La Spagna verso le elezioni rifiuta i fantasmi della storia di Frane Barbieri

La Spagna verso le elezioni rifiuta i fantasmi della storia Domenica si vota, a 50 anni dallo scoppio della guerra civile La Spagna verso le elezioni rifiuta i fantasmi della storia ti storici, dalle date e dai revival nostalgici, gli spagnoli semplicemente rifiutano di regolarsi un'altra volta secondo le lezioni storiche risultate nefaste e fasulle. Non si riconoscono né nei vincitori né negli sconfitti di quei tempi. I simboli, gli slogans, i versi, anzitutto i versi, che ogni tanto oratori o poeti a esultanza ritardata, come Rafael Alberti, cercano di riproporre ai comizi cadono nel vuoto, incompresi e non accolti. Garda Lo rea rimarrebbe oggi senza pubblico anche se non è per nulla scontato da che parte si schiererebbe. Probabilmente non per chi usa senza successo la sua immagine. Sfondato il fronte della resistenza repubblicana non è che avanzi quello contrario, bianco o nero che sia. Anzi, non c'è modo migliore per vedere respinta oggi una proposta politica che quello di legarla alla tradizione franchista. Viene da chiedersi quali sconfitte, quali colpi mortali siano riusciti ad infliggersi l'un l'altro i due schieramenti della guerra civile se la nazione spagnola oggi non si riconosce in alcuno dei loro ideali. La messa al bando della storia, tuttavia, non significa affatto che domenica possa uscire dalle urne un voto per cosi dire antistorico. Anzitutto in¬ DAL NOSTRO INVIATO MADRID — Nella movimentata campagna elettorale spagnola quello che colpisce di più è la quasi completa assenza della storia. Le elezioni per le Cortes si svolgono a cinquantanni dallo scoppio della Guerra Civile: i giornali e le riviste ricostruiscono il conflitto che lacerò la nazione, giornalisti e reporter ripercorrono i fronti dell'Ebro e di Guadalajara facendo rivivere le battaglie fratricide fra gli spagnoli, rivivono sulle copertine i fantasmi di infausti generali, di politici malcapitati e di tragici poeti. Tutto sembra predisposto per risospingere gli spagnoli nelle trincee, dividerli in brigate rosse e nere su inconciliabili fronti. Le battaglie incompiute e irrisolte di quell'epoca dovrebbero trovare finalmente i loro vinti'e i loro vincitori nelle urne del 22 di giugno. Ma gli spagnoli non mostrano la minima disposizione ad essere ricondotti sui fronti della guerra civile. Non c'è bandiera, non c'è sigla, non c'è reminiscenza storica che possano ispirare le vecchie lacerazioni. Il voto di domenica prossima potrà esprimere tutto tranne la conferma di una vittoria o il recupero di una sconfitta di cinquantanni fa. Non è che la storia sia stata cancellata: pressati dai ricordi dei fat¬ dica che sarà compiuto un altro passo nella misurata ricostruzione della Spagna democratica. Dall'istituzione della democrazia ad oggi mai c'è stato un voto popolare, fra elezioni e referendum, un risultato cosi sconvolgente da rovesciare le istituzioni o da congelarle. Mal gli elettori hanno concesso la conservazione del regime franchista e mai lo hanno scosso tanto da provocare contraccolpi restauratori. Passo per passo è stata istituita la democrazia parlamentare senza che le sue forze si fermassero nella loro avanzata e senza che i residui dell'autoritarismo potessero sbarrarle il passo. Il movimento franchista, falangista, è diventato movimento nazionale trasformato in ambedue le versioni da Adolfo Suarez, primo capo del governo franchista antifranchista. Le Cortes franchiste avevano votato il proprio autoscioglimento per dar luogo alla costituzione del Parlamento democratico. Il Consiglio della corona nominato da Franco si è spogliato dei propri poteri per facilitare a Juan Carlos il passaggio costituzionale da monarca nato dal regime di Franco, Frane Barbieri (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Persone citate: Adolfo Suarez, Cortes, Juan Carlos, Rafael Alberti

Luoghi citati: Madrid, Spagna