Le debolezze dei giganti di Arrigo Levi

Le debolezze dei giganti Perché il dialogo Usa-Urss Le debolezze dei giganti Tra Mosca c Washington, dopo un periodo di tensione culminato nella denuncia americana del trattato Salt-2, sembra delincarsi una svolta positiva, determinata dalle nuove proposte sovietiche per la riduzione degli armamenti nucleari e convenzionali e dai giudizi positivi che ne ha dato lo stesso Reagan. Perché questa svolta? L'opinione dei portavoce della Casa Bianca è che essa è il frutto della forza americana c della debolezza sovietica. La realtà è più complessa, ma questo non è forse un male. Ridotta all'essenziale, la tesi degli americani è che Gorbaciov, assillato da gravi problemi economici e da forti resistenze politiche ai suoi piani di (■riforma radicale», sia obbligato ad andare incontro a Reagan, e addirittura a piegarsi ai suoi ultimatum, perché non è in grado di affrontare una nuova corsa agli armamenti, senza limitazioni. Per questo Mosca avrebbe «incassato» la denuncia reaganiana del Salt-2 e avrebbe reagito presentando per la prima volta proposte «serie» di riduzione degli armamenti. Quest'analisi ha molti elementi di verità; ma non sembra tutta la verità. E' innegabi le che ci sono punti deboli nel la posizione sovietica; ma ce ne sono anche in quella americana, e questo può forse accrescere, e non ridurre, le possibilità di intesa. Le debolezze di Gorbaciov sono davanti agli occhi di tutti. Negli anni di Breznev l'Unione Sovietica, lungi dal realizzare il sogno krusceviano di «raggiungere e superare l'America», è stata raggiunta e si sta facendo superare dal Giappone; da seconda che era, sta diventando la terza potenza economica del mondo. Nei suoi ultimi discorri Gorbaciov dà apertamente colpa allo stesso partito di questa crisi nello sviluppo di un Paese che ha il rapporto più favorevole al mondo tra popolazione, territorio e risorse. C'è una dura lotta in corso tra i fautori del rinnovamento, che si sono impadroniti con Gorbaciov dei vertici del potere, e il gran corpo inerte del partito, trincerato nei suoi privilegi, sclerotizzato e burocra lizzato. E non stupisce quindi che Gorbaciov, impegnato in questa storica battaglia, non abbia voglia d'impegnarsi in una gara militare con l'America; anche perché, per poterla affrontare, egli dovrebbe fare ricorso a una retorica ideologi co-patriottica che frenerebbe lo sforzo di rinnovamento che ha intrapreso. Dunque, le debolezze di Gorbaciov sono reali. Ma anche Reagan è meno forte di quanto sembra. E' vero che in una gara agli armamenti scatenata dalla denuncia dei trattati l'America, con un'economia doppia di quella sovietica e una schiacciante superiorità scientifica e tecnologica, sarebbe, nei tempi lunghi, in netto vantaggio. Ma nei tempi brevi e medi il vantaggio sarebbe dalla parte dell'Unione Sovietica, che potrebbe facilmente accrescere, nei prossimi due o tre anni, la propria superiorità sugli Stati Uniti nel campo delle armi offensive. Quanto ai tempi lunghi, essi sono per definizione anche tempi incerti La Strategie Defense Initiativ di Reagan ha incontrato gravi difficoltà tecnologiche e finanziarie; e queste ultime cresce ranno, per l'impegno del Con gresso a riportare il bilancio in pareggio. Inoltre, non soltanto l'Europa, ma anche l'America non dà affatto l'impressione di essere ansiosa d'affrontare una nuova guerra fredda. Anzi, le masse americane sembrano aver voglia di distensione, questo umore si riflette al Congresso, avvantaggiando democratici. Proprio sull'Srfi l'Ammini strazione appare inoltre divisa Sono anzi i «falchi» (Weinberger. Perle), ossia i principal sostenitori del progetto, a di chi ararsi oggi favorevoli a una versione riduttiva deìì'Sdi, che limiti le funzioni dei progettai stamgbpzenpts sistemi antimissilistici alla protezione delle basi di lancio americane. Questa concezione, molto lontana dall'utopia reaganiana della protezione globale del territorio, è meno naccettabile ai russi; ma si presta anche a più facili obiezioni. Infatti, l'obiettivo, che essa si propone, di garantire equilibrio strategico, l'invulnerabilità dei sistemi di lancio la stabilità della dissuasione, potrebbe anche essere raggiunto, e a costi forse molto minori, con accordi che taglino drasticamente gli armamenti offensivi: cosa a cui i sovietici sembrano ora disposti. Ragioni complesse giuncano insomma a favore di un accordo che non impedisca la continuazione delle ricerche sui sistemi difensivi, potenzialmente importante per il futuro, ma che intanto consolidi, a livelli assai più bassi, gli equilibri attuali. Le ultime proposte sovietiche vanno in questa direzione. Il complesso quadro politico descritto, con le sue luci e ombre, può spiegare la svolta in atto, e accrescere le speranze che essa non si riveli illusoria. Arrigo Levi (A pagina cinque, -Reagan ottimista: vicini i primi sì di Gorbaciov. di Ennio Carette).