L'ombra della mafia sul processo petroli di Beppe Minello

L'ombra della mafia sul processo petroli Depone Vissicchio, Fex colonnello che arrestò Liggio e liberò Rossi di Montelera L'ombra della mafia sul processo petroli TORINO — Ora spunta anche la mafia nel processo per le (rodi petrolifere con le quali, tra 11 '74 c il '79, sarebbero stati truffati trecento miliardi alle casse dello Stato. L'ombra dell'onorata società s'allunga nell'aula della 6* sezione del tribunale a mano a mano che procede l'interrogatorio di Giovanni Vissicchio, 63 anni, ex colonnello della Guardia di Finanza e, a suo tempo, uomo di punta degli investigatori delle Fiamme gialle. Fu lui a scoprire la prigione e a liberare Rossi di Montelera e a catturare Luciano Liggio nel 1975. Risultati che, a suo dire, invece degli onori gli procurarono il trasferimento e una lavata di capo del neocomandante Raffaele Giudice: «Lei è di sangue "caliente", mi diete, perché non fa II finanziere invece che il carabiniere?-. Claudicante, Vissicchio cerca sostegno, anche quando è seduto davanti al giudici, nel bastone. Balbetta e diventa incerto quando deve spiegare perché, all'inizio degli Anni 70, non andò a fondo in una ispezione che i suoi uomini stavano compiendo alla Bitumali: 'Dovevo rendere un favore a Vincenzo Gissi, mio compagno di corso-, poi congedatosi per entrare nelle file dei contrabbandieri. L'ex ufficiale cerca comprensione quando spiega perché, nel '76. trasferito a Marghera. non andò a Ispezionare la Costieri Alto Adriatico: -Gissi voleva che la facessi, ma per dimostrare che non c'era nulla: non l'ascoltai, avevo paura di mettermi in un gioco più grande di me-. Vissicchio china 11 capo quando spiega che Gissi -sapeva che prendevo soldi da altri piccoli petrolieri del Veneto (già processato a Treviso, è stato condannato a 4 anni e mezzo per corruzione e collusione, ndr) e temevo volesse svelare ogni cosa-. Ma l'ex Investigatore ridiventa sicuro e sereno quando racconta dei suol successi contro la mafia e dell'incredibile rimprovero rivoltogli dal generale Giudice. -Lavoravo praticamente alle dirette dipendenze della procura milanese e, in particolare, del giudice Turane. Delle mie indagini dicevo poco ai superiori — racconta Vissicchio —. Arrivammo a Liggio controllando nei catasti del Nord Italia tutti gli acquisti fatti da confinati provenienti dalla Sicilia. Localizzammo un gruppo di persone proprietarie di un'enoteca a Milano e intercettammo nelle loro telefonate il nome di Montelera. Di li risalimmo alla prigione e al rifugio di Liggio-. Secondo il racconto di Vissicchio, da quell'indagine, •estesa alla Svizzera-, emergevano già i nomi delle aziende legate alla mafia, -il livello cosiddetto dei "colletti bianchi" smascherato solo dieci anni dopo. Non continuammo il nostro lavoro perché quando Giudice, nemmeno un anno dopo, divenne comandante della Guardia di Finanza, io fui rimproverato perché, arrestando Liggio, avevo fatto fare una brutta figura ai carabinieri. Il generale Giudice, poi, di fronte ai risultati dell'indagine, disse al colonnello Florio che glieli mostrava: "Ma pensi ai tabacchi, queste sono cose che non c'interessano"-. •Sono convinto — ha detto Vissicchio — che la cattura di Liggio diede una bella spinta alla nomina di Giudice a comandante della Finanza. C'erano infatti un paio di candì dati e nell'ambiente politico si diceva che uno di questi era un generale di corpo d'armata di Palermo e palermitano di nascita (Giudice, appunto, nóT), molto amico di Lima, Gioia e Palmiotti-. Beppe Minello

Luoghi citati: Lima, Milano, Montelera, Nord Italia, Sicilia, Svizzera, Torino, Treviso, Veneto