Profumo di cinema asiatico tra storia e utopia politica di Stefano Reggiani

Profumo di cinema asiatico tra storia e utopia politica «Znojh» di Sepit'ko tra le sorprese della Mostra di Pesaro Profumo di cinema asiatico tra storia e utopia politica □AL NOSTRO INVIATO PESARO — Come una specie di Marco Polo che torna a casa, dopo un'esplorazione di quattro anni nel grande oriente cinematografico, la Mostra di Pesaro dichiara chiusi gli esperimenti di Clnemasia e dì Cineurasta che hanno fruttuosamente segnato gli anni dall'83 a oggi. E" stato un vero e proprio viaggio di istruzione, segnato di anno in anno da un seminario sulle informazioni e sulle opere raccolte. Un'ambizione da università popolare sembra essersi accentuata negli ultimi anni con l'eccellente produzione libraria. Prima di discutere se e quale sarà il futuro della manifestazione (vedi a lato e importante vedere i frutti di quest'anno, davvero i più rari e magari i più curiosi in un mondo lottizzato anche nella geografia cinematografica. Ombre passate e presenti di quella parte d'Unione Sovietica che affonda nell'Asia o che confina, di qua dal Caspio, con la Turchia e l'Iran. Non dunque la solita Georgia geograficamente evoluta e patria di Stalin, ma un Terzo Mondo interno in cui il cinema è magari cresciuto per ordine di Mosca dopo la rivoluzione, mescolando gli obiettivi politici di edificazione collettiva con le tracce spesso vivissime delle culture tribali e feudali, con le saghe popolari patriottiche. Magari aprendo con «Znoj», Calura, un film di Larisa Sepit'ko del '63. venu- to dal Kirghizìstan, la Mostra ha voluto storicizzare tutto, cinema retorica e politica. Il suggestivo aneddoto, tratto da un racconto di Ajmatov, sul giovane coraggioso che va a dissodare le steppe siberiane, in un solitario gruppo di indomiti conducenti di trattore, adesso che l'impresa è stata in parte abbandonata (l'ideologia delle terre vergini) acquista il rilievo di un santino devozionale. Anzi brilla come un'utopia lirica degli Anni Sessanta, un omaggio alla memoria della Sepit'ko e della sua opera prima; la regista, che era moglie di Klimov, attuale segretario della rinnovata Unione registi, mori nel '79. E si capisce che anche l'armeno «Mi i nasi gory», Noi e le nostre montagne, di Genrìch Maljan, ha un profumo di Terzo Mondo pastorale, come se fosse stato girato in un im¬ menso e incontaminato Supramonte sardo. Però a noi ha fatto impressione rincontro col Turkmenistan, nazione affondata nella nostra neghittosa Ignoranza, non sapevamo neppure il nome della capitale, Asxabad. Eppure il Turkmenistan è la più grande delle Repubbliche dell'Asia centrale, terra di steppe e deserti, ora decentemente irrigata, abitata da due milioni di per¬ sone, ricca di tradizioni e di leggende popolari. Anche il cinema ha fatto la sua strada da quando nel 1920 un treno promozionale del comitato centrale portò nella Repubblica i primi cineasti per filmare il dopo-rivoluzione. Non senza piacere si scopre che, tra i molti esempi, almeno un film del 63, «Sostjazanle», La competizione, di Bulat Mansurov, reca 11 segno tranquillo del capolavoro. Apologo pacifista in veste di leggenda, il film racconta del musicista Sukur che vuol dirimere con una gara di «dutara., di chitarra, la controversia che insanguina le terre di due Kan rivali. Sul machiavellismo del Kan di Techran e sulla violenza del Kan di Turan ha la meglio la musica di Sukur perché risveglia la coscienza del popolo e il suo amore per la pace. Puro pacifismo Anni Sessanta anche In Turkmenistan, ma condito di un virile pessimismo, di molte finezze figurative. Nel suo andamento un po' labirintico (né cronologico, né tematico), mentre si attendono gli ultimi film di Sengelaja e di Paradzanov, la Mostra consente almeno qualche meditazione storico-cinematogtafica. La «Competizione» di Mansurov brillò in patria dopo la sfida di Cuba, quando il «pacifista» Kruscev ritirò le sue navi e disarmò il suo confronto, gesto commendevole quasi quanto l'impresa del chitarrista di Mansurov. Stefano Reggiani

Persone citate: Kruscev, Larisa Sepit'ko, Paradzanov, Stalin, Sukur

Luoghi citati: Asia, Cuba, Georgia, Iran, Mosca, Pesaro, Turchia, Unione Sovietica