Messico, un dramma annunciato di Gian Paolo Ormezzano

Messico, un dramma annunciato Con il Mundial finirà anche la tregua sociale: problemi e paure del grande malato del Centro America Messico, un dramma annunciato Gli esperti prevedono prezzi più alti e proteste dei terremotati - La borghesia arricchita dal petrolio dovrebbe affondare i colpi contro la burocrazia corrotta -1 fischi a Miguel de la Madrid nello stadio - «Frìcoles y non goles», ma nessuno vuole il secondo massacro di Tlatelolco DAL NOSTRO INVIATO CITTA' DEL MESSICO — Il 29 giugno finirà il 13" Campionato mondiale di calcio, il terzo Mundial da che — Argentina 1978 e poi Spagna 1982 e adesso Messico — la manifestazione ha avuto luogo in Paesi di lingua castigliana. Il giorno dopo, qui, dovrebbero accadere, secondo le previsioni, le minacce, i timori di un po' tutti, cose terribili: disordini, sommosse, uccisioni. Il Mundial appare infatti come l'ultimo tappo messo dal governo su quella bottiglia capovolta che è il Messico. Lo sport non ha mai avuto un simile riconoscimento della sua utilità sino a un certo momento e della sua Inutilità una volta che la funzione, 11 rito è esaurito. Moltissime sono sinora state le commistioni, ufficiali o segrete, vistose o nascoste, proclamate o mascherate, fra sport e situazioni politiche: dal 1972, anno dell'irruzione dei terroristi palestinesi nel villaggio olimpico di Monaco di Baviera, la campana di vetro dello sport è stata ufficialmente rotta, e ogni grande manifestazione ha avuto la sua chiara, diremmo ufficiale, connotazione politica comprovata dai fatti extrasportivi generati prima, durante e dopo il suo svolgimento. Ma questa volta siamo addirittura al .dopo.: la fine del Mundial è attesa da tutto il Paese come la fine di una tregua. Viene, in un certo modo, ripristinata la funzione antica, olimpica dello sport: quella di far cessare le guerre nel periodo dei suoi Giochi. Però questo olimpismo del Duemila, nonché di seconda mano, è esclusivamente messicano, di uso interno. Ma che cosa accadrà? Il 1° luglio, o qualche giorno dopo per lasciare una Intercapedine di più di ventiquattro ore tra la fine della festa e l'inizio del dramma annunciato, verranno aumentati i prezzi di molti prodotti .vitali., dalla tortilla in su. Verranno aumentati i prezzi dei servizi pubblici, fermi ora a cifre ridicole (la splendida metropolitana di Città del Messico permette con la spesa di un peso, neanche tre lire, di an- dare su e giù per una ventina di ore al giorno, e funziona come un gigantesco pulitissimo albergo diurno per milioni di persone). Aumenterà la benzina, ora a neanche 250 lire il litro. Non verrà alzato 11 salario minimo giornaliero, salito il 1° giugno a circa 6000 lire, sulla base peraltro di un rapporto fra peso e dollaro che una decina di giorni dopo è bruscamente saltato, quando in un giorno si è passati dai 530 ai 740 pesos necessari per acquistare un dollaro, con successivo allineamento ufficiale ed anche reale a quota 600, ma con l'inasprimento del pronostico che prevede la quotazione, a fine anno, ben sopra 1 1000 pesos per il biglietto con la faccia di Washington. L'esplosione del malcontento popolare a quel punto sarà inevitabile. E il governo non potrà più chiedere tranquillità e sacrifici e silenzi in nome dello spettacolo mondiale tele visto, da tutto il mondo, in nome del prestigio nazionale e del turismo. L'Intensità con cui 11 popolo messicano, specie nella capitale (ma sono, fra la Ciudad e Neza e i clandestini e i pendolari, venticinque milioni di persone, poco meno di un terzo della popolazione di tutto il Paese), ha vissuto la festa sportiva è apparsa anche un rito, quasi disperato, di consumazione Immediata della festa stessa. I fischi corali al presidente della Repubblica, Miguel de la Madrid, nella cerimonia di apertura, sono stati un «segnale», e da parte di un ceto medio importante, quello che comunque si è potuto pagare i biglietti, venduti a quel tempo ancora in blocco, un milione di nostre lire per le tredici partite nei due stadi della capitale. Come a dire: ti fischiamo, non ne possiamo più, da questo momento fac- ciamo festa di calcio, poi si ricomincia con i fischi e con altro. Il fatto che a fischiare siano stati 1 messicani .in soldi., quel 31 maggio, è ritenuto importante. Sono fallite tutte le manifestazioni, previste o addirittura annunciate, dei poveri, ancorate al Mundial: e su tutte quella dei .damnificados», i terremotati del 19 settembre 1985, ancora senza casa e soprattutto senza speranze. C'è chi dice che per il governo questo è un brutto affare, molto più semplice stroncare con polizia e esercito una manifestazione di po¬ veri che «cancellare, i fischi dei ricchi, e le loro conseguenze. Sta nascendo una sorta di alleanza fra la borghesia vicina alla povertà e i miserabili .coscienti, della Valle di Messico, 11 bacino della .Ciudad capital, e di Neza (altri miserabili non sanno di esserlo, l'apatia dei dodici milioni di Indios, sparsi in cinquantasei etnie, e di altrettanti milioni di campesinos sottoalimentati non preoccupa il governo, il regime, il sistema, insomma il Pri, «partido revolucionario instituclonal», che detiene il potere dal 1929, oltre mezzo secolo). La spesa per essere quel giorno allo stadio era pesante, ma è stata affrontata anche e soprattutto per fischiare 11 Presidente. E hanno emesso 1 loro fischi — proclamandolo poi nei giorni successivi, esibendo la protesta, portandola come un fiore all'occhiello — anche gli industriali, stanchi di una corruzione che porta funzionari pubblici a guadagnare milioni di pesos con tangenti facili, obbligatorie, e che ha svenato il Paese, togliendo alle industrie una enorme categoria di acquirenti dei loro prodotti, appunto i borghesi. Dopo anni di complicità con il governo, gli industriali ora hanno rotto i ponti, la rapacità della burocrazia li ha stancati, la dissoluzione di una enorme categoria di compratori li preoccupa. Ci sono pagine intere di grandi giornali, governativi, che ospitano a pagamento proteste, addirittura individuali, di uomini celebri, importanti, contro la corruzione di chi ha il potere, la .mentirà, (la bugia sistematica) della vita pubblica messicana. Gli Stati Uniti mandano segnali: accuse al governatore di Sonora per traffico di droga, accuse al Pri di sistematici brogli elettorali, Invito addirittura a studiare la creazione di uno Stato cuscinetto, con la zona di Sonora e la Bassa California, per disciplinare il flusso della migrazione messicana — si parla ormai di 16 milioni di persone — e intanto «taiwanizzare» tutta una popolazione, impegnandola con un'industria piccola, casalinga, di tipo appunto orientale, utilissima per gli Usa in generale e per il messicano .spicciolo». E gli Stati Uniti appoggiano il Pan, .partido de acción nacional», non più marionetta del Pri, e ora evolutosi in organizzazione moralistica di destra, legata ai militari e con un nome, .pane-, che piace ai poveri. La festa del calcio non viene usata per alcuna protesta, né pare che ci siano stati pesanti Interventi preventivi, magari scatenati dopo una manifestazione in maggio a Neza, quando i paria di quella baraccopoli provarono a chiedere «fricoles y non goles», fagioli e non gol. No, la festa è proprio festa, Miguel de la Madrid torna allo stadio per le partite del Messico e si unisce al coro dei tifosi messicani. Il rinvio del dramma è accettato da tutti. Nessuno vuole un'altra Tlatelolco nel nome della pace sportiva. I) 2 ottobre 1968, a dieci giorni dall'inaugurazione della prima Olimpiade affidata ad un Paese del Terzo Mondo, nel quartiere della capitale famoso per il monumento alle tre culture (azteca, spagnola e moderna) del Messico, trentotto studenti secondo le cifre governative, trecento secondo il conteggio disperato di tante famiglie, vennero uccisi mentre manifestavano contro l'intervento della polizia contro il Messico tutto. Soldati poveri spararono sui figli dei ricchi: era o non era il Messico il Paese della rivoluzione popolare permanente, gestita dal Pri in nome di tutti? Nessun bisogno di fare una rivoluzione speciale: la stessa borghesia, ed anche la Chiesa, qui neanche parente di altre impegnate Chiese dell'America Latina, finirono per condannare le .pecore nere-, quegli studenti che avevano già molto e volevano troppo. E che — ecco il pretesto — intendevano disturbare la prevista festa olimpica, o peggio ancora sfruttarla come vetrina delle loro istanze. Tlatelolco viene ricordata ogni anno, e per il governo .funziona, ancora. Però i padri degli studenti di allora erano borghesi ricchi, sapevano di un possibile prossimo boom delle ricerche petrolifere, avevano nei loro omologhi e anche in tanti altri messicani meno abbienti una buona massa di acquirenti dei loro prodotti, e francamente non capivano quei ragazzi che avevano già concretamente tutto, e chiedevano vaghe libertà. Adesso il petrolio effettivamente trovato è diventato inflazione e corruzione, con quello che forse è stato il più allucinante esperimento di chimica economica in tutta la storia dell'oro nero. I morti del dopo-Mundial •conteranno» casomai fra due anni, quando sarà eletto il nuovo Presidente e le elezioni verranno magari controllate internazionalmente, e forse il Messico conoscerà una esperienza .filippina». La disamina della situazione e dei problemi del Messico è comunque difficile, complessa, contorta, e non appartiene certamente al mondo dello sport, che pure nei giorni di Tlatelolco venne chiamato a vedere, a giudicare. Però questo stesso mondo dello sport deve rendersi conto di una sua nuova funzione, di una sua nuova importanza politica. Altrimenti il Mun dial sarà stato soltanto, per molti, per troppi, un evento televisivo, una telenovela messicana in cinquantadue puntate, una per partita. Gian Paolo Ormezzano Città del Messico. Carri armati schierati dinanzi allo stadio A/teca: il governo teme disordini nella fase finale del Mundial