Nella storia della Porcellino Rosa il giallo dell'intrigo finanziario di Remo Lugli

Nella stona della Porcellino Rosa Il giallo dell'intrigo finanziario Cremona, l'industriale Mario Alquati rinviato a giudizio per bancarotta Nella stona della Porcellino Rosa Il giallo dell'intrigo finanziario DAL NOSTRO INVIATO CREMONA — S'avvicina 11 momento della resa dei conti per Mario Alquati, 11 titolare della «Porcellino rosa»: il giudice istruttore Piero Savanl ha depositato l'ordinanza di rinvio a giudizio che gli imputa l'accusa di bancarotta fraudolenta aggravata, truffa aggravata, falso in scrittura privata e assegni a vuoto. E' la storia di un fallimento che secondo l'accusa è stato pilotato per ricavarne grossi utili. L'anno scorso, d'agosto, quando lo scandalo era appena scoppiato, sembrava un'avventura rosa come il nome del marchio di fabbrica: l'Alquati, quarantenne, sposato e con due figli, che fuggiva con una ventenne dalla quale un mese prima aveva avuto una bambina. Poi si era subito visto che il rosa lasciava lo spazio al gial lo dell'Intrigo finanziarlo e al nero delle contabilità illecite. L'ordinanza di rinvio a giudizio apre un primo squarcio sul panorama di questo intrigo e rinvia a giudizio l'industriale e i suol complici per i reati più macroscopici; le posizioni minori di nove complici sono state stralciate; e Intanto prosegue anche un'inchiesta fiscale condotta dalla Guardia di Finanza, per cui in. futuro potranno ricadere sull'Alquati altre accuse. I magistrati inquirenti, la Nuovo e il giudice Sr vani, in que sti mesi hanno accertato per la «Porcellino rosa» un defl cit di 78 miliardi di cui alme no 15 miliardi distratti in 11 quldo oltre ad una grossa quota In carne; hanno recuperato 7 miliardi in contatti e altri 7 in carne. La posizione difensiva di Mario Alquati. emersa nel corso dell'istruttoria, è questa: le sue aziende andavano male, con un passivo di dieci miliardi, e lui, per cercare di raggiungere un concordato extra-giudiziale, aveva forzato 1 fidi bancari per ottenere liquido sufficiente a tacitare i creditori. L'accusa accerta Invece che questa forzatura è andata ben oltre 1 limiti indicati: l'Alquati ha cercato di arraffare tutti i soldi che poteva per poi andarsene con il denaro. La manovra s'inizia nel gennaio '85, dapprima con un ritmo lento e con somme modeste che vengono depositate In vari libretti. Da metà giugno ai primi d'agosto (la fuga è del giorno 6) la distrazione e l'accantonamento assumono ritmi frenetici con l'aiuto dell'avv. Franco Jori di Ravenna e dello studio "Rubiesse" di Bologna, di cui erano soci Stefano Rubini e Gianni Menlnno. Jori aveva per collaboratore Aurelio Valtangoli, 70 anni; e lo studio "Rubiesse" Cristina Burnelll. Tutti costoro sono rinviati a giudizio per associazione a delinquere, accusa dalla quale è stato Invece prosciolto per insufficienza di prove l'Alquati. Jori, Rubini e Menlnno sono anche accusati di truffa aggravata e falso in scrittura privata. Le due organizzazioni, quella di Jori e la "Rubiesse" procuravano all'industriale falsi contratti e false fatture dandogli la possibilità di ottenere più ampi fidi dalle banche. Gli istituti bancari coinvolti in questa vicenda sono stati almeno una trentina in diverse regioni d'Italia. Le somme incassate non entravano tra i fondi sociali, ma venivano dirottate su libretti occulti e di qui poi riciclate in modo da cancellare ogni riferimento con l'industriale e 1 suoi complici. Il processo potrebbe svolgersi nel prossimo autunno. Mario Alquati, che si era costituito nel settembre '85, è agli arresti domiciliari dal novembre. Vive con la sua compagna, Michela Ferrari, e la figlia Beatrice in una villa alla periferia di Cremona, Le ditte Ciuffo e Tomi che vendevano col marchio "Porcellino rosa", dichiarate fallite il 12 settembre, sono state prese in affitto da una cooperativa nata appositamente, la "Pro Sus", che lavora con 80 degli ex dipendenti; i rimanenti hanno trovato diverse sistemazioni. Degli altri imputati, sono agli arresti domiciliari Jori e Vallandoli; Meninno è in arresto in Spagna e in attesa di estradizione. Rubini e la Burnelli sono latitanti. Remo Lugli

Luoghi citati: Bologna, Cremona, Italia, Ravenna, Spagna