A Auschwitz, nel convento della discordia

A Auschwitz, nel convento della discordia L'istituto delle Carmelitane Scalze che ha suscitato Tira degli israeliti A Auschwitz, nel convento della discordia ' NOSTRO SERVIZIO OSWlECIM — La voce della monaca, voce di soprano resa stridula dall'età, dice parole lente come un carro prigioniero del fango, supera l'inferriata che separa le Suore Carmelitane dal mondo esterno. «Non si possono fare distinzioni tra gli ebrei, i cattolici e i.protestanti che sono morti qui; tra i francesi, i polacchi, 1 russi, persino i tedeschi. Auschwitz è soltanto 11 luogo del supplizio umano». E' un nobile sentimento cristiano, che però è al centro di un'aspra disputa tra cattolici ed ebrei sul significato, per la storia e la memoria, di questo infame campo di concentramento, il maggior luogo di massacro mai esistito. Nel moménto in cui il Papa tenta di lanciare un ponte tra la Chiesa e la comunità ebraica — l'ultimo passo è stata la visito alla sinagoga di Roma — la lite per Auschwitz è un grave ostacolo. Oswierim è il nome della caotica città polacca, ma il campo, alla periferia, conti¬ nua a essere conosciuto nella dizione tedesca. Fra il 1940 e il 1945 vi vennero uccise quattro milioni di persone, e due milioni e mezzo erano ebrei. Gli israeliti considerano Auschwitz il simbolo dell'olocausto, il luogo dell'estremo crimine contro di loro. Nel 1984, dopo anni di discussioni e pressioni — anche da parte dell'allora cardinale di Cracovia Karol Wojtyla — le autorità polacche autorizzarono le Carmelitane Scalze ad aprire un convento proprio all'esterno delle mura del campo. E' il primo istituto religioso che si insedia nella zona. Ha uno scopo preciso: pregare per la beatificazione di Edith Stein, una filosofa ebrea tedesca che entrò nell'Ordine prima di morire ad Auschwitz. •Noi — dice la voce dietro l'inferriata — non intendiamo suscitare, dispute, né espropriare questo luogo agli ebrei. Vogliamo soltanto rendere onore a tutti 1 martiri di Auschwitz». Il convento è un edificio in mattoni rossi costruito come teatro negli anni precedenti la Prima guerra mondiale e trasformato dai nazisti in deposito di sapone e di gas Cyclon B. Quando la strage superò il milione di vittime, si resero necessari nuovi magazzini per il 'bottino*. E alla liberazione di Auschioitz i russi aprirono i sei depositi rimasti (23 erano stati fatti saltare dai tedeschi in ritirata): trovarono 3-18.320 abiti da uomo, 836255 vestiti da donna, oltre 40 mila paia di scarpe. La comunità israelita è furibonda per l'esistenza del convento. Nel marzo scorso le suore furono bersaglio di un gruppo di ebrei belgi, un intero autobus, che entrarono con la forza nell'edificio. Probabilmente, la comunità ebraica deplora quell'invasione quanto la Chiesa cattolica, ma gli animi sono eccitati. Cinque noti rabbini europei, tra i quali il rabbino capo britannico Sir Immanuel Jacobovitz, hanno rivolto al Papa un appello perché faccia chiudere il Carmelo. -Non possiamo non giudicare completamente assurdo — diceva la loro lettera — consacrare una terra profanata e maledetta. La stessa parola "Auschwitz" è divenuta sinonimo dell'olocausto, e fare di questo luogo d'immane crudeltà un tempio religioso costituirebbe un oltraggio, una grande pena». La Chiesa si difende con tre argomentazioni. Prima: come ha sottolineato il successore del cardinale Wojtyla a Cracovia, Franciszek Macharski, il convento è ad alcuni chilometri di distanza dalle camere a gas, e comunque all'esterno del campo. Secondo: c'è un convento di Carmelitane vicino a Dachau, e non ha suscitato controversie. Questi istituti semplicemente rispondono a un'esigenza spirituale delle circa 500 mila persone che ogni anno visitano il museo del campo, oltre a rappresentare un tributo a Edith Stein. Terzo: gli ebrei non furono le sole vittime di Auschwitz. Roger Boyes C'opj righi «Time» Newspapervi e per l'Italia «La Stampa»

Persone citate: Edith Stein, Franciszek Macharski, Immanuel Jacobovitz, Karol Wojtyla, Roger Boyes, Wojtyla

Luoghi citati: Auschwitz, Cracovia, Italia, Roma