«Qui si processa mio figlio e non chi l'ha assassinato» di Valeria Sacchi

«Quisipro€essa mio figlio e non chi l'ha assassinato» «Quisipro€essa mio figlio e non chi l'ha assassinato» Cario D'Alessio denuncia una falla dell'inchiesta: perché non è stato rintracciato il tassista che portò Terry a casa di Francesco la notte del delitto? - Poi si scaglia contro «gli amici» MILANO — 'Che processo è questo, dove non si trovano i tassisti? Dove il signor Rotti minaccia di picchiare Francesco e poi, guarda caso, è sua là pistola che spara? Forse che tutti questi grandi signori sono uomini? Sono uno schifo. Si fanno insultare le loro donne e non reagiscono neppure...'. Carlo D'Alessio, il padre della vittima, settantadue anni portati in modo eccezionale, ex colonnello paracadutista, re nel mondo dell'ippica italiana («in Inghilterra vado dalla Regina-), cerca di trattenersi mentre si schermisce dall'assedio dei giornalisti ai quali ha appena detto: «Con voi non voglio parlare, vi conosco. Scrivete un sacco di menzogne'. Poco prima aveva iniziato la sua testimonianza descrivendo Francesco come un figlio dolcissimo, che gli telefonava tutte le sere, col quale parlava a lungo. Spiegherà poi, nei corridoi, che Francesco viveva di ippica, nel senso che aveva uno straordinario fiuto sia nell'acquistare cavalli che poi rivendeva moltipllcando il guadagno (precisa: «/o stesso gli ho pagato 65 milioni un cavallo che aveva appena pagato 24 milioni. Alle aste era bravissimo»), sia nello scommettere (racconta: -Cabassi in società con lui ha guadagnato molti soldi»). Una specializzazione, quella di Francesco, che gli permetteva di vivere con un treno di vita di 350 milioni l'anno, anche perché, quando aveva un momento di difficoltà, il padre interveniva. Il padre lo ricorda in aula come -un ragazzo che era sempre presente a se stesso. Nessuno mi aveva parlato della sua vita disordinata. Se l'avessi saputo, sarei intervenuto, non so come, magari mettendogli le catene al piede». Carlo D'Alessio non crede che le cose siano andate come gli imputati raccontano e aggiunge «qui si fa il processo all'ucciso e non a quelli che l'hanno ucciso A dire il vero, motivi di dubbio ne ha: non sono mal stati trovati i due tassisti che avrebbero portato Terry dal residence alla casa di Francesco e poi di nuovo indietro. Ironizza il padre, parlando dei tre amici del figlio: '...Questi signori così ben preparati, che si mettono a pulire i pavimenti...» e poi più avanti sibillinamente aggiunge: 'Io so la verità». E Terry? Risponde: «£' una povera disgraziata. Non voglio offenderla, non la conosco, bisogna poi vedere se è stata proprio lei a sparare. Ma una donna come lei, possibile che si sentisse tanto offesa se qualcuno, come ha fatto Francesco, le proponeva di andare a letto insieme?'. La vedova di Francesco ieri non è venuta, sarà sentita lunedi Su di lei, comunque, il suocero ha idee ben precise: 'Quando è morto mio figlio, le ho comperato una casa da 400 milioni e le passo tre milioni al mese. Non c'è da lamentarsi per una che vive con un altro, no?'. Con l'altro (un noto sportivo) Cheryl stava già prima di rimanere vedova: il padre di Francesco avrebbe delle foto osé che lo testimoniano. Ma questo potrà far parte di un altro processo, se mai si farà: quello tra Carlo D'Alessio e la nuora, tema: l'eredità della vittima. Valeria Sacchi

Persone citate: Cabassi, Carlo D'alessio, D'alessio

Luoghi citati: Inghilterra, Milano