L'ultimo giorno di Mishima di Stefano Reggiani

L'ultimo giorno di Mishima PRIME FILM: difficile intreccio cronaca-poesia di Schrader L'ultimo giorno di Mishima La preparazione al suicidio rituale, con flashback e riferimenti all'opera dello scrittore giapponese MISHIMA di Paul Schrader con Ken Ogata, Kenjl Sawada, Yasosuke Bando, Toshiyuki Nagashima. Musiche di Philip Class. Produzione americana a colori (di Coppola/Lucas). Ricostruzione drammatica. Cinema Eliseo Rosso di Torino. Si infilò un coltello nell'ombelico, ritualmente, dopo aver tentato di arringare i soldati; ma pochi lo udirono e c'era molta tensione tra i suol compagni di fede e non molto rispetto, forse solo disappunto, tra gli ufficiali costretti ad assistere. Cosi fece seppuku, si uccise con la lama rituale, il 25 novembre 1970, lo scrittore Yukio Mishima nella palazzina del quartier generale dell'esercito a Tokyo, dove aveva- fatto irruzione con i suoi. Che un artista si uccida per nostalgia d'eroismo, fede nella tradizione, disprezzo del presente può far grande impressione su un regista americano; se col suicidio l'artista ha chiuso un cerchio per fare della propria vita e della propria morte una forma d'arte, anche lo spettatore e lettore europeo si sente commosso e magari infastidito (come se risentisse l'aria del grande, decadentismo e perfino le prose di D'Annunzio, nostro esteta e superuomo, che non si uccise ma comandò soldati). Autore di molti romanzi, candidato al Nòbel nel '60, grande viaggiatore, attore di film, forte nazlTOHll^.^TO triottismo, riti d'amore e di morte»), sperimentatore e innovatore in letteratura, cui turista, capo di un piccolo esercito personale contro il Giappone «smilitarizzato», omosessuale, oratore politico-mistico (declamò prima del suicidio: -La nazione deve avere una costituzione spiri, tualem), Mishima è ancora molto scomodo in Giappone e molto studiato in Occidente. Un mito per i radicali di destra, un intrigo per i non conservatori. La Yourcenar in una celebre interpretazione assegnò Mishima alla disperazione occidentale; per Moravia lo scrittore è completamente affondato nella tradizione giapponese, in uh ciclo di obbligazioni contratte con la nascita. n regista Schrader (American Gigolò) è statò sedotto da Mishima fino al punto di ten- tare la parafrasi intellettuale, l'incastro lirico-didascalico. Non solo il racconto dell'ultima giornata di vita con la preparazione del seppuku (che sarebbe stata una scelta perfetta, far intendere tutto attraverso la pena e la strafottenza delle azioni); ma anche il montaggio a contrasto di scene della vita precedente e l'illustrazione in schemi teatrali di tre libri (Il padiglione d'oro. La casa di Kioko e Cavalli in fuga) per accennare alcuni temi mlshimiani. la bellezza, il compito dell'arte nella politica, U difficile connubio tra penna e spada. Dice Schrader: •£' il mio primo film medievale* e però: • Un film americano su un'aria giapponese». Va bene, ma un film o una conferenza? La confessione di uno smarrimento o un atto di prosopopea intellettuale? Al Festival di Cannes dell'anno scorso, dove Mishima si presentò come una delle attrazioni, la commistione tra cronaca e poesia ci sembrò un espediente abbastanza rispettoso del personaggio Mishima, una specie di raffreddamento istruttivo. Ma adesso si capisce che la parte rievocatlva è troppo supponente e priva del sospetto del ridicolo; e che appunto nella cronaca scarna e asciutta sta l'unico ritmo riconoscibile del film, nella giornata del seppuku che Schrader dice girata • alla Costa Gavras*. In questa parte, magari presa dall'autore sottogamba, il ritualista Mishima prende una certa malinconica distanza dal Giappone indifferente o impaurito che lo circonda (e che ancora lo tiene a bada). Stefano Reggiani L'attore Ken Ogata è Mishima

Luoghi citati: Giappone, Tokyo, Torino