La «voce» di Khomeini a Mosca di Igor Man

La «vote» di Khomeini a Motta Intervista al ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Velayati La «vote» di Khomeini a Motta «Mi hanno invitato in Urss, ci vado volentieri...» - «La guerra con l'Iraq ci è stata imposta, finirà quando li spazzeremo via» - «D nostro popolo odia Israele, non gli ebrei» - «Esporteremo la rivoluzione islamica nel mondo, ma senza le armi» - «Vorrei incontrare Andreotti» DAL NOSTRO INVIATO TEHERAN — E' vero che presto andrà a Mosca? «St. Mi hanno invitato e ci vado volentieri-. Cosi comincia l'intervista con Ali Akbar Velayati, ministro degli Esteri dell'Iran. (Più tardi, un suo stretto collaboratore mi dira che «da quando abbiamo decapitato il Tudeh (il pc iraniano) i nostri rapporti con l'Urss sono diventati decenti.). In quella sorta di mosaico ch'è la Nomenklatura khomeinista, Velayati può essere considerato un tassello importante. Caro all'Imam, questo giovine medico pediatra, pio e coltivato, sarebbe in consonanza col presidente del Mayilis (il Parlamento), quella Hoyatoleslam Ubar Hashemi Rafsanyani che Tony Clifton ha definito 'la voce carismatica del pragmatismo', e che, in fatto, conduce la locomotiva teocratica. Velayati è alto e triste, una barba ben tagliata e non troppo lunga incornicia un volto severo. Le sue lunghe mani, con le quali tormenta la catena d'argento d'un vecchio Longines, sono ben curate. Sono passati sei anni dall'attacco iracheno, è mai possibile che non ci sia modo di arrivare a una pace onorevole? Quando finirà questa guerra atroce? • La guerra ci è stata imposta, combattiamo in difesa del sacrosanto diritto di vivere nella sicurezza: come nazione, come popolo, come comunità di credenti. Non abbasseremo mai la guardia, tuttavia anche questa guerra finirà, com'è finita la guerra contro Hitler il giorno in cui l'aggressore nazista venne, infine, spazzato via, distrutto'. Dopo gli incontri fra lei e il principe Feisal. ministro degli Esteri dell'Arabia Saudita, fiorirono speranze di pace, purtroppo presto appassite. Cosa è rimasto di quegli incontri definiti stori' ci? ■■L'Ambia Saudita è un Paese a noi vicino geograficamente e storicamente. In più abbiamo in comune qualcosa di estremamente importante: la religione, la santa Kaoa, venerata alla Mecca. La visita del principe Feisal a Teheran, il mio viaggio (su suo invito) a Riad. hanno avuto un risultato positivo non fosse altro perché miravano a creare un'atmosfera di maggiore comprensione reciproca. A Dio piacendo ciò non potrà non dare buoni frutti'. Troppi sinistri segnali inducono a temere che si possa magari essere alla vigilia di un blitz di Israele contro la Siria anche se, proprio nel giorno di El-Pitr (la fine del Ramadan), Reagan ha indirizzato un bel messaggio ad Assad. Si ha l'impressione che gli Usa cerchino di recuperare Damasco per accentuare il vostro isolamento. •Il messaggio di Reagan ad Assad, la risposta di quest'ultimo, a mio avviso sono soltanto routine. Rispetto la sua diagnosi ma non sopravvaluto il fatto. Un attacco di Israele contro i siriani? E' piuttosto probabile. La Siria è il più determinato nemico di Israele, è in prima linea sul fronte della fermezza. Per quel che ne sappiamo, i Siria ni non dovrebbero lasciarsi cogliere alla sprovvista. Sono pronti a resistere e decisi a rintuzzare il non improbabile attacco'. Signor ministro: sono arri vato in Iran nel giorno dedi cato a Gerusalemme, Al Quds. Mischiato alla folla, ho sentito che la vostra gente odia furiosamente Israele Ma odiando Israele non si finirà con l'odiare gli ebrei scatenando l'antisemitismo? • E' vero: il nostro popolo odia Israele e questo perché occupa territorio islamico, perché ha costretto alla diaspora milioni di palestinesi. Ancor prima della vittoria della Rivoluzione, il nostro popolo sognava la liberazione \di Al Quds. La liberazione Teheran. Ali Akbar Velayati, della Città Santa guida la strategia della nostra politica estera, rimane la massima aspirazione del popolo iraniano. Ma l'odio verso Israele non ricadrà sugli ebrei. Mai. Da sempre la minoranza ebraica ha convissuto con noi. pacificamente. La nostra Costituzione riconosce la libertà di culto agli ebrei come ai cristiani e agli zoroastri. Gli ebrei hanno un loro rappresentante nel Parlamento iraniano. Consideriamo Israele il prodotto perverso di una cricca politica chiamata sionismo; per noi tra il sionismo e l'ebraismo corre la stessa differenza che passa tra il fascismo e il cristianesimo, pertanto l'odio verso Israele non può toccare gli ebrei'. In Iran non pochi hanno condannato la visita del Papa alla Sinagoga di Roma. Potrei conoscere il suo parere? ministro degli Esteri iraniano -La visita del Capo della cristianità al tempio ebraico romano è un normale accadimento religioso, volto verosimilmente ad avvicinare due religioni che hanno radici comuni. Quella visita non può essere considerata una legittimazione del sionismo, dell'occupazione della terra di Palestina'. Il 10 novembre del 1979 l'Imam Khoemini, in una intervista, disse fra l'altro 'Esporteremo la nostra rivoluzione islamica in tutto il mondo (...). Noi saremo là dove ci sarà da combattere al fianco degli oppressi, in nome di Dio, per il trionfo dell'Islam'. Siete tuttora decisi a esportare la vostra rivoluzlone? 'Le parole dell'Imam sono un comandanmento. Ma attenzione: esportare va inteso in senso culturale non militare. Noi non abbiamo ambizio¬ ni territoriali. In tutti questi anni i valori della nostra rivoluzione islamica sono stati trapiantati in altri Paesi e ciò ha portato alla riscossa dei musulmani, degli oppressi'. Tra 1 Paesi «ad alto rischio», cioè quei Paesi che organizzerebbero il terrorismo internazionale, la «Gruppo di Trevi» ha Indicato anche l'Iran. Come mai non avete reagito a una accusa tanto grave? 'Non vale la pena rispondere a un'accusa falsa e grottesca quale quella mossaci dietro sollecitazione americana, dai ministri degli Interni europei. La dichiarazione di Trevi fa il paio con quella di Tokyo. La giudichiamo una provocazione e un ricatto: vogliono metterci sotto pressione nella speranza che noi si reagisca inconsultamente. Ma noi condanniamo e non da oggi il terrorismo cieco che semina dolore colpendo innocenti. Sappiamo, poi, che non tutti i Paesi europei condividono la dichiarazione di Trevi, almeno per quanto ci riguarda. Terrorismo... che dire allora degli Stati Uniti che bombardano Tripoli, che esercitano il ricatto della violenza dal Golfo Persico al Nicaragua? Ma il terrorismo di Stato non scoraggerà quanti combattono nel mondo contro l'imperialismo americano'. L'ultima domanda è una domanda di rito: come giudica i rapporti fra l'Iran e l'Italia? 'Siamo due popoli di antica civiltà: ciò dovrebbe stimolare un proficuo progresso nei rapporti fra il governo di Teheran e quello italiano. Ho avuto modo di incontrare il ministro Andreotti, sarei lieto di incontrarlo di nuovo. Se dovessi far tappa a Roma non mancherei di onorare il suo invito a incontrarci. In ogni caso auspichiamo una visita del ministro degli Esteri italiano a Teheran'. Igor Man