Chi ricorda Lèon Blum?
Chi ricorda Leon Blum? Chi ricorda Leon Blum? MASSIMO L. SALVADOR! Pare proprio che l'avvento al potere in Francia di Leon Blum cinquantanni fa, a capo di un governo di Fronte popolare, stia passando nella disattenzione quasi generale. E poiché il modo in cui vengono coltivate le memorie storiche è una spia fondamentale del modo di sentire i problemi del^prescnte, bisogna chiedersi quale possa esserne il significato. E soprattutto è da chiedersi perché le sinistre europee non diano cenno di reale interesse alla formazione di quel governo Blum, che unì radicali, socialisti e comunisti (questi ultimi in effetti appoggiarono il governo ma non vi parteciparono) e rappresenta un capitolo centrale della loro storia. Che nel paese in cui Blum andò al governo, socialisti e comunisti, reduci da una coalizione finita male dopo tanto entusiasmo iniziale, non abbiano gran voglia di ricordare un'altra «grande sinistra» anch'essa cominciata in stato di esaltazione (Blum evocò le date del 1789, 1848, 1870, le quali avevano segnato la caduta di «antichi regimi» e aperto la strada a storiche svolte) e tramontata nella delusione, si può capire, anche se non giustificare. Ma ci si sarebbe aspettato che da noi, dove gli anniversari memorabili di solito trovano una costante attenzione, e dove in particolare la sinistra è usa procedere nel suo cammino con copioso ricorso alla riflessione sul passato, la nascita, lo sviluppo e la morte del governo Blum fossero accolte con adeguato interesse. Il che non sembra. Ceno, per chi cerca, con intenti celebrativi, il conforto di avvenimenti incoraggian¬ ti, la vita del governo Blum, che durò dal giugno 1936 al giugno 1937, è uno specchio di cose nell'insieme inquietanti. Basti pensare che la grande coalizione — sorta per strappare lo Stato al dominio delle oligarchie finanziarie e industriali, battere le destre filofasciste e autoritarie, difendere la pace, dare una nuova dignità ai lavoratori, dare insomma alla Francia una coesione interna spostata a sinistra — fallì in tutti i suoi obiettivi fondamentali. L'unica grande conquista, e cioè l'attuazione di una legislazione sociale importante ma rutt'aitto che rivoluzionaria, contribuì a spaccare il paese e indusse a denunciare Blum da un lato come un «ebreo» che consegnava la nazione ai bolscevichi e dall'altro come un «socialdemocratico» tiepido e rinunciatario. E sul fronte internazionale, Blum, osteggiato in primo luogo dai conservatori inglesi, non potè recare alcun serio aiuto alla Spagna repubblicana piombata nella guerra civile. Dopo la caduta del capo socialista, la Francia scivolò verso una debolezza che la minò fino alla disfatta del 1940 e alla formazione del regime collaborazionista di Pétain. Oggi non vi sono ovviamente in vista Fronti popolari tipo 1936. L'acqua passata sotto i ponti della storia è davvero tanta. Ma la riflessione sulla storia insegna assai più in virtù delle differenze che delle superficiali analogie. Stabilite le differenze e le distinzioni nei modi dovuti, certe situazioni storiche possono «insegnare» in quanto esperienze non contingenti. In questo senso, credo che la sostanziale sordità verso il 1936 francese sia, nelle sinistre, il segno di un pigio imbarazzo.
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