L'Antimafia non paga di Marcello Sorgi

L'Antimafia non paga Degli 11 membri della commissione regionale solo 5 sono stati rieletti all'Assemblea siciliana L'Antimafia non paga Il presidente Ganazzoli (psi): «Mi sono trovato tutti contro, a cominciare dai miei compagni» - Galasso (pei): «I giovani ti stringono la mano ma votano per chi promette posti» - La de: «I nostri li abbiamo sostenuti» DAL NOSTRO INVIATO PALERMO — .A poco a poco mi son trovato solo, con tutti contro, a cominciare dai miei stessi compagni di partito. Ho capito che la lotta alla mafia interessa, se va bene, una minorama. E a spese mie ho dovuto rendermi conto che non paga nemmeno sul piano elettorale: Stanco, deluso, sfiduciato, il presidente della Commissione regionale antimafia, 11 socialista Angelo QanazzoU, fa le valigie. E' uno dei «trombati» Illustri di queste elezioni. Ma non il solo a fare i conti con il tentativo difficile di trasferire nelle istituzioni l'impegno contro la criminalità organizzata che tutti i partiti, a parole. In Sicilia hanno preso. Degli undici componenti della commissione che Ganazzoli presiedeva nella passata legislatura solo cinque — tre de, un comunista e un missino — sono stati riconfermati dagli elettori. Gli altri non ce l'hanno fatta. Esclùsi anche il repubblicano Paolo Mezzapelle e il liberale Franco Taormina, non ripresentato il socialdemocratico Pasquale Lo Turco, 11 risultato più negativo è toccato al pel, che sul tema antimafia aveva incentrato tutta la sua campagna. Rimasto fuori il vicepresidente comunista della commissione Pietro Ammavuta, sono risultati primi dei non eletti l'Indipendente ex pretore Elio Risicato a Messina e l'ex membro del Consiglio superiore della magistratura Alfredo Galasso, uno degli uomini più esposti sul fronte antimafia, in corsa per la prima volta per l'Assemblea regionale. Cosi, a parte de e rasi, tutti i partiti hanno pagato un prezzo. Ma quale? Ganazzoli si sfoga: ili lavoro alla Regione è cominciato tardi, dopo tre anni e messo di legislatura andati come si sa. Alle riunioni della commissione c'erano sempre molti assenti, soprattutto democristiani. S'è fatto poco: gualche proposta di modifica, in senso migliorativo, alla legge La Torre. Un tentativo, bloccato dal veto compatto di maggioranza e opposizione, per rendere più trasparenti gli appalti. Alla fine non si è riusciti ad approvare neppure la reiasione finale. E questo stesso poco è stato impossibile metterlo in pratica, pubblicizzarlo, spiegarlo alla gente*. Le sorprese peggiori infatti sono arrivate in campagna elettorale. «ATi sarei aspettato — dice Ganazzoli — che dopo avermi affidato un incarico così delicato il partito in gualche modo mi sostenesse. Invece niente. Dalla testa di lista sono uscito sema spiegazioni. Quando ho chiesto di organizsare qualche manifestazione sul tema della lotta alla mafia, l'unico che si è dichiarato disposto a intervenire è stato il segretario regionale Natalino Amodeo. Abbiamo fatto stampare i manifesti, distribuiti gli inviti, preso in affitto una sala, ma davanti all'ingresso ho trovato una specie di baracca di un altro candidato socialista mio concorrente, che distribuiva gratuitamente vino pizze e arancini. Così la gente s'è fermata fuori a bere e a mangiare e in sala noti è entrato quasi nessuno'. «Afa io non mi sono arreso — aggiunge —, sono andato in giro per i paesi, ho cercato alleati. Però quando proponevo a un compagno di muoverci in tandem sulle preferenze, la risposta era sempre la stessa: "D'accordo, ma solo se tu sui volantini scrivi Deputato uscente e non Presidente dell'antimafia"-. Giorno dopo giorno, in pratica Ganazzoli s'è sentito mancare il terreno Por l'altro illustre escluso, il comunista Galasso, la delusione è stata ancora più cocente. Era arrivato alla campagna elettorale sull'onda di un impegno di cinque anni, prima nel Csm, poi con una serie di contatti con i magistrati più impegnati, partecipazione diretta a inchieste scottanti, viaggi in Usa. dibattiti, pubbliche iniziative. Poi. a Palermo, alle manifestazioni elle precedevano il voto ha trovato ad attender¬ lo, spesso, non più di cinquanta persone. Pure essendo all'Interno di un pacchetto ■bloccato» di preferenze, ha cominciato a preoccuparsi. Gli è arrivata all'orecchio perfino una battuta maliziosa che veniva dal ventre del partito: • Quello II — dicevano di lui — vuol fare la via giudiziaria al socialismo'. Quando lunedi sera ha appreso .che non era passato, Galasso si è chiuso nel silenzio. Solo a un amico, ha con- fidato: -Io non avevo smesso di sperare. Perché accanto all'indifferenza di tanti, sentivo l'incoraggiamento, quasi il tifo dei giovani. Pensavo alle manifestazioni degli studenti contro la mafia. Invece ho dovuto accorgermi che i ragazzi magari ti stringono la mano ma poi al momento del voto scelgono l'assessore che gli promette il posto. Palermo è una città vischiosa, indecifrabile: non so davvero come potrà ripartire un discorso sulla mafia'. Parole dure, queste dei «trombati., per partiti che, dopo la lunga stagione di sangue siciliana (assassinati, uno dopo l'altro, il presidente della Regione, il capo dell'opposizione, i magistrati che guidavano gli uffici Inquirenti, l'alto commissario mandato da Roma, i poliziotti più esposti, due giornalisti) si dichiarano antimafia, ma poi sono descritti dall'interno incerti, timorosi, forse perfino un po' omertosi. Come reagiscono le forze politiche? Per la de l'accusa è esagerata, «lvoi abbiamo le carte in regola — spiega il se¬ gretario regionale democristiano Calogero ManninD —. / nostri parlamentari della commissione sono stati tutti confermati, nel nostro programma per la prima volta tre pagine sono dedicate alla mafia. Quanto a Ganazzoli e a Galasso, il primo credo abbia pagato più le rivalità interne del suo partito che non l'impegno modesto nella commissione, e il secondo un certo gusto declamatorio che in pratica non porta a niente'. -La concorrenza interna nel psi c'è sempre stata — conferma Turi Lombardo, uno degli emergent. socialisti nco eletti alla Regione — e Ganazzoli non può far finta di non saperlo. Ognuno correva per sé, e ognuno ha fatto il suo discorso sulla mafia: anche con i referendum sulla giustizia, che sono slati molto sentiti. Né basta, per essere eletti, il titolo di ex presidente di una commissione'. Conclude Pietro Ammavuta. un altro escluso del pei, che non protesta: •Io ho partecipato a queste elezioni sapendo die non sarei stato eletto. Per Galasso ci dispiace, era un candidato di prestigio. Mi pare che abbia scontalo più die altro il calo del pei nelle grandi città. Non credo die il nostro elettorato penalizsi chi parla di mafia, e del resto lui non è il solo. Per noi è un impegno storico, che tutti, dentro e fuori il Parlamento, portiamo avanti-. Marcello Sorgi

Luoghi citati: Messina, Palermo, Roma, Sicilia, Usa