Il Duomo di Orvieto non è grave

Il Duomo di Orvieto non è grave L'analisi del Politecnico di Torino esclude pericoli immediati Il Duomo di Orvieto non è grave Per salvare la splendida chiesa basteranno, secondo il computer, i lavori di consolidamento della rupe TORINO — Arriva da Torino e dal suo Politecnico un primo responso, scientificamente motivato, sul •male oscuro» che minaccia l'instabilità del Duomo di Orvieto. Lo splendido Tempio, uno dei gioielli d'arte medioevale, non è un malato grave, va tenuto sotto osservazione costante, ma è da escludere un rapido peggioramento. Le sue condizioni di salute miglioreranno se si interverrà con adeguate misure di consolidamento per bloccare frane e smottamenti nella rupe su cui poggia il secolare edificio. Questa la confortante conclusione cui è giunta un'equipe di docenti del dipartimento torinese Georisorse e Territorio, incaricata dalla Soprintendenza ai Beni ambientali, artistici e storici di Perugia di avviare uno studio sulle condizioni di stabilità della chiesa di Orvieto. Dice il prof. Gian Paolo Giani, docente di Fisica del suolo al Politecnico di Torino: •[/sondo una terminologia medica, possiamo dire che la cattedrale ha si la febbre ma in misura non preoccupante. Come un malato con una temperatura di 37,5 gradi-. Non è da ieri che la splendida chiesa, opera fra le più significative del romanicogotico in Italia, eretta a partire dal 1290 su una rupe, manifesta evidenti e preoccupanti segni di instabilità. Già alcuni anni dopo la costruzione delle tre navate e del transetto, cominciarono gli allarmi. Nel 1308, fu richiamato da Siena il famoso architetto Lorenzo Maitani per porre rimedio alla minaccia di movimenti e lesioni nelle strutture. Fenomeni di instabilità si verificarono ai primi del Seicento dopo il completamento della facciata (1590) e fu necessario fasciare con anelli di ferro, colonne e pilastri visibilmente lesionati. Altri interventi di consolidamento si susseguirono nell'Ottocento, senza tuttavia risolvere il problema di fondo. Le deformazioni nella cattedrale dipendono infatti dalla precarietà del sottosuolo della rupe, formato da materiale sabbioso e tufaceo. La balza rocciosa si sfalda, le lastre precipitano, i crolli negli ulti¬ mi anni si contano a decine. E il tempio ne risente, inevitabilmente. Alcuni vetrini posti nell'84 tra le fessure delle colonne si sono infranti. L'ennesima conferma che il rischio continua. Come intervenire per bloccare l'ulteriore degrado di questo impianto medioevale ritenuto fra i più omogenei d'Europa? Il problema è diventato d'Interesse nazionale e il Parlamento ha varato una legge speciale, alla fine degli Anni Settanta. I miliardi stanziati hanno consentito di avviare i lavori di consolidamento (tuttora in corso) della rupe, attraversata da una rete di fognature che risalgono ai tempi degli Etruschi. Ma la Sopritendenza ai beni ambientali di Perugia ha voluto saperne di più sul «rischio Orvieto» e s'è rivolta al Politecnico di Torino per avere risposte non generiche' a una serie di domande: fino a che punto la precarietà della rupe condiziona la stabilità del Duomo? E su quali parti della Chiesa è urgente intervenire per bloccare ulteriori lesioni? Di qui la proposta di convenzione fra i due enti (costo 120 milioni), accolta dal dipartimento diretto dal prof. Bruno Astori. Vi stanno lavorando 11 gruppo geomeccanico e topografico, in particolare i professori Stracotti, Giani, Del Greco e ring. Morino. Dopo un anno di studi, con prolungati sopralluoghi a Orvieto, misure topografiche e geomeccaniche, l'equipe di docenti e tecnici ha potuto dare le prime risposte che, come detto, si possono definire tranquilizzanti. Gli studiosi sono giunti a queste conclusioni dopo la predisposizione di un modello numerico elaborato su computer. Tutti i dati rilevati a Orvieto sulle sollecitazioni e deformazioni nelle colonne, nel muri di fondazione e nei terreni sui cui poggia la chiesa, sono stati riprodotti in laboratorio e analizzati, il Duomo è stato sezionato e trasformato in numeri. Su tale modello si sono riprodotte le condizioni geometriche e fisiche di cari' co che s'avvicinano a quelle reali. Risposta del computer dopo l'elaborazione della banca dati: 11 tempio non corre immediati pericoli. Sulle terapie consigliabili, l'equipe di ricercatori non s'è ancora pronunciata. Lo studio terminerà a fine anno, Ma è già importante sapere che lo splendido monumento medioevale con 1 preziosi mosaici e affreschi ha un impianto sano e robusto che fino ad ora lo ha preservato dall'usura del tempo e dalle negligenze dell'uomo. Purché le negligenze non continuino. Guido J. Paglia

Persone citate: Bruno Astori, Del Greco, Gian Paolo Giani, Lorenzo Maitani