Sognando tigri

Sognando tigri DUE PROSE DA «L'ARTEFICE» Sognando tigri Queste due prose sono tratte da uno dei più significativi libri di Borges, L'artefice (ed. Mondadori), traduzione di Francesco Tentori Montalto, in cui Borges collocò alcune poesie accanto alla prosa. Drearatigers Nell'Infanzia esercitai con fervore l'adorazione della tigre: non la tigre di pelo cangiante dei giuncheti vaganti del Parana e del disordine dell'Amazonas, ma la tigre striata, asiatica, reale, che solo 1 guerrieri possono affrontare, sopra un castello sul dorso di un elefante. Solevo indugiare senza fine davanti a una delle gabbie dello Zoo; apprezzavo le vaste enciclopedie e i libri di storia naturale, per lo splendore delle loro tigri. (Ricordo ancora quelle figure, io che non posso ricordare senza errore la fronte o 11 sorriso di una donna). Trascorse l'infanzia, declinarono le tigri e la passione per esse, ma son rimaste nei miei sogni. In quello strato sommerso o caotico dominano ancora, in questo modo: addormentato, mi distrae un sogno qualsiasi e a un tratto so che è un sogno. Soglio pensare allora: questo 6 un sogno, una pura diversione della mia volontà, e giacché 11 mio potere è illimitato, susciterò una tigre. Oh. inabilità! Giammai i miei sogni sanno generare la desiderata fiera. Appare, sì, la tigre, ma debole o smagrita, o con impure, variazioni di forma, o d'una grandezza inammissibile, o in una visione fugace, o somigliante a un cane o a un uccello. Gli specchi velati L'Islam assevera che il giorno inappellabile del Giu¬ dizio, chiunque abbia prodotto l'immagine di una cosa vivente risusciterà con le sue opere, e gli sarà ordinato di animarle, e non potrà, e sarà abbandonato con esse al fuoco del castigo. Conobbi, bambino, codesto orrore di una duplicazione o moltiplicazione spettrale della realtà, ma davanti ai grandi specchi, il loro infallibile e continuo funzionare, la loro persecuzione dei miei atti, la loro pantomima cosmica, erano soprannaturali , allora, dal momento in cui annottava. Una delle mie insistenti preghiere a Dio e al mio angelo custode era quella di non sognare specchi. So che li sorvegliavo con inquietudine. Temetti, a volte, che cominciassero a divergere dalla realtà; altre, di vedere sfigurato in essi il mio volto da strane avversità. Ho saputo che quel Umore rivive, prodigiosamente, nel mondo. La storia è assai semplice, e sgradevole. Intorno al mlllenovecentoventisette, conobbi una ragazza malinconica: dapprima per telefono (perché Julia al principio fu una voce senza nome e senza volto); poi, a un cantone serale. Aveva occhi cosi grandi da inquietare, i capelli neri e lisci, il corpo sottile. Era nipote e bisnipote di federali, come io di unitari, e quell'antica discordia del nostro sangue era per noi un vincolo, un possesso più forte della patria. Viveva coi suoi in una smantellata casona dal soffitto altissimo, nel risentimento e nella scipitezza del decoro povero. U pomeriggio — rare volte la sera — passeggiavamo per il suo quartiere, quello di Balvanera. Costeggiavamo 11 muro della ferrovia; attraversando Sarmiento giungemmo una volta fino al terreni diboscati del Parco Centenario. Tra noi non ci fu amore né finzione d'amore: indovinavo in lei un'intensità del tutto estranea a quella erotica, e la temevo. E' cosa comune raccontare alle donne, per creare intimità con esse, tratti veri o apocrifi del passato infantile; io dovetti narrarle una volta quello degli spee chi, predisponendo cosi nel 1928 un'allucinazione che sa rebbe fiorita nel 1931. Adesso ho saputo che è impazzita e che nella sua stanza gli spec chi sono velati perché in essi ella vede il mio riflesso, che usurpa il suo, e trema e tace e dice io la perseguito magicamente. Funesta schiavitù quella del mio volto, di uno dei miei antichi volti. L'odioso destino delle mie sembianze deve rendere anche me odioso, ma ormai non m'importa. Jorge Luis Borges

Persone citate: Borges, Francesco Tentori, Jorge Luis Borges, Sarmiento