Chieri, a giudizio primario e tre medici dell'ospedale

Chieti, a giudizio primario e tre media dell'ospedale Conclusa l'inchiesta del giudice istruttore aperta neU'84 Chieti, a giudizio primario e tre media dell'ospedale Le accuse: truffa e interesse privato per aver favorito i loro clienti • D radiologo «gioielliere)) • Una malintesa concezione dei rapporti con la pubblica amministrazione, devianze funzionali, ripetute scorrettezze deontologiche e professionali, accompagnate da una tendenza alla commistione di interessi privati con quelli pubblici-. Secondo il giudice istruttore Aldo Cuva questo è il quadro che emerge dall'inchiesta aperta nel novembre dell'84 sull'ospedale di Chieri. Un'istruttoria che il magistrato ha concluso rinviando a giudizio quattro medici: il primario di ortopedia Carlo Lasi e i suoi due assistenti Aldo Bava e Antonio Intrieri, per concorso in truffa e interesse privato; il responsabile della divisione di radiologia Giuseppe Bottero, per truffa. L'elenco delle imputazioni di cui i quattro sanitari dovranno rispondere davanti al tribunale offre uno «spaccato di vita, dell'ospedale. Stando all'accusa, il primario Lasi e gli assistenti Bava e Intrieri avrebbero effettuato interventi nelle cliniche private Villa Pia e San Luca, pur risultando presenti nello stesso orario all'interno dell'ospedale. In particolare Lasi avrebbe utilizzato per le prescrizioni ai suoi clienti privati i ricettari della struttura pubblica; il Bava, in violazione del suo rapporto di medico a tempo pieno nell'ospedale. I tre sanitari avrebbero inoltre dirottato diversi pazienti in cliniche private, consigliando il ricovero a Villa Pia o al San Luca, per evitare 1 lunghi tempi d'attesa della struttura pubblica. Lasi e Bava, avrebbero largheggiato nel prescrivere prestazioni fisioterapiche urgenti, per ottenere che i loro clienti ricevessero il trattamento con precedenza rispetto ai comuni pazienti dell'ospedale. La truffa che il dottor Bottero avrebbe commesso ai danni dell'ospedale, è invece piuttosto insolita. All'attività di radiologo aveva affiancato da tempo, nell'orario di lavoro, un fiorente commercio di preziosi. Arrivava spesso in ospedale con rotoli (le confezioni che usano i gioiellieri professionisti) di anelli, catenine, braccialetti e altri monili, vendendoli al personale