Pci sull'Aventino per la Rai «La Jervolino si dimetta»
Pei sull'Aventino per la Rai «La Jervolino si dimetta» Protesta per le nomine: diserterà la commissione di vigilanza Pei sull'Aventino per la Rai «La Jervolino si dimetta» Un invito alla presidente perché salvi «la dignità dell'incarico» - «La maggioranza si ricompatta solo per occupare spazi di potere, come per il Tg2» ROMA — La minaccia, nell'aria da qualche giorno, si è concretizzata ieri, durante l'ennesima seduta a vuoto della vigilanza Rai. I comunisti e la sinistra indipendente non parteciperanno più alle riunioni della commissione fino a quando perdurerà la situazione di stallo tra le forze di governo, che impedisce da tre anni 11 rinnovo del consiglio Rai. -Prendiamo atto che questa maggioranza — ha detto il capogruppo del pei Bernardi — si ricompatta solo quando deve procedere all'occupazione di spazi di potere, come nel caso della nomina del nuovo direttore del Tg2.. Bernardi, assieme all'indipendente di sinistra Barbato, ha quindi chiesto al presidente della commissione, Rosa Russo Jervolino, -di farsi interprete del grave imbarazzo in cui si trova la commissione, dimettendosi-. I due deputati hanno precisato che questa richiesta non è motivata da un giudizio negativo sul presidente, ma dall'esigenza di richiamare con forza l'attenzione sui problemi della commissione. • Valuterò con molta attenzione la richiesta — ha replicato la senatrice Jervolino —, ma preciso subito che se deciderò di dimettermi sarà una scelta personale-. Rosa Jervolino ha comunque escluso la possibilità di dimettersi subito: -Non sono attaccata alla poltrona. E' un incarico scomodo, ma il dovere di un presidente è di fare il possibile perché la commissione funzioni e le mie dimissioni favorirebbero ulteriori ritardi. Certo — ha concluso — non sono disposta ad aspettare all'infinito che si trovino accordi fuori di qui-. L'unica via di uscita per eleggere il consiglio Rai. secondo il de Borri, è quella di modificare la legge che stabilisce le norme per la nomina, abbassando il quorum. I comunisti sono d'accordo: •Visto che Cava non si decide a presentare il suo disegno di legge — ha detto Bernardi — chiederemo che l'aula esamini subito il nostro progetto-. Quanto alla riforma del si¬ stema radiotelevisivo misto, Oava ha annunciato ieri che 11 disegno di legge è pronto. Questo famosa legge stralcio — ha detto — la tengo nel cassetto e li rimarrà finché i partiti di maggioranza non si decidono ad approvare ciò che è stato già approvato dal governo. Inoltre — ha aggiunto 11 ministro —, ho avuto la sensazione che anche in Parlamento interessi opposti spingessero a non legiferare. Ma forse ora abbiamo raggiunto un punto di caduta tale che varare delle norme fa comodo a tutti. Perciò sono ottimista, la legge si farà presto, anche perché è meglio una legge non perfetta che questa situazione di caos-. Oava si è quindi soffermato sull'interconnessione: •£' impensabile concedere ai privati la diretta se prima non variamo norme sulla trasparenza della proprietà, delle sanzioni se tali norme sono violate. Io personalmente credo che il divieto di fare telegiornali, ad esemplo, sia un favore per il privato che possiede una rete commerciale: la redazione rende meno "padroni"-. Quanto alla norma secondo la quale un imprenditore non può possedere più di due reti nazionali, Gava ha definito ingiustificate le crìtiche: «71 mio decreto prevedeva questa norma già un anno fa. Ora non si può venire a dire ci volete costringere a vendere. Coi tempi legislativi che abbiamo, mi sembra che ci sia tutto il tempo per non svendere- Giuseppe Fedi ROMA — La Camera ha accolto ieri con votazione per alzata di mano le dimissioni da deputato del radicale Gianluigi Melega. In una lettera inviata alla presidenza per motivare la sua decisione, l'on. Melega ricorda di essere sempre stato favorevole alla «rotazione dei deputati radicali. Contro le dimissioni si è pronunciato 11 socialdemocratico. Luigi Preti. A Montecitorio subentrerà a Melega Francesco Corleone, primo del non eletti nel collegio Brescia-Bergamo.
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