Cattivi Pensieri di Luigi Firpo

Cattivi Pensieri jSx .Luigi Firpo Cattivi Pensieri jSx .Luigi Firpo Chi ha paura del trapianto? L'altro ieri, su questo giornale, in prima pagina* Guido Ceronetti ha dichiarato, a proposito dei prelievi di organi per trapianto: «Non sarò mai un donatore presunto». E' un suo diritto, che la nuova legge in discussione non manca di riconoscere a lui come a chiunque altro, sicché non ci sarebbe da aggiungere verbo, se Ceronetti non si abbandonasse a veri e propri atti di terrorismo- ideologico, tanto più micidiali in virtù della bravura stilistica che tutti gli riconosciamo. E' questo magistero letterario che tante volte gli ha consentito di colorire come plausibili, e persino lungimiranti, quasi profetiche, le sue idiosincrasie, le sue ansie esistenziali, la paura del nuovo che da sempre lo tormentano. Il mondo che egli sembra idoleggiare è quello dei boschi vergini, della dieta di miele e segale, della fuga da ogni contatto inquinante, quasi la nostalgia di un Medio Evo idealizzato e immaginario. Ricordo un suo splendido «pezzo», anni fa. sulle odiose camere d'albergo, nel quale parlava con orrore e senso di pericolo incombente dell'interruttore della luce. Eppure le candele di sego e i lumi a petrolio hanno provocato ben più rovinosi incendi! In realtà, ciò che egli respinge con viscerale avversione è il mondo moderno tutto quanto, con il »uo consumismo, l'inquinar.- rito, i viaggi inutili, gli svaghi melensi, la morte dello spirilo Tutti problemi sui quali egli sa richiamare con tocchi magistrali la nostra attenzione purché non vagheggi poi il tempo della tubercolosi e della peste, dell'analfabetismo e dei pidocchi. Problemi enormi ci sovrastano, ma li risolveremo solo guardando avanti e non rimpiangendo un passato artificiosamente colorato di rosa e. comunque, svanito per sempre. Per restare al problema dei trapianti, Ceronetti ricorre alla tecnica efficacissima del giudizio di valore a priori, cioè copre di improperi quel che non gli garba e dà per assolute e intoccabili le tesi che gli tornano gradite. Così i legislatori sono «capibanda malfamati»; la legge progettata è «infame» o almeno «ignobile»; si comincia con i prelievi e si finisce col trasformare i cadaveri in sapone o far paralu- ^ve mi di pelle umana (non senza espresso richiamo a Himmler e al dottor Mengcle); il prelievo di organi è una «profanazione» dei morti, che oltraggia e «massacra» la coscienza dei vivi, trasforma i chirurghi in «assassini» e accumula sulle società umane una «necessità, tremenda, di castigo». Linguaggio degno di Geremia o di Savonarola, visionario, emotivo e irrazionale. Due sono in realtà i problemi che il trapianto di organi umani propone, morale il primo, tecnico il secondo. Solo un feticismo arcaico può considerare oltraggioso asportare un organo capace ancora di vita dal corpo di un defunto, con lo scopo altamente umanitario di salvare un'altra esistenza precaria e dolente. Può darsi persino che chi non aveva mai fatto una buona azione in vita sua, un parassita disutile, un .sociale violento, trovi così -m inconscio riscatto, trasmettendo il suo cuore efficiente, un suo rene impeccabile, a un padre di famiglia, a un benefattore, a un sacerdote, a un poeta. Ceronetti considera amorale lo sforzo della medicina che vuole «far vivere ad ogni costo»: dobbiamo tornare ai lazzaretti ed alle novene? O un fatalismo orientale lo induce a credere in un ordine prestabilito e nel destino di ognuno scritto nelle stelle? Se religiosi eroici tengono in vita mostri di natura ed ebeti totali, come negare al medico di battersi con ogni mezzo per prolungare la vita? Il trapianto apre una casistica nuova, solo perché il progresso della chirurgia e dell'immunologia lo rendono oggi tecnicamente possibile. Sé l'essenza dell'uomo è la sua mente (o la sua ani¬ ma), gli organi non sono che strumenti meccanici, pompe, filtri, elaboratori di sostanze: perché non prelevarli dove non servono più per offrirli a chi per loro mezzo può essere salvato? Nel giorno del Giudizio, dalla polvere che saremo il Creatore non avrà difficoltà a ricuperare le membra disperse e rimescolate per ricomporre il corpo dei risorti. E quanto alla profanazione, è Yanimus quello che conta: in cadaveri destinati a rapida putredine il bisturi non oltraggia il defunto, semmai ne assicura una sopravvivenza parziale e umanitaria, un lascito post mortem più prezioso di qualunque eredità. Resta invece la paura o il ribrezzo, invincibile per taluni, di essere sviscerati e squartati ancora viventi, la stessa angoscia del sepolto vivo. La difficoltà sta nel fatto che il prelievo dovrebbe avvenire a cuore battente, perché la necrosi dei tessuti non irrorali e rapidissima. Ma occorre sapere che gli ultimi palpiti non significano vita reale, ma solo riflessi automatici. Sono indizi certi di coma irreversibile, cioè di morte cerebrale, l'encefalogramma piatto (assenza di attività elettrica sia spontanea che stimolata), la cessazione del respiro spontaneo e dei riflessi tendinei, la pupilla che non reagisce alla luce, l'atonia muscolare. Dopo sci ore di tentala rianimazione questa morte cerebrale dovrà inoltre venire accertata da una commissione di tre medici (quello legale, un rianimatore e un neurologo). Ma lo sa Ceronetti che, oggi come oggi, e il rianimatore da solo, sulla buse della propria esperienza, che decide quando la battaglia è perduta, e stacca il respiratore, e accetta l'irreparabile? Certo, gli strumenti si possono inceppare, ma i controlli incrociati sono tali e tanli da assicurare garanzie sufficienti. Chi ha visto la lenta agonia dei pazienti di insufficienza renale e i miracoli che può fare un trapianto, non può imprecare contro un'opera tanto meritoria. Quanto a me, l'idea di preservare integro il mio corpo dopo morto non mi sfiora neppure e una manciata di polvere in più o in meno mi sembra del tutto insignificante. In ogni caso, non sarò li. .

Persone citate: Cattivi Pensieri, Ceronetti, Guido Ceronetti, Himmler, Savonarola