«Sono Greco, né don né papa» di Francesco Santini

« Sono Preci», né cton né pqpq Palermo, si rianima il processone con l'interrogatorio del presunto boss « Sono Preci», né cton né pqpq Dichiara subito: «La violenza non fa parte della mia dignità» - «Buscetta e Contomo non li conosco: questi signori sono portavoce di altre persone» - Ma l'imputato non dice quali - Rivela che il suo fondo era aperto a tutti: magistrati, carabinieri e «amici» - «Tutti venivano a caccia, persino il colonnello Russo C'ufficiale ucciso dalla mafia)» - Ha parlato anche di un diario con le annotazioni sul suo giro di assegni DAL NOSTRO INVIATO PALERMO — Michele Greco è al pretorio dell'aulabunker. Il -papa- della mafia, assolto in Cassazione, da di sé un quadro di umiltà e di arroganza. •Signor Presidente — domanda — permettete una parola?: Il dottor Giordano annuisce e Michele Greco riprende: .Presidente, la violema non fa parte della n.ia dignità: Ecco il capo della commissione al quale sono stati contestati novanta omicidi. E' calmo, sorride, 'La violema — ripete — non fa parte della mia dignità: Presidente: «Ho capito, Greco.. Greco: «La ringrazio signor Presidente'. P.-.sidente: «Afa come spiega le accuse?-. Greco: «£' il mio nome che fa conturbare: si sono costruite menzogne e calunnie sulla mia famiglia, sul mio piccolo mondo di agricoltore'. Presidente: «Afa Buscetta e Contorno lo indicano come capo della commissione mafiosa...'. Greco: -lo non conosco questi signori. So soltanto che noi, ogni anno, facciamo un mare di produzione che va convertita in denaro per il mio piccolo monde: per me e i miei collaboratori, che sono i miei operai ma che io rispetto e chiamo, appunto, collaboratori. Come agricoltore cominciò il mio bisnonno. Passò una vita nei campi, nel fondo Favarella. Mio bisnonno era una persona perbene. Sua eccellenza Pili, procuratore generale a Palermo, aveva la chiave del nostro fondo. La signora Maria, sempre ci è stata vicino'. Michele Greco fa il nome del procuratore generale della Repubblica del tempo. Sorride. E' il primo gradino della sua tecnica difensiva. Una strategia che parte da lontano, da una latitanza andata avanti per quattro anni, fino all'arresto, in povertà, su una montagna alle porte di Palermo. Poi, il colpo magistrale dell'ergastolo annullato in Cassazione per il delitto Chinnici. Fino all'interrogatorio di ieri, tutto giocato sull'immagine dell'agricoltore rispettabile, amico di magistrati e di ufficiali del carabinieri, di nobili palermitani, di commercianti d'arance. E comincia da un dettaglio. Il suo titolo. .Che cos'è questo "don" che mi hanno appiccicato?: domanda infastidito. E ancora: «Afa perché mi chiamano don Michele di Ciòculli? la sono di Croceverde Giardini. Li tutti mi conoscono come lo "zu" Michele. "Zu", in campagna, vuol dire zio. Sto "don" non l'ho mai sopportato^. Presidente: .Appunto. Greco. Vincemo Sinagra ha riferito die Contorno gli disse "Poi ci pensa lo "zu" Michele...".. Michele Greco insorge: -Chi è questo Sinatra, Sinatri o chi è lui? Sconosco questo signore. Io ho un mondo ài lavoro e di persone perbene. Gli amici miei li ho tutti elencati al giudice Falcone...'. Michele Greco insiste con il suo elen co di amici, ma al presidente Oiordano che ne vuol sapere di più. sfugge nelle risposte Ricorda soltanto gli anni dell'adolescenza, le gare di tiro a volo, gli ambienti buoni della città, con il conte Tagliavia che lo incoraggiava nello sport. 'Le amicizie — racconta — risalgono a quegli anni e le mogli, nobilissime signore di quegli amici, mai hanno abbandonato mia moglie: Gli amici di Michele Greco avevano la chiave del fondo Favarella. Una riserva di caccia, dove per sparare ai conigli selvatici, alle pernici e alle lepri entravano e uscivano carabinieri e mafiosi, vittime e carnefici. Avevano le chiavi del fondo il colonnello Russo, il colonnello Porto, il capitano Zurlo. E ancora molti sottufficiali dei carabinieri: il maresciallo Scala e Ferrante. Fogliani e Maltese e anche Stefano Bontade. il grande protagonista della guerra di mafia. Presidente: -Lei sapeva che Bontade era latitante?'. Greco: 'No, era libero e la sera del venerdì di Pasqua era da me. Poi successe la disgrazia. Lo avevo invitato, Stefano, per il lunedi di Pasqua, ma successe la disgrazia'. L'interrogatorio prosegue: Michele Greco fa sapere di avere un diario. E ancora, aggiunge, di aver sempre fatto votare per la democrazia cristiana. Infine, una piccola annotazione, in risposta al presidente. Presidente: 'Michele Greco, un carabiniere riferisce di un suo colloquio con Luciano Ligglo perché facesse arrivare un messaggio fuori dal carcere, lei conosce Uggio?'. Greco: «/o Luciano Uggio l'ho conosciuto all'Ucciardone. Io gli do del tu perché sono più anziano. Lui mi dà del lei. Michele Greco è duro, sprezzante. Presidente: 'Greco, parli con chiarezza'. Ma Michele Greco cambia discorso. Ora ha un momento di umanità. Parla del figlio Giuseppe. Del film con Barbara Bouchet che ha finanziato .perché — spiega — voglio bene a mio figlio. Ma è forse reato voler bene a un figlio che non é adatto per la campagna ma è sempre stato portato per l'arte?: Presidente: 'No, non è un reato voler bene a un figlio». I Greco: .Anche su questo I film ne sono state dette tante, una montagna di bugie. Dai 500 milioni che io ho dato per il film se ne debbono sottrarre 350 di un contratto con una casa di distribuzione. Il film è piaciuto. Giuseppe fece bene la sua parte, al primo impatto con il mondo del cinema. E' un ragazzo, e se la cai'ò bene. Ma poi arrivarono i guai: invece di una carriera artistica, tre anni di galera per un ragazzo. Ed era socio del conte Tasca e del barone inglese...... Presidente: .Greco, lei ha conosciuto Nino Salvo?» Greco: .Nino Salvo, una persona squisita, un gran signore Presidente: »E Ignazio Salvo?'. Greco: 'Non lo conosco». Presidente: «E Tommaso Buscetta?-. Greco: «Afai conosciuto, ma non posso escludere che Tommaso Buscetta sia venuto al Fondo Favarella con Totò Greco del quale era amico. Buscetta, comunque è un portavoce....» Presidente: .Portavoce di chi?». Greco: «La cosa non mi interessa, non voglio fare pensieri. Loro mi accusano, io dimostro che sono false accuse». Presidente: .E conosce Contorno?». Greco: «Afai conosciuto, mai visto questo simpatico personaggio». Il Presidente gli contesta una storia di assegni. Il «papa, della mafia non ricorda se li ha dati o ricevuti da Stefano Bontade. Adesso dice: .Coinè faccio a ricordare, ma da un certo anno della mìa vita ho tenuto un diario: è scritto tutto, proprio tutto. Il diario è tra le mie carte, speriamo che esca fuori». Michele Greco se ne va sull'onda di un'ultima frase: «/o so aspettare, Presidente, sono paziente, non mi agito alle fermate dell'autobus: anche in carcere mi adatto e so controllare i miei gusti. Francesco Santini Palermo. Michele Greco viene accompagnalo in cella dai carabinieri dopo l'interrogatorio (Ansai

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