Ma la zuffa continua di Gianfranco Piazzesi
Ma la zuffa continua Ma la zuffa continua 1 socialisti avevano impostato per le elezioni siciliane una strategia di attacco. Con l'autorevole avallo del presidente del Consiglio avevano rivendicato un cambio di indirizzo nel governo dell'isola e richiesto, come segnale di rinnovamento, la presidenza della Regione per un loro rappresentante. Craxi in persona aveva domandato agli elettori suffragi sufficienti a consentire un radicale spostamento di forze dentro il pentapartito. Ma il psi ha guadagnato un due per cento scarso rispetto alle regionali dell'81 ed e leggermente arretrato rispetto alle provinciali dell'anno scorso. Invece la de si e attestata nel 38 per cento, già raggiunto nel 1985. I laici hanno migliorato le loro posizioni, i comunisti hanno evitato il crollo, ma tengono con una certa difficoltà, e stentano a recuperare. L'offensiva del psi è dunque fallita: uno scarso due per cento non può mai essere gabellato come una vittoria. Ma i siciliani, dopo aver fatto chiaramente capire che l'altenanza al governo della Regione non li entusiasma, hanno fatto anche sapere che la sopravvivenza del pentapartito, nonostante l'elevatissimo tasso di litigiosità, e ancora vista come il male minore. Con apprezzabile prontezza di riflessi. De Mita è stato pronto a prenderne atto. Già aveva fatto il viso delle armi alla richiesta del psi durante la campagna elettorale, quando l'esito del voto era quanto mai incerto. Ma già oggi, in una nota da lui ispirata, il quotidiano della de sosterrà che la richiesta socialista non è più proponibile, e che del resto è stata sconfessata dagli elettori. L'osservazione è difficilmente confutabile, e tutto lascia credere che i socialisti finiranno per prenderne atto. Entro poche settimane il governo della Sicilia dovrebbe essere affidato a un «nuovo» pentapartito, a conduzione de. Speriamo che si sappia esprimere un governo più concorde e incisivo rispetto a quelli che si sono succeduti negli ultimi anni. Se a Palermo erano i socialisti a reclamare la presidenza della Regione, a Roma sono i democristiani a rivendicare l'alternanza a Palazzo Chigi, concedendo a Craxi di restarvi soltanto per altri sei mesi, fino al varo della prossima legge finanziaria. Come tutti sanno. Craxi finora non ha mai accettato una richiesta formulata in questi termini, da lui considerata come una intimazione di sfratto e ha sostenuto a più riprese che se la de avesse continuato a insistere su questo tasto la decisione sarebbe spettata agli elettori. Che cosa accadrà dopo questo voto? L'invito alla stabilità, rivolto dagli elettori siciliani, è stato accettato dalla de per Palermo, non per Roma. Anzi De Mita ha ironizzato sui protagonismi che non portano voti e ha scritto che gli elettori non intendono «in alcun modo privilegiare il parlilo che, pur non avendo la maggioranza, detiene e usa il massimo del potere in Italia». Come si vede, lo scontro continua. Però si intravedono, fin da ora. alcuni segnali di novità. Se Craxi aveva percorso in lungo e largo tutta la Sicilia, non lo aveva fatto solo per la presidenza della Regione. Craxi puntava a uno sfondamento elettorale, che gli avrebbe consentito di sostenere la prova di forza con la de con maggiore energia. Invece gli è andata male; sotto questo aspetto la mancata vittoria è per lui una battaglia persa. Ora è De Mita che si sta facendo più baldanzoso. La stabilità resta ancora precaria: per ora il cielo non si è affatto rasserenato. E' mutata solo la direzione del vento. Il governo continuerà a vivacchiare, ma per quanto tempo? A Roma la stabilità richiesta dagli elettori siciliani è ancora difficile da concretare. Per il momento si può dire soltanto che, dopo il voto di ieri. Craxi affronterebbe le eventuali elezioni politiche anticipate con minore baldanza e De Mita con minore paura. Gianfranco Piazzesi
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