Fra valloni e fiamminghi tregua in birreria di Fabio Galvano

Fra valloni e fiamminghi tregua in birreria Per tutto T86 il Belgio festeggia con manifestazioni la bevanda diventata colonna dell'industria nazionale Fra valloni e fiamminghi tregua in birreria DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Bionde, brune e rosse, per una settimana sono state in passerella ad Anversa, protagoniste di una «settimana internazionale» che ha richiamato migliaia di affascinati ammiratori — oltre che intenditori — da tutta Europa. Le stesse quattrocento, ciascuna con una personalità ben distinta che si sprigiona sotto la luce dei proiettori, saranno al centro di altre manifestazioni che culmineranno, a ottobre, in una grande festa popolare nelle vie di Bruxelles. Di queste bellezze tutto il Belgio è orgoglioso. Ma sono birre, non . miss: le gustose birre di una tradizione che ha radici nella notte del tempi. All'insegna della «regola delle cinque B» — 'Bruna o Bionda, la Birra Belga è sempre Buona. — il 1986 e stato proclamato «anno della birra». Dai saloni secenteschi che danno sull'impareggiabile salotto della Grand Place, retaggio di una corporazione dei birrai che aveva indiscus¬ so potere nella società medievale, il presidente della Confédération des brasserìes Roger van der Schueren segue l'inanellarsi delle celebrazioni con gioia appena mitigata dai dati commerciali per il 1985, che rivelano una lieve flessione di mercato. L'ottimismo resta infatti di rigore: il Belgio, a cavallo fra l'Europa del vino e quella della birra, riesce a essere un buon consumatore di entrambi; la costellazione delle sue birrerìe, che nelle campagne tanto delle Fiandre quanto della Vallonla ricordano l'atmosfera di certi celebri pub inglesi, rappresenta una sicurezza di mercato che fa del piccolo Belgio il sesto consumatore mondiale. Pro-capite, s'intende: 138 litri l'anno, alle spalle di Germa ni a (148,3), Cecoslovacchia (147.8), Germania Est (147), Lussemburgo (136,6) e Danimarca (133,9). L'Italia, per fare un paragone, ì a quota 20. Che un Paese di appena dieci milioni di abitanti riesca a produrre 400 tipi diversi di birra è abbastanza inconsueto; ma le spiegazioni non mancano. Nell'Italia regina del vino, per esempio, è proibito fotografare il presidente Cossiga con il bicchiere in mano; ma re Baldovino non esita a farsi, ritrarre con un calice spumeggiante. E' una forma di avallo, oltre che di pubblicità. A differenza della Germania e dell'Inghilterra, dóve sovente la birra è sinonimo d'ubriachezza, in Belgio si tende a non attribuire stimmate peccaminose alla bevanda nazionale: anzi le si attribuiscono i connotati nobili dell'alta gastronomia, cosi apprezzabili in un Paese che sembra fare della buona tavola una delle sue ragioni d'essere. Non sorprende più, allora, la celebrazione di questo •anno della birra», che fra l'altro coincide con quello della sicurezza stradale varato dalla Comunità europea. Nulla di colossale, qui. o di paragonabile aU'Oktoberfest di Monaco; ma 1*11 giugno mille convitati hanno fatto baldoria per iniziativa dei «Cavalieri della Forchetta» — a base di birra, naturalmente, e di piatti tutti cucinati con la birra — nella prestigiosa Grand Place, dopo una sfilata in costume per le vie della capitale. E' la festa di Sant'Arnoldo, patrono dei birrai. Secondo la leggenda.- Arnoldo salvò migliaia di cittadini dalla pestilenza consigliando di bere birra anziché l'acqua contaminata del pozzi; e quando mori — la leggenda non sarebbe tale senza miracolo — i becchini accaldati e stanchi si trovarono in mano un boccale di birra fresca. Il mercato belga è dominato dalle «sette sorelle». Qualsiasi riferimento al mondo del petrolio è puramente casuale: si tratta infatti delle sette maggiori birrerie che, insieme, producono il 75 per cento del 14 milioni di ettolitri di birra belga. Fino al XII secolo, in questa regione, l'arte dell'orzo e del luppolo era rimasta appannaggio e privilegio esclusivo delle abbazie, poche e gelose dei loro segreti; e ancora oggi sono le birre forti e scure prodotte in cinque abbazie a suscitare l'entusiasmo degli intenditori. Ma il mercato di massa nacque quando anche quell'attività s'imborghesì e San Luigi le diede precise regole. Attraverso! corsi della storia, erano rimaste più di tremila fabbriche di birra all'inizio di questo secolo: si ridussero di un terzo dopo la Grande guerra, e.di un altro terzo dopo la Seconda guerra. Oggi restano, accanto alle «sette sorelle», circa 140 birrerie artigianali che producono essenzialmente un prodotto —16 per cento del mercato —, a fermentazione spontanea (le gueuzes, cremore, tipiche di una zona attorno a,Bruxelles dove prosperano, certi batteri essenziali alla loro maturazione) o ad alta' fermentazione, che sono oggi di gran moda; per non parlare di curiosità come il kriek, una birra alla ciliegia dal caratteristico gusto dolceamaro. E' un'industria che dà lavoro a 13 mila persone, e indirettamente a 300 mila; con un volume d'affari che ne fa la tredicesima attività economica del Paese. Ha anche respiro internazionale, come dimostra il contratto della Artois per la costruzione di due birrerie in Cina. «// noro obiettivo principale non è di vendere più birra — afferma Van der Schueren parlando delle celebrazioni — ma di dimostrare che la birra s'inscrive nella tradizione del Paese, che porta con sé un'immagine favorevole del Belgio.. Un festival dell'umorismo a Knokke-Helst sarà collegato quest'anno alla birra; ci sarà una 'VenHquattr'ore della birra» a Ganci: «Birra e giochi» sarà il motto, al Parco di Bruxelles, In occasione della festa nazionale del 21 luglio; e quando e. ottobre le celebrazioni culmineranno nella Grand Place, le Poste belghe emetteranno un francobollo. Fra mille brindisi a Gambrinus, quel duca Jean Primus che nel XII secolo regnava nel Brabante e che la leggenda fa «re dei birrai». Fabio Galvano

Persone citate: Baldovino, Bionda, Cossiga, Ganci, Jean Primus