Pene ridotte e molte assoluzioni per ex dirigenti dell'Ambrosiano

Pene ridotte e molte assoluzioni per ex dirigenti dell'Ambrosiano Otto mesi all'ex vicepresidente Rosone (in primo grado 5 anni) Pene ridotte e molte assoluzioni per ex dirigenti dell'Ambrosiano DALLA REDAZIONE MILANESE MILANO — In appello li hanno assolti tutti, o quasi, quei 12 dirigenti del vecchio Ambrosiano e di alcune finanziarie che in prima istanza erano stati condannati complessivamente a 34 anni di carcere e 30 miliardi di multa per reati ricollegabili al crack dell'istituto di credito. La seconda Corte d'appello ha modificato la sentenza di primo grado, accogliendo le tesi dei difensori: cosi l'ex vice presidente e direttore generale del Banco Ambrosiano. Roberto Rosone, condannato nel marzo del 1985 a sei anni di reclusione (di cui otto mesi scontati) e cinque miliardi di multa per acquisto di azione proprie (fatto questo non consentito dalla legge bancaria) si è visto ridurre la pena a 8 mesi e un milione e 800 mila lire di multa per reati societari minori. Goffredo Manfredi, im prenditore romano consiglie re del vecchio Banco, è stato condannato a cinque mesi (In primo grado sei anni e sei mesi). Assolti per non aver commesso il fatto gli altri dirigenti dell'Ambrosiano di Roberto Calvi: dal vice presidente Carlo Olgiati (tre anni e otto mesi in primo grado), al collaboratore di Calvi Fedele Ruggiero, al dirigente del servizio Borsa Giancarlo Vismara (tre anni e sei mesi), e poi i direttori centrali Alessio Tagliani e Dino Cinquini (tre anni e sei mesi e tre anni e dieci mesi rispettivamente). Assolto per non aver commesso 11 fatto anche il ticinese Ferdinando Garzoni, ex presidente del Banco del Gottardo. Prosciolto infine Franco Barlassina, amministratore dell'Italmobiliare, nonché braccio destro dello scomparso Carlo Pesenti. Una sola conferma, e per di più parziale, per i fatti in questione: . all'imprenditore Enrico Miorini è stata con¬ fermata la multa di 4 miliardi già avuta in prima istanza, mentre la pena carceraria è stata semplicemente dimezzata: da tre anni a un anno e sei mesi. I fatti processuali risalgono ai primi mesi del 1982, cioè poco prima del crack dell'Ambrosiano, con un antefatto: nel novembre 1981 l'assemblea degli azionisti del Banco aveva approvato una delibera che autorizzava l'istituto di credito ad acquistare proprie azioni sul mercato sino ad un massimo di 20 miliardi per difendere i corsi. Nel settembre del 1982, quando a crack ultimato i liquidatori poterono effettuare i primi controlli, nelle casse dell'Ambrosiano si trovarono titoli per 72 miliardi. Gli inquirenti ravvisarono dietro questa massa di titoli comprata l'eventualità che qualcuno si fosse sbarazzato delle proprie azioni ormai senza prezzo (in pochi giorni in Borsa le quotazioni erano scese da 50 mila a zero lire) scaricando le perdite nel calderone della bancarotta. Di qui le accuse contro Rosone e gli altri dirigenti, nonché quelle contro Pesenti e Barlassina, che con una società da loro gestita, la «Soterna». avrebbero agevolato la manovra. L'azione giudiziaria era stata promossa dagli stessi magistrati che si occupano del crack; si trattava di un processo stralcio rispetto a quello maggiore che vedrà il rinvio a giudizio per il prossimo autunno. La sentenza della Corte d'appello potrebbe avere riflessi importanti anche per il procedimento che riguarda i 2 mila miliardi del crack. L'unico imputato che si è visto in qualche modo confermare la pena, l'imprenditore Enrico Miorini, è stato incastrato in realtà da fatti di natura valutaria.