Uno contro 48 di Aldo Rizzo

Uno contro 48 Uno contro 48 Sette «eminenti personalità» del Commonwealth. guidale dall'ex presidente nigeriano Obasanjo e dall'ex primo ministro australiano Fraser, hanno concluso una lunga e tormentata missione nel Sud Africa (che era slata loro affidata in ottobre dalla Conferenza dei capi di governo svoltasi a Nassau) chiedendo ai 49 Paesi dell'Organizzazione nuove e più severe sanzioni economiche contro il regime di Pretoria. E dò perché «non vi è altro modo per evitare un bagno di sangue», cioè per indurre il governo segregazionista a un atteggiamento conciliante verso la maggioranza negra, prima che sia troppo tardi. Ma il primo ministro britannico. Margaret Thatcher, e decisamente contrario a nuove sanzioni (dopo averne accettala qualcuna, assai blanda, in ottobre). Altri in Inghilterra — fra cui, secondo alcune voci, la stessa regina Elisabetta — sono di diverso avviso; ma è assai dubbio che questo induca a un ripensamento la "signora di ferro». Cosi, invece di favorire un qualche accordo in Sud Africa (ammesso che questo fosse obiettivamente possibile), la missione dei csette saggi» rischia di dare il colpo di grazia allo stesso Commonwealth. Infatti, già il presidente dello Zambia. Kaunda. ha minacciato di fare uscire il suo Paese dall'Organizzazione, e il suo esempio potrebbe essere seguito dalla Nige¬ ria e addirittura dall'India. E ricordiamo che un altro dei maggiori Paesi, il Pakistan, usci già nel 1972, in seguito al riconoscimento del Bangladesh (nato, per effetto dell'intervento militare indiano, su un pezzo del territorio pachistano, il Bengala orientale). Da quando il mondo ha preso coscienza dell'intollerabilità, insieme morale e politica, del regime segregazionista, il Sud Africa e stato un fattore di crisi del Commonwealth, che pure era stato scosso da guerre «intestine», come appunto quella tra India e Pakistan. Lo stesso governo di Pretoria fu costretto a ritirarsi. Ora che la vicenda sudafricana scivola progressivamente verso la tragedia, il contrasto tra la prudenza britannica e la volontà degli altri di «fare qualcosa» diventa a sua volta esplosivo. Naturalmente, si può guardare anche con indifferenza alla crisi di un'organizzazione che, per tante ragioni generali, era priva ormai da tempo di un particolare significato politico. Restava tuttavia uno strumento di comunicazione, se non di mediazione, tra mondi diversi, nel ricordo di un impero (il più grande della storia, a parte quello romano), che aveva saputo finire al momento giusto e convertirsi in qualcosa d'altro. La sua fine, se fine sarà, non aiuta nessuno. Aldo Rizzo

Persone citate: Elisabetta, Fraser, Kaunda, Margaret Thatcher, Obasanjo