Teriy segue un copione per evitare l'ergastolo di Valeria Sacchi

Teriy segue un copione per evitare l'ergastolo La modella «non socialmente pericolosa» secondo i periti Teriy segue un copione per evitare l'ergastolo Ha imparato la lezione impartita dagli avvocati - Qualche reticenza per difendere i vecchi amici MILANO — «Con «no come te, col tuo passato, basta» (parla il fidanzato Giorgio Rotti). -So che sei venuta per avere rapporti con me. Non ti preoccupare, la ragazza che è qui non crea problemi. Se vuoi, posso chiamare anche altri amici» (parla Francesco D'Alessio, il morto, pochi minuti prima di venire ucciso). Su queste due frasi che sintetizzano la molla del movente, si giocherà li destino della modella americana. Quella Terry Broome arrivata in Italia nell'aprile dell'84 con alle spalle sette anni di droga pesante a New York, compreso un tentativo di suicidio e, più a monte ancora, uno stupro all'età di sedici anni nel suo paese, la Carolina del Sud. Episodio commentato dal padre con un'altra frase (che probabilmente è rimasta storica nella vita della ragazza): «Cosi imparerai». Oggi, dopo due anni di carcere, Terry sembra cambiata, l'aria attenta della scolara diligente, la compostezza del gesti. In carcere si è disintossicata, dopo lunghe cure e «tre mesi terribili di crisi d'astinenza» come ha spiegato ieri. Insegna l'inglese alla sua compagna di cella, Vincenza Fioroni ex Prima Linea, fa un corso di ceramica. Sicuramente 1 suol avvocati l'hanno indottrinata, e hanno chiesto la traduzione che ritarda i tempi di risposta e allunga quelli di riflessione, nonostante la ragazza capisca perfettamente l'italiano (e difatti, certe volte, Terry se ne dimentica e risponde direttamente). Ma lei comunque la lezione l'ha imparata bene e il copione, se copione è, le calza a pennello: la sua reticenza nel non volere affermare cose di cui non è stata testimone si attaglia perfettamente con la mentalità da ragazza americana nella quale, una volta snebbiato il cervello dalla droga, riemerge prepotente la vocazione puritana. L'autocontrollo non le impedisce però di denunciare una certa emozione .quando si ritorna a parlare della famosa notte al Nepentha, quella nella quale D'Alessio, con le sue profferte a mezza voce, con i suol gesti da masturbatore (uno degli amici ha confermato che 11 morto era un ragazzo «con la patta sempre slisa»), le sue presunte insinuazioni su di lei avrebbe, nella ricostruzione della difesa, fatto appunto scoppiare quel misto di terrore e di soggiogazione che è poi sfociato nella pistola e nel delitto. Ma anche qui le indecisioni sono plausibili: il comportamento della vittima avrebbe appunto toccato la sua intima pruderie. Terry non ha difficoltà ad ammettere di essere stata l'ami' chetta di Caccia, poi di Ca< bassi, infine di Rotti, ma rifiuta il ruolo di donna da triangolo. E ricorda con un brivido la frase di D'Alessio al night: •Come ti illudi di poter stare con un sola uomo?». Domanda che sembra riproporle una immagine distrutta e senza scampo. Ma anche di D'Alessio dice: -Mi dispiace che sia morto. Niente di ciò che ha fatto meritava questo». L'animosità sembra lontana da lei. Con fermezza rifiuta di mettere In ulteriori pasticci quel Giorgio Rotti suo ultimo fidanzato che, con un copione degno di soldatino anteguerra, la famosa notte le avrebbe chiesto di restituirgli 1 gioielli, un anello e una catenina d'oro. E alla fine della lunga mattina di interrogatorio, qualcosa deve essere affiorato nel cuore del giovanotto che, per la prima volta, si è avvicinato a Terry toccandole affettuosamente una spalla. L'accusa di omicidio volontario, con raggravante della premeditazione, può costare a Terry l'ergastolo, anche se il pubblico, e non solo il pubblico, tifa per una sentenza più leggera. Cosicché lei potrebbe, se le va proprio bene, uscire di prigione prima di dieci anni. A suo favore gioca infatti, oltre allo stato confusionale dovuto all'uso della droga, anche il quadro d'ambiente emerso dagli interrogatori, dalle stesse ammissioni dei tre coimputati minori Quel mondo di promiscuità facile, di esibizionismo ossessivo, di infantilismo e di vuoto sorretto appunto dalla sniffata costante, necessaria per tirarsi su. La coca infatti era, secondo le affermazioni di Terry, dappertutto: se ne trovava nelle case di Cabassi e nell'appartamento di Rotti, in contenitori diversi, di carta, di plastica, alcuni con polvere più raffinata, altri con qualità meno pure. Rotti addirittura portava appeso al collo uno «snif fer» di sua invenzione, che poi è stato messo in commercio. La droga era sui tavoli, negli arma¬ ddldtmrtd•ptd•gvspcCtccmv di, non mancava mai. La perizia psichiatrica d'ufficio ha confermato che la possibilità di intendere e di volere di Terry al momento del delitto «era grandemente scemata per transitoria psicosi tossica in soggetto cronicamente intossicato da cocaina», la definisce •persona non socialmente pericolosa». Dice anche molte altre cose: parla di tendenza all'esibizionismo, di •personalità poco capace di gestirsi», di un «io confusivo» con tendenze omosessuali basate sulla tenerezza più che sulla sessualità. Oggi è 11 turno dei tre comprimari, Cabassi, Rotti e Caccia: molto probabilmente non infieriranno, cosi come Terry non ha infierite con loro. Non sono granché, ma sembrano aver conservato un solidarietà di gruppo che non è venuta meno, una vocazione irrinunciabile a essere: «ornici miei». Valeria Sacchi Milano. Gli imputati a piede libero Giorgio Rotti (da sinistra), Claudio Caccia e Carlo Cabassi

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