le opinioni del sabato

Notizie dagli esami r le opinioni Notizie dagli esami TRISTANO BOLELLI Ci risiamo, c l'interesse a me pare eccessivo, soprattutto se lo confrontiamo con l'incapacità degli uomini politici di dare ai giovani un esame più serio e più valido, con le notizie televisive e giornalistiche, sulle prove di maturità. Siamo arrivaci al punto che alcuni grandi nomi della cultura nazionale (bontà loro) hanno proposto e svolto su un grande quotidiano componimenti di italiano su argomenti che a loro parevano eccellenti, di attualità, naturalmente, su Cernobil, su Pirandello e — immancabilmente — sul quarantennale della nostra Repubblica. Naturalmente — ed è stato tutto sommato molto giusto — i temi ministeriali sono stati diversi. Di qui le accorate notizie: i temi assegnati non corrispondono alle aspettative della vigilia, come se i temi debbano corrispondere alle intenzioni di chi si presenta alla maturità. Qualche verità, tuttavia, viene fuori dai commenti. Se è vero che molti giovani hanno giudicato i temi proposti facili a una prima lettura ma difficili da svolgere, aedo che abbiano fatto una critica sagace. Ricordo che quel grande critico letterario che fu Attilio Momigliano diceva che i temi dovevano essere proposti in forma semplice perché è il modo di svolgimento ciò che conta per valutare la preparazione di un candidato. Per lui l'alunno non doveva perdere la testa a interpretare parole difficili o significati reconditi ma doveva essere messo in condizione di scrivere su un argomento chiaro e di ampio orizzonte; e quell'anno propose il tema: «La prima ottava dell'Orlando Furioso in relazione con l'argomento del poema». Mi par di vedere le facce degli alunni di oggi e anche quelle degli esaminatori di fronte a un tema come quello. Allora i classici si leggevano e nessuno dei candidati poteva dire di essere a corto di argomenti. Si trattava di scrivere nel modo più corretto possibile perché la materia esisteva e non lasciava dubbi. Ecco perché il primo dei temi proposti a tutti quest'anno, quello riguardante la parola scritta rispetto alla pluralità delle fórme espressive del nostro tempo, avrebbe guadagnato in chiarezza se non fosse stato proposto in forma interrogativa per sapere attraverso quali esperienze si è imparato ad apprezzare la parola scritta, acquistando il gusto della lettura e raggiungendo la comprensione dell'opera letteraria. Insomma, se si fosse detto che la parola scritta oggi è insidiata dai mezzi di comunicazione di massa e dal linguaggio dei calcolatori l'alunno si sarebbe trovato più a suo agio. Dire che attraverso un romanzo sceneggiato si è portati a leggere l'opera rni pare pretendere troppo. Non si deve dimenticare l'appello degli scienziati americani in favore degli studi umanistici perché sono pochi i giovani che sappiano esprimere se stessi in un linguaggio decente. Il secondo tema è discutibile. E' vero che la poesia del nostro secolo è essenzialmente lirica e che poco indulge al «narrativo»? Sarà, ma a me pare che si potrebbe sostenere il contrario per molti e molti poeti. Il terzo, su accentramento e decentramento nella valutazione della destra storica, va al di là delle nozioni dei ragazzi che si presentano oggi alla maturità. Ma forse qualcuno dirà che queste mie considerazioni sono quelle di uno che la maturità l'ha sostenuta — da privatista, si noti — molto tempo fa e non costituisce un valido precedente. Il che non esclude, tuttavia, la sicura consapevolezza che di giovani di valore ce ne sono tanti: e sono loro che spesso impongono agli insegnanti un rigore che alla fine degli Anni Sessanta e in quelli Settanta era andato, purtroppo, del rutto perduto. Tanto è vero che l'ignoranza non ha mai pagato.

Persone citate: Attilio Momigliano, Pirandello