Campanello di giugno di Mario Deaglio
Campanello di giugno Regole nuove per l'economia Campanello di giugno Una singolare coincidenza ha fatto sì che nello stesso giorno venissero resi noti i dati preliminari sull'inflazione di giugno e i risultati delle elezioni regionali siciliane. I primi hanno mostrato l'arresto (speriamo solo temporaneo) della tendenza a un rapido rientro dall'inflazione, cominciato circa sei mesi fa, e possono rappresentare quindi la fine di una stagione congiunturale favorevole; i secondi costituivano l'ultimo importante appuntamento politico prima della pausa estiva e quindi la fine di una stagione particolarmente intensa della vita pubblica. L'occasione e propizia per fare il punto sull'economia italiana e per impostare nuove strategie, anche perché, dopo mesi turbinosi, è possibile valutare con maggiore esattezza gli effetti del cosiddetto «regalo» che l'economia italiana ha ricevuto dall'estero per l'effetto congiunto del petrolio a buon mercato e del dollaro meno caro. Dall'estero sono venute in dubbiamente cose buone. Soprattutto e scomparso nella nostra politica economica quel senso di affanno, di urgenza, quasi di drammaticità che ave va contrassegnato quasi tutte le decisioni italiane degli ulti mi tredici anni. La nostra sopravvivenza non è in gioco; il vincolo estero non ci sta più addosso in maniera cosi assillante da condizionare qualsiasi nostra decisione in materia economica. Il soffitto si è, per cosi dire, alzato e l'economia italiana può finalmente rimettersi in piedi. Il «regalo» del dollaro e del petrolio non è, però, un balsamo miracoloso bensì un farmaco con molte controindica zioni. Paghiamo il minor assillo dell'inflazione e dei conti con l'estero con una maggiore difficoltà a esportare nei Paesi dell'Opec e negli Stati Uniti Non va sottovalutato, poi, il deterioramento della situazione internazionale: nel primo trimestre di quest'anno la produzione giapponese e addirittura diminuita, il che non accadeva dai tempi della crisi petrolifera. L'estero, dunque, ci ha dato tutto ciò che ci poteva dare dall'evoluzione internazionale non arriverà più nulla che permetta di porre rimedio al nostro male principale, e cioè al deficit pubblico. Lo «zoccolo» della nostra inflazione, come i dati di giugno confermano, può abbassarsi ma non va in frantumi. E' proprio a questo punto che si inserisce la necessità di una nuova strategia economica, senza la quale l'azione di governo dell'economia finirebbe col perdere di significato. Siccome tale strategia dovrà essere incorporata nella nuova legge finanziaria, che sarà presentata per la fine di settembre. l'Italia ha di fronte a sé un'estate di riflessione per decidere come consolidare e migliorare i risultati sin qui conseguiti. Nel mettere a punto questa strategia bisogna evitare di essere vittime di un'illusione diffusa: che le anomalie italiane, le quali rendono il nostro Paese cosi diverso dai suoi partner», possano essere radicalmente curate con misure congiunturali. Un punto in meno nel tasso di interesse, un maggior rigore nel rispettare il «tetto» della spesa pubblica sono probabilmente elementi utili, ma al massimo ci permetteranno di tenere il passo con altri Paesi. E' necessario, in sostanza, agire sulle strutture. Il problema economico italiano si configura, cioè, come problema squisitamente istituzionale, senza nuove regole del gioco il deficit pubblico non potrà essere sostanzialmente ridotto e continuerà a frenare lo sviluppo del Paese per un arco di tempo che si mi¬ surerà in decenni. Che significa modificare le regole del gioco? Un esempio si può trarre abbastanza agevolmente da una delle maggiori voci della spesa pubblica, e ioc dalla sanità. Dovrebbe ormai essere evidente che non basta aumentare i «ticket» ma occorre una riorganizzazione in grado di ridurre il costo della salute. Questo si può fare solo conferendo ai responsabili degli enti sanitari autonomie e responsabilità di tipo manageriale e introducendo tra gli nti pubblici del settore alcune aree di concorrenza e alcuni incentivi all'efficienza. Discorsi analoghi, in cui la maggiore libertà d'azione si può tradurre in minori costi pubblici, oltreché in una migliore qualità dei .servizi prodotti, si possono fare per una vasta gamma di attività pubbliche, dalle università ai trasporti urbani, dai musei alle ferrovie, agli uffici del catasto. Senza un marcato movimento in questa direzione, secondo un programma che richiederà comunque tempi lunghi, le tendenze favorevoli si attenueranno e il differenziale con gli altri Paesi industrializzati tornerà a crescere. I dati dei prezzi di giugno sono un primo, modesto e ampiamente reversibile campanello d'allarme: la dinamica dell'inflazione; cosi come è migliorata rapidamente, potrebbe, altrettanto rapidamente, peggiorare. Mario Deaglio
Luoghi citati: Italia, Stati Uniti
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