Scalfaro: attenti ai nuovi Br di Ruggero Conteduca

Scalfaro: attenti ai nuovi Br Intervista con il ministro dell'Interno sul terrorismo di varie estrazioni Scalfaro: attenti ai nuovi Br «Sono cambiati: attentati con cadenza quasi annuale per dirci che esistono» - «Le risoluzioni non sono più farneticanti ma molto lucide» - «Siamo preparati a prevenire e reprimere, ma il pericolo non è cessato» ROMA —Ministro Scalfari), il segretario di Stato Shultz, il sottosegretario Armatosi, il presidente del partito repubblicano Frank Fahrenkoph, tutti americani, si sono avvicendati al Viminale insieme a ministri europei e persino australiani. Lei parte per l'Egitto, primo Paese dell'altra sponda del Mediterraneo a voler avviare conversazioni su un comune atteggiamento da tenere nei confronti del terrorismo internazionale. Il Viminale è diventata una succursale della Farnesina? • Per carità, non lo diciamo nemmeno. Il fatto è che la strategia politica nella quale io credo e che ho cercato di trasferire In questo ministero, parte della constatazione del tipo di aggressione, di criminalità che oggi l'uomo subisce. Che questa aggressione si chiami terrorismo di vari colori, di varie estrazioni, si chiami criminalità organizzata o criminalità comune, è un fenomeno che ha varcato i confini. E' aggredito l'uomo: sia esso italiano, turco o giapponese. E' mia convinzione che nessun Paese può salvarsi o difendersi da solo. Abbiamo stipulato accordi con la Jugoslavia e ricevuto richieste da parte della Turchia e del Marocco. I primi di luglio andrò in Grecia a firmare un patto d'intesa». — Come Intende procedere? «Attraverso un raccordo con gli Stati Uniti da una parte e con l'Europa dall'ai' tra, con le porte spalancate però a chiunque altro sia del parere di schierarsi dalla parte di coloro che vogliono difendere la sicurezza e la libertà dei cittadini. Lunedi, 23 giugno, verrà a Roma il ministro della Giustiziti americano Edwln Meese per siglare l'accordo antiterrorismo fra Italia e Stati Uniti.. — Si è ricucito dunque lo «strappo» di Sigonella? Momenti di incertezza sonò stati a mio parere superati a livello di governi, ma non di opinione pubblica. I turisti americani, secondo me, hanno deciso di non venire in Italia più che per paura, per mancanza di fiducia. Una fiducia che ora bisognerà recuperare cercando di farsi capire oltre che dai governi anche dal cittadini statunitensi». — Quali sono le principali caratteristiche dell'accordo? ■Il piano prevede due momenti: quello di mettere insieme ogni informazione, diciamo cosi dell'intelligenza, e l'altro dell'operazione vera e propria. Il primo punto verrà realizzato con la presenza presso la nostra ambasciata di Washington di personale dei servizi e con agenti ame¬ ricani dislocati presso la rappresentanza degli Usa a Roma in modo che ci possa essere una linea telefonica, 24 ore su 24, per qualsiasi scambio di notizie. L'accordo prevede • inoltre, a scadenze ravvicinate, incontri sia sul piano politico sia su quello tecnico, cioè vertici di polizia e di servizi». — Periodicamente, lei mette in guardia gli italiani contro possibili attentati... ^Possiamo dire in coscienza di avere una solida copertura preventiva, tenuta costantemente in allarme. Dico quindi che possiamo stare tranquilli perché abbiamo predisposto tutto ciò che è pensabile per prevenire ed eventualmente reprimere. Una cosa, però, non potete chiedere a un ministro, che voglia compiere il suo dovere con scrupolo, che vi dica: guardate, pericolo non ce n'è. Specie da quando abbiamo le autobombe e i kamikaze pronti a tutto». — Molti uomini di governo considerano chiusa la fase dell'emergenza, compreso lo stesso presidente Cossiga. Lei cosa ne pensa? «Io credo che la frase che viene ripetuta più volte: "Lo Stato ha vinto la battaglia politica nei confronti del terrorismo interno" sia una frase che si possa ripetere per mille e una ragione, basta guardare la realtà di oggi. Però noi abbiamo dati oggettivi che non possiamo trascurare. Il primo sono gli attentati che hanno una loro ca¬ denza, che se non rasenta l'anno ci si avvicina, e che sembrano dire: attenzione che noi ci siamo. Poi, soprattutto, ci sono i documenti. Volantini e risoluzioni strategiche scritti sicuramente da persone preparate e intelligenti con sintesi politiche lucidissime, che si fanno leggere direi con gusto. Non più la prosa "farneticante" come la si definiva in passato, ma l'opera di terroristi capaci e con in più l'apporto culturale carcerario: testi cioè che sembrano essere stati scritti da chi non ha problemi di tempo e può lasciarsi andare alle analisi più meticolose». — Lei, anche se fuori ruolo, è presidente di sezione della Cassazione. Come giudica la recente sentenza della Suprema Corte che ha ordinato di rifare il processo di appello per 11 delitto Chinnici? •Non c'è dubbio che una sentenza che butta all'aria tutto un processo crea un considerevole choc. Ai magistrati ho detto spesso che noi politici siamo accusati di non essere chiari e di negare quindi al cittadino la partecipazione. Dovere quindi di un politico democratico è di garantire questo diritto ai citta¬ dini. I magistrati hanno lo stesso dovere, ossia debbono farsi capire. Penso però che l'aggressione al giudice è sempre cosa sbagliata». — Come magistrato e come responsabile dell'ordine pubblico, cosa pensa dei maxiprocessi? «Sono indispensabili, ma sono anche un fatto pesante da ogni punto di vista, che rendono la giustizia più faticosa. Che un processo con tanta gente sia la miglior strada per far giustizia, io come magistrato non lo dirò mai. Mi rendo conto, però, che questi processi hanno dato per lo meno la sensazione visiva dell'impegno dello Stato contro la criminalità organizzata». — Terrorismo internazionale; timori all'interno, mafia camorra e 'ndrangheta, migliaia di poliziotti dirottati a Palermo e in altre località per i maxiprocessi. Nelle città, intanto, specie le più grosse, non si contano più i furti, le rapine, gli scippi e gli altri delitti, diciamo cosi, di criminalità comune... ■E' il solito discorso della coperta troppo corta. Nei momenti più caldi del terrori smo interno infatti abbiamo assistito ad un indiscutibile rafforzamento della criminalità organizzata, proprio per questo motivo. Ora, abbiamo avuto un aumento di organico di migliaia di unità. Altri duemila agenti entreranno in servizio fra qualche settimana dopo aver superato il corso di un anno per l'addestramento. Non posso garantire però ai cittadini di andare in vacanza tranquilli e che nessuno oserà svaligiare la loro casa anche se mi rendo conto che più che la strage di Fiumicino, che è un fatto enorme, sono questi episodi di criminalità minore ad incrinare maggiormente 11 rapporto cittadino-Stato. Il grosso avvenimento può creare sgomento, ma il piccolo delitto crea una preoccupazione specifica». — Cosa pensa Scalfaro, uomo della de, delle conclusioni del congresso del suo partito? •Non capisco le tante polemiche. Ho dato subito una valutazione positiva di questo congresso. Primo, per la sua vitalità nonostante fossero in partenza scontati sia il segretario che la linea politica. Secondo, per la relazione di De Mita, assolutamente degasperiana persino nell'impostazione, con grandi scenari di politica estera da cui discendono scelte di politica interna. Il .-no» alle correnti, poi, è stato un fatto clamoroso e positivo che mi ha riportato alla mente vecchie battaglie. Ruggero Conteduca Il ministro Scalfaro

Persone citate: Chinnici, Cossiga, De Mita, Edwln Meese, Frank Fahrenkoph, Scalfari, Scalfaro, Shultz