Cresce il « rischio export» in ballo 13 mila miliardi

Cresce il « rischio export» in ballo 13 mila miliardi CONTROCHOC PETROLIFERO / Il «made in Italy» fa i conti Cresce il « rischio export» in ballo 13 mila miliardi Algeria, Libia, Iraq e Nigeria i paesi più esposti ROMA — L'allarme non è scattato solo perché l'emergenza è ormai pane quotidiano. Ma gli effetti negativi del controshock petrolifero cominciano a farsi sentire e a preoccupare il governo. Finora sono stati enfatizzati 1 benefici della riduzione della bolletta energetica, mentre un terremoto silenzioso sta mettendo a dura prova 1 rapporti finanziari tra Italia e Paesi produttori. Si infittiscono le riunioni tra gli esperti del ministero del Commercio con l'estero e i colleghi degli Esteri per tenere sotto controllo la situazione. Ma non è facile. Se di colpo l'Algeria, l'Irak, l'Iran, l'Egitto, la Libia e la Nigeria, che nell'ordine sono i Paesi più esposti come quantità di debiti, non onorassero gli impegni assunti in questi anni, l'Italia dovrebbe risarcire le proprie imprese per una cifra superiore ai 13.000 miliardi di lire. Il pericolo Incombe: da qualche mese alcuni Paesi non pagano e il tracciato finanziario con l'Italia è praticamente saltato. Che la situazione fosse davvero grave se ne è reso conto il ministro Capria quando sulla sua scrivania è arrivato un documento estremamente riservato elaborato dai tecnici del suo ministero. n pellegrinaggio dei ministri e degli imprenditori occidentali nelle cattedrali dei petrodollari è un ricordo e i panfili degli sceicchi ancorati sulla Costa Azzurra rischiano di trasformarsi In monumenti ai caduti. Nell'appunto si afferma che è diventato pra- TUTTI I DEBITI DEL MONDO (la mappa dei paesi più indebitati) ticamente impossibile per i Paesi in via di sviluppo far fronte ai creditori, anche ovviamente per quelli ricchi di risorse naturali e che negli anni Settanta avevano accarezzato il sogno di uno sviluppo economico. Nel documento si cita l'esemplo del Brasile, il cui debito con l'estero ammonta a 100 miliardi di dollari, e del Messico, 80 miliardi. La situazione complessiva è drammatica: i debiti dei Paesi in via di sviluppo sfiorano i 900 miliardi sui quali vengono composti 140 miliardi di dollari di dell'80 per cento 1 suol Introiti dagli idrocarburi e ancora meno avrà a disposizione quando avrà rlnegoziato con l'Eni (le trattative sono in corso), con la Oaz de France e con la belga Ditigas, il prezzo delle forniture di gas. La Sace, la società pubblica che assicura i crediti all'esportazione, ha aggiornato 11 numero del Paesi «a rischio» 0 sorvegliati speciali. L'Iran non è presente nella lista nera per il semplice motivo che nessuna impresa si avventura in nuove iniziative; l'Irak è stato inserito nei giorni scorsi nella categoria •pausa di riflessione» dove si trovava già la Libia. Un messaggio esplicito alle Imprese : da questo momento la Sace non risponde più di ulteriori crediti, anche se ciò non esclude che in futuro, qualora il clima economico o politico, nel caso di Tripoli, dovesse rasserenarsi, la cooperazione possa riprendere regolarmente. Per altri Paesi, infatti, la Sace prevede la parola «sospeso», il rischio più elevato: tra questi l'Afghanistan, il Ciad, la Polonia, la Romania. Che cosa accadrà adesso? Fallito per il crollo del prezzi spot il tentativo di farsi pagare 1 debiti con quantità di petrolio vendute sul mercato libero, si potrebbe tentare la via , già nella Imminente trattativa con l'Irak, del •countertrade*, una sorta di baratto di altre materie prime o di prodotti semilavorati. 1 contraccolpi del controshock imporranno, probabilmente, soluzioni inesplorate. Eugenio Palmieri interessi all'anno. Si sta manifestando un pel legrinaggio alla rovescia. Entro la fine del mese sarà a Roma una delegazione irachena per ricontrattare l de. biti con l'Italia poiché Baghdad non è praticamente In grado di cancellare, sia pure con gradualità i 700 miliardi che deve versare nelle casse delle imprese italiane. L'Iran solo per il porto di Bandar Abbas deve all'Italia ancora qualcosa come 2000 miliardi; la Libia è esposta per oltre 1000 miliardi e cosi la Nigeria, L'Algeria si è vista decurtati

Persone citate: Bandar Abbas, Capria, Eugenio Palmieri