«Klinghoffer? lo non l'ho visto» di Vincenzo Tessandori

«Klinghoffer? lo non Vho visto» Al processo di Genova il capo dei palestinesi ritratta e nega l'omicidio sulla Lauro «Klinghoffer? lo non Vho visto» In istruttoria aveva dichiarato: «Sparai un colpo in testa e uno al petto, poi ordinai di gettarlo in mare» DAL NOSTRO INVIATO GENOVA — A Magied Al Molqi. «capo» del gruppo che sequestrò r•.Achille Lauro», accusato di avere assassinato un crocerista, Lino Monteverde, presidente dell'assise, chiede comprensivo: 'Parliamo della morte di Klinghoffer è stanco e vogliamo fare una pausa?». Prima ancora della traduzione il palestinese risponde con voce piana: »Sono disposto a parlarne anche ora. Quello io non Vho visto e non l'ho ucciso». Le 11.15 di ieri. Il brusio, che da due ore accompagna la seconda udienza ai pirati della «Lauro», si blocca di colpo. Al Molqi non sembra preoccuparsi di apparire credibile come non se n'era preoccupato Mohammed Issa Abbas, interrogato un'ora prima. Agli imputati sono forse arrivate disposizioni precise dal quartier generale del Fronte per la liberazione della Palestina (Flp) e si devono eseguire gli ultimi ordini di Abul Abbas. L'imputato appare indifferente anche quando il presidente gli ricorda come abbia già dato «sette versioni dei fatt'». Porse è soltanto preoccupato dal fatto che leggano come sia l'uni- co. del gruppo, ad aver accettato di parlare con i funzionari americani venuti a Genova. Ha ripetuto con monotonia ad ogni contestazione, anche quelle sorrette dalla lettura dei verbali di interrogatorio. 'Quelle dichiarazioni non sono mie». Ora dice; «Noi non 2'abbiamo ucciso, nessuno di noi l'ha fatto e nemmeno io. Lui non era neppure sulla nave, nessuno l'ha visto né io né i miei amici. Tutto questo-è sicuramente un gioco fra la Siria e l'America». Ripete: 'Sono, un soldato». Parla di «terra di Palestina» e rifiuta il nome di Israele. Sono inutili gli sforzi del presidente per cercar di fare breccia in quel muro compatto di troppe menzogne. Legge il dottor Monteverde: «Lei disse di aver informato i compagni che la Siria aveva tradito e che non rimaneva altro da fare che cominciare ad ammazzare gli ostaggi». Replica il palestinese: «Non l'ho dichiarato». Paziente il presidente riprende: «Disse anche di aver fatto portare l'americano da un cameriere portoghese. "Sparai un colpo al petto e uno alla testa, poi dissi al portoghese di gettarlo in mare, non ci riusci, presi da una toilette un italiano e gli ordinai di aiutare il portoghese a buttare in acqua il corpo. Ho ordinato di lavare le macchie di sangue"». Al suo compagno Bassam disse di aver ucciso un Invalido 'perché tutti capissero che non avremo pietà, come non hanno pietà gli Stati Uniti che armano Israele che uccide bambini e invalidi del nostro popolo». 'Esistono le conferme di queste cose del cameriere, del parrucchiere italiano, di altri. Comesi difende?»^Al Molqi non' si" scompone, risponde: 'Nessuno può dire di avermi visto sparare. Si può chiedere qui ai miei amici, e in italiano, se mi hanno visto uccidere». E' fin troppo chiaro che dagli imputati la corte caverà ben poco. Anche sul ferimento del marinalo Pasquale Langella il «capo» offre una versione singolare. 'Puntavo l'arma verso le scale, non ho sparato. Ho visto quello ferito e gli ho chiesto come si fosse fatto male e luì mi ha detto: "Guarda, è partito un colpo dal tuo mitra e mi ha ferito"». Unica ammissione: Abul Abbas fa ancora parte dei Comitato esecutivo dell'Olp. La corte rivoluzionaria, dice. aspetta di processarlo con il gruppo dei dirottatori per conoscere i motivi del sequestro e 11 comportamento tenuto sulla nave. E Molqi chiede ancora: «Afa voi siete competenti a giudicarmi?». Stavolta il presidente taglia corto: «Si, 10 abbiamo deciso ieri». Il processo parallelo che l'Olp doveva fare ad Abbas e ai suol si è bloccato, avverte Hossein, dell'ufficio romano dell'Organizzazione per la liberazione della | Palestina. Colpa del dirottamento del Boeing a Simonella, spiega. 'Esiste un'indagine parallela, non il processo perché quello richiede l'ascolto dei ragazzi che sono gli elementi principali. La loro deposizione incide molto. Abul Abbas dal suo canto è già stato sentito. Il processo di Genova noi lo vediamo con un'ottica diversa: in linea di principio abbiamo una fiducia illimitata nella giustizia italiana, ma ci chiediamo come sia possibile processare delle persone che sono state sequestrate». Una tesi ardita, questa, non solo sotto 11 profilo giuridico. L'obiettivo dell'assalto alla «Lauro», naturalmente, era lo sbarco suicida nel porto Israeliano di Ashdod, asseri¬ sce ancora Al Molqi. e 11 dirottamento fu deciso per un contrattempo: i quattro erano persuasi di essere stati scoperti. Quando lo riportano in gabbia l'imputato chiede di parlare «a/te stampa internazionale», poi, seguito dagli altri, grida: *Vtva la causa palestinese, viva Arafat, viva Abul Abbas». Più attento, ma anche meno compromesso neir.affare Lauro», l'altro imputato, Mohammed Issa Abbas si era limitato a negare le deposizioni e ogni legame con 11 dirottamento. Aveva anche detto: «Non slamo terroristi». Nessuno si aspetta sorprese dal dibattimento ma un detenuto, compagno di cella di uno del palestinesi, avrebbe chiesto di poter deporre. Infine, il costoso sistema di sicurezza a Palazzo di giustizia ieri mattina sembra aver funzionato: dopo i gauchistes tedeschi bloccati il primo giorno, e che verranno interrogati stamane, sono stati Individuati tre pacifisti, seduti alle spalle del console americano Dennls Foster. Se ne sono andati silenziosi a metà udienza. Vincenzo Tessandori