Scatta tra 10 giorni la tassa sui cereali

Scafici fra IO giorni la tassa sui cereali Per contenere le eccedenze (escluso solo il riso) Scafici fra IO giorni la tassa sui cereali Tra una settimana scatta la tassa sui cereali decisa dalla Cee per contenere le eccedenze. Dal 1° luglio, su grano tenero e duro, mais, orzo, segale, avena sarà imposta una tassa del 3%, pari a 827,9 lire 11 quintale. L'imposta verrà pagata dal produttore, perché obiettivo della Comunità è indurre gli agricoltori a produrre meno cereali (ad eccezione del riso, che appunto non paga nessuna tassa); anche se la riscossione avverrà al momento della trasformazione del cereale (mulino), a meno che il cereale in questione sia inviato all'intervento o sia esportato. Vi sono però alcune eccezioni: ad esempio 1 «piccoli produttori» avranno diritto al rimborso della tassa (per quest'anno, e solo per l'Italia, i piccoli produttori saranno esentati). Sarà ogni Stato membro a stabilire chi rientra in questa categoria, nell'ambito di alcune norme generali stabilite dalla Commissione Cee, ma non ancora emanate. Si attende in questi giorni un decreto del ministero dell'Agricoltura che dovrà appunto definire chi può considerarsi «piccolo produttore» e le modalità di applicazione del provvedimento. Quest'anno l'esenzione per l'Italia dovrebbe avere un valore complessivo di 26 milioni di ecu, pari a 40 miliardi di lire. Di questo scottante argomento si è parlato in due assise, la scorsa settimana: un convegno, a Torino, della Confagricoltura piemontese sulla politica agricola comune e l'assemblea, a Roma, dell'Assalzoo (produttori di mangimi). U presidente dell'Assalzoo, Francesco Ferrari, ha ricordato che la Cee è ricorsa alla tassa di corresponsabilità sul cereali dopo aver constatato l'inefficacia di altri sistemi per contenere la produzione: nell'intera Comunità 1500 milioni di quintali, su una superficie di quasi 40 milioni di ettari (di cui 190 milioni prodotti in Italia su 4 milioni 625 mila ettari). Ferrari ha protestato perché, a pochi giorni dall'entrata in vigore della tassa, non si sa ancora attraverso quali meccanismi essa verrà applicata. Ed ha aggiunto che invece di porre un nuovo balzello bisognerebbe eliminare «la causa principale delle eccedenze produttive di cereali, cioè i cosiddetti sostitutivi dei cereali, come la manioca, che vanno ad alimentare gli allevamenti del l'Europa del Nord, con evidente svantaggio per gli allevatori europei meridionali e italiani in particolare-. Comunque, ha aggiunto Ferrari, «li regime della tassa di corresponsabilità costituisce un grave elemento di incertezza, quindi motivo di preoccupazione sulla possibilità che anche per l'industria mangimistica si concretizzino le favorevoli prospettive che la congiuntura economica generale del nostro Paese fa intravedere-. Un altro elemento di preoccupazione per l'agricoltura italiana è un'altra tassa comunitaria, sempre per ridurre ' le eccedenze: quella sul latte. Infatti lo scorso anno gli allevatori italiani hanno prodotto meno di 110 milioni di quintali di latte, cioè con un modestissimo aumento rispetto al 1984, solo lo 0,7% in più rispetto a incrementi medi annui dell'1,5% nei cinque anni precedenti. « Ciò dimostra — ha detto Ferrari — come il regime delle quote riesca a deprimere le produzioni anche in un Paese deficitario di latte come il nostro, tributario dell'estero in latte e pro¬ dotti caseari per un ammontare che, espresso in equivalente latte, supera i 70 milioni di quintali annui-. Anche al convegno di Torino si è parlato delle eccedenze comunitarie e degli effetti sull'agricoltura italiana. Lo ha fatto 11 direttore della Confagricoltura piemontese. Bruno Pusterla. il quale ha ricordato che con le quote di produzione e la generalizzazione della corresponsabilità dei produttori, «si è aperto un capitolo del tutto nuovo per la pac (politica agricola comune): la fine della garanzia illimitata delle produzioni e una tendenza a rinazionalizzare la politica agraria, con prevedibile grave danno per l'agricoltura italiana-. Questo perchè — ha spiegato Pusterla — abbiamo meno mezzi degli altri Paesi, «meno volontà politica di favorire l'affermazione di una agricoltura imprenditoriale, un decentramento regionale che consente trattamenti diversi agli agricoltori anche nell'ambito degli stessi settori produttivi e una burocrazia meno efficiente di quella dei Paesi nordeuropei.. Livlo Burato

Persone citate: Bruno Pusterla, Burato, Francesco Ferrari, Pusterla

Luoghi citati: Europa Del Nord, Italia, Roma, Torino