Caccia al virus clandestino di Ezio Minetto
Caccia al virus clandestino Epatologi di tutto il mondo al congresso di Saint-Vincent Caccia al virus clandestino Si chiama Delta - Subdolo, complica la temibile epatite B - Promesse dall'interferone Alfa .Nato- a Torino 10 anni fa, il virus dell'epatite Delta — subdolo protagonista-corresponsabile di patologia infettiva del fegato — è ormai arrivato a coinvolgere l'interesse di tutto il mondo medico d'avanguardia. I più grandi specialisti dell'epatologia convergono oggi e domani e Saint-Vincent al Simposio internazionale «Virus dell'epatite Delta e sua infezione» — inaugurato da M. U. Dianzani, Rettore dell'Università, A. Beretta Anguissola, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità e introdotto da M. Rlzzetto — a portar dati dell'esperienza in campo biologico (F. Deinhardt. F. Dianzani. R. H. Purcell. Y. K. Shimizu, A. Alberti), virologico (J. L. Oerin, P. Tiollals), clinico (V. Desmet, O. Verme, H. Popper, L. Barbara, O. Papaevangelou), diagnostico (S. Sherlock, L. Chiandussi, E. Pisi), epidemiologico (P. Holland, O. F. Lenti, P. Oentilini, J. Maynard, O. Oiustl) e terapeutico (F. Balsano, S. Schaim). Se ne stava nascosto in natura da millenni, quell'ultramicroscopico virus senza nome — tra i più piccoli che si conoscano, non diverso da certi «viroldi» del mondò'vegetale — sino a quando, a metà degli Anni 70, il «caso» lo ha fatto incontrare con l'intuito di M. Rlzzetto, in corso di fini ricerche di laboratorio sull'epatite B, nella Divisione di Gastroenterologia dell'Ospedale Mauriziano diretta da G. Verme. Che cosa era quell'antigene, strana particella inspegabllmente convivente con il virus B ma diverso dagli altri anti¬ geni del virus B sino ad allora conosciuti? Poiché il «caso» premia gli spiriti preparati, l'osservazione non andò perduta e — nonostante certi scetticismi che ne sminuivano l'importanza a semplici «fantasie degli italiani» — diede il via (da Torino al National Institute of Health di Bethesda e all'Università di Georgetown) alla più serrata «caccia al virus» di quest'ultimo decennio. n vinone Deità è una particella di circa 35 nm, costituita da Rna o antigene-delta, ricoperto — qui sta il trucco dell'astuto virus — da antigeni «presi a prestito, dal virus B. Diclamo un po' alla buona, che, per essere attivo, quell'ultramicroscopico virus ha bisogno del «mantello» di un altro: e che si trova a suo agio solo con quello del virus dell'epatite B. Oggi tutto il mondo scientifico è d'accordo che il Delta è un nuovo patogeno, diverso dal B ma a questo associato! per qua! che sua biologica necessità, proprio come fanno i virus «difettivi» che, per replicarsi, hanno bisogno di un virushelper complementare. Visti 1 suoi legami di «dipendenza» dal virus B. ne deriva che 1) l'infezione Delta modifica in senso peggiorativo l'infezione da virus B, accelerandone e aggravandone l'evoluzione (preoccupiamoci quindi di diagnosticarla con i «markers» virali Delta) 2) chi è «porta re latente» dell'antigene B — 11 problema riguarda più di 250 milioni di persone nel mondo — è anche a ri schio di infezione Delta 3) il soggetto normale, se immunizzato contro l'epatite B, non si ammala di spatite Delta. E' ovvio che solo la sradicazione dello stato di portatore cronico del virus B — perseguita, su base sociale, attraverso il largo e razionale impiego del vaccino antiepatite B nei soggetti a rischio — potrà permettere di arrivare ad eliminare anche la sorgente di virus Delta. L'infezione si trasmette attraverso plasma (contaminato) e suoi derivati; oppure attraverso rapporti interumani promiscui (con «portatori» coinfettati da virus Delta). Ricercatori da tutto il mondo (Americhe, Cina, India, Arabia Saudita, Urss, Australia, Italia) riferiranno a Saint-Vincent sulla attuale «mappa epidemiologica universale» (alta prevalenza nel bacino del Mediterraneo, Medio Oriente, Africa, Sud America e Russia europea). Qualche promessa verrà suggerita dal gruppo torinese (F. Rosina, G. C. Actis) e da ricercatori americani e inglesi (H. C. Thomas, J. Hoofnagle) in base ai primi risultati di terapia con alfa-interferon. «E' il primo farmaco al mondo — ci ha detto G. Verme — che ha dato qualche successo in queste Infezioni. Alcuni malati guariscono prontamente dall'infezione B e Delta, altri hanno solo remissioni temporanee, altri ancora non rispondono. L'immunologia ci dirà se sarà possibile caratterizzare i malati che ne possono meglio beneficiare: e forse suggerirà schemi di trattamento prolungato per altri». Ezio Minetto
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