il caso di farne un dramma». Ma intanto una signora di Padova, madre di un ragazzo in servizio di leva in Friuli, propone di istituire a livello nazionale un comitato di genitori per sensibilizzare al controllo, da parte delle autorità militari, sul comportamento di quanti nella vita di caserma trovano occasione per il sopruso. Giuliano Marchesini