Nuove follie romane

Nuove follie romane TRA ARTE, INCURIA E INSENSATI PROGETTI Nuove follie romane Per un lunghissimo tratto, che scorre all'interno della città, la Via Nomentana, a Roma, è tra le arterie più dense di traffico a tutte le ore del giorno e della notte. Su di essa, a qualche centinaio di metri dalla Porta Pia, si affaccia l'ingresso monumentale di Villa Torlonia, esempio molto nobile di classicismo dei primi anni del nostro secolo, dovuto a un architetto di grande talento, Gaetano Koch. Ai due lati delle edicole a forma di tempietto jonico, che fiancheggiano il cancello, il prospetto è decorato da quattro statue in marmo, copie assai fini da illustri esemplari della scultura antica; da qua! che mese i quattro marmi sono decapitati. Di notte (presumibilmente) i vandali sono riusciti a procedere nell'ignobile furto, nonostante la non poca altezza del muro su cui poggiano le sculture, e a di spetto del traffico. A Roma l'arredo urbano, i monumenti, le sculture sono abbandonati a criminali di ogni sorta; manca ogni tipo di sorveglianza e tutto è affidato al caso. Gli sfregi e i furti ai danni delle antichità che un tempo ornavano le famose Ville di Roma non si contano: da Villa Borghese a Villa Aldobrandino da Villa Mattei a Villa Doria, la situazione è identica, statue decapitate, sarcofagi infranti, ornamenti rubati. Altra piaga sono gli scarichi dei rifiuti; ne è ricettacolo la stessa Villa Borghese, per non dire della Via Appia Antica, la Regina Viarum; la mancanza di un efficace servizio di nettezza urbana è una delle caratteristiche odierne della Capitale d'Italia, che è anche la Città Santa del Cattolicesimo, e la meta di milioni di turisti annuali. Piazze e strade, giardini corridoi della metropolitana ostentano uno spettacolo di sporcizia e di abbandono, contribuendo ad accentuare quel tipico" colore itfe«ff6-o1*l&tale mjij$ giunge» jBggj^JJgma da città come Parigi, Amsterdam o Zurigo fa l'effetto di entrare in un luogo infetto, lurido e senza governo che non sia quello dell'inciviltà, del caos, dell'ignoranza. 11 male maggiore è però quello del traffico, un problema cioè moltiplicato dall'assenza di adeguate infrastrutture. Manca una rete di parcheggi razionalmente distribuiti, mentre le vie periferiche (che, se completate, assorbirebbero buona parte di ciò che si ri versa sul centro) non sono mai state ultimate o potenzia- te: la Via Olimpica non sbocca ancora sul Raccordo Anulare, quest'ultimo è in gran parte a due sole corsie per carreggiata, i lavori di svincolo della Via Salaria procedono a passo di lumaca, ecc. ecc. In una situazione del genere, disastrosa e angosciante, si assiste a un episodio di irrazionalità madornale: si tenta cioè di tilanciare il progetto di demolire la Via dei Fori Imperiali, procedendo allo scavo archeologico degli avanzi (che tutto fa presupporre esigui e miserabili) dei Fori di Cesare, Augusto, Nerva, Vespasiano e Traiano. Che lo stabilire come fossero articolati l'uno con l'altro questi complessi, un tempo di eccezionale magnificenza, è di enorme interesse (personalmente darci non so cosa per saperlo); ma accanto ai problemi dell'archeologia e dell'erudizione c'è anche una città con più di tre milioni di abitanti, con le sue esigenze, con la sua vita e c'è anche una questione di precedenze e di razionale pianificazione. C'è da inorridire al solo pensiero di cosa accadrebbe a Roma qualora l'insensato disegno dovesse realizzarsi: si è mai pensato al problema dello scarico delle immense cubature di terriccio che risulterebbero idaUo scavo,, e al loro trasporto1? Nòia forse si progetta di, utilizzarle per la ricostruzione artificiale della Velia, della piccola collina che, situata dietro la Basilica di Massenzio, venne sbancata per l'apertura della ex Via dell'Impero, oggi dei Fori Imperiali. L'assurdo progetto tocca anche punte siffatte di ridicolo; ripristinare una collina scomparsa, un'idea che già fu avanzata dall'incomparabile Soprintendente La Regina, oggi si vede ripresa in un volume (Roma, Studio per la sistemazione dell'area archeologica centrale) pubblicato dalla Soprintendenza Archeologica di gRoma, con il denaro pubblico (ci sono tutte le ragioni di crederlo) della Legge Biasini. Si- ignora, anzi, si vuole ignorare, che l'attuale Via dei Fori Imperiali (a suo tempo esaltata come una meraviglia, anche da coloro che oggi la considerano un abominio) non è altro che l'essenziale arteria di collegamento, esistita da tempi immemorabili, tra la parte Est e quella Ovest di Roma, arteria che passava per il Foro Romano, e che nel secolo scorso venne soppressa per la realizzazione degli scavi. Che la proposta di rifare una collina, che un'idea talmente 'balzana e irrazionale venga avanzata (e in tutta serietà) come rimedio degno di attenzione nel volume suddetto, ciò non deve sorprendere: il volume è infatti apparso a cura del prof. Leonardo Benevolo, lo stesso che anni fa suggerì, come "programma minimo» per il centro storico di Roma, di demolire, tra l'altro, il Palazzo di Giustizia, la Camera dei Deputati, il Vittoriano, il Palazzo delle Esposizioni, i Ministeri di Grazia e Giustizia e della Pubblica Istruzione, ecc. ecc. (L. Benevolo, Roma da ieri a domani, ed. Laterza, 1971). Come esempio di efficace pragmatismo per risolvere i terribili problemi .della.ic.^tàc,.(pon| c'è male"'' della Via dei Fori Imperiali, oggi come oggi, non ha nulla a che fare né con l'archeologia, né con i problemi del traffico, né con quelli urbani stici. E' una questione che (scaturita da un testo di arrabbiato manicheismo e di livello men che modesto come il Mussolini urbanista del funereo Antonio Cederna) si è venuta trasformando in uno scontro politicizzato, sul registro, del tutto pretestuoso, tra fascismo e antifascismo (quaranta e uno anni dal 1945!). In effetti, chi propugna o l'assurda distruzione della Via è, in primo luogo, il Soprintendente Adriano La Regina, notoriamente legato alla sinistra (a proposito, come la mettiamo la risposta all'interrogazione parlamentare relativa alla Dea di Butrintoì). Non meraviglia che, a raccomandarla, siano ricomparsi i soliti firmaioli, gli stessi che un tempo si procurarono il callo al dito sottoscrivendo innumerevoli appelli in prò di cause che sono poi apparse nella loro deludente realtà, in prò di miti oggi tramontati, dall'Unione Sovietica al Nord Vietnam, dalla Cina a Cuba. Delusa e frustrata, questa schiera di intellettuali impegnati (da decenni i nomi sono sempre gli stessi) non riuscendo a trovare altre terre promesse, si è ripiegata sui fatti casalinghi: la Via dei Fori Imperiali ha spalancato un nuovo palcoscenico. E non meraviglia neppure che l'ex Sindaco comunista di Roma, Ugo Vetere, abbia prorestato, perché in occasione della sfilata militare del 2 giugno è stato eliminato il cosiddetto cantiere in cui si sarebbe dovuto iniziare Io scavo, definendo quest'ultimo un'iniziativa culturale e scientifica»: sorprende sentir parlare di culrura e di scienza il rapprescntan te di un'Amministrazione che (tanto per citare un caso) ha consentito a che capolavori del Velazquez, del Rubens, del Reni e del Bellini, nella Pinacoteca Capitolina, venissero ri coperti dai prodotti di ur Andy Warhol. E non meraviglia infine che dalla medesima parte si sia posra la solita Italia Nostra, che in una lettera a La Stampa del 16 febbraio ha definirò «meritori» gli «-interventi della Soprintendenza archeologica di Roma» (cioè quei molto discussi e discutibili ripari, del tutto inutili, dei monumenti antichi) e insistendo per il rifinanziamento della legge speciale Biasini, . ; Per leggere - a dovere rale lettera, che prende le ■ -difese ] del Soprintendente La Regina, va osservato che essa è firmata da Maria Antonelli Carandini, cioè dalla sorella del conte professore Andrea Carandini al quale il La Regina aveva a suo tempo affidato gli scavi di Via dei Fori Imperiali. C'è da aggiungere che Italia Nostra viene finanziata dallo Stato con varie centinaia di milioni l'anno, denaro che forse sarebbe meglio speso ingaggiando un efficace servizio di vigilanza per le Ville e i giardini della Capitale. Federico Zeri Roma. Un'erma abbattuta dai vandali a Villa Borghese