Venezia più tecnologia meno museo di Giuliano Marchesini

Venezia! più tecnologia meno museo Quali potenzialità dovrà sviluppare nella corsa verso il Duemila Venezia! più tecnologia meno museo H sindaco Laroni: «Non vogliamo una città morta ma accanto alla vetrina ci devono essere tanti laboratori da cui escano i prodotti da esporre» - La funzione di Marghera non è conflittuale con le esigenze di tutela dell'ambiente - Vanni (pei): «Bisogna mantenere l'unità ecologica della Laguna» - Trevisan (Cgil): «Il turismo rischia di annullare le altre attività» DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — Il rito veneziano si consuma lentamente, con la flottiglia di gondole che scivola sul Canal Grande, tra 1 merletti di pietra del palazzi. Si spande in Piazza San Marco, tra la ressa del colombi e i violini delle orchestrine dei caffè sotto le Procurane. Si allunga per le calli che formano l'intreccio magico della Serenissima. Ma tutto questo non basta, secondo 1 risultati di un recente convegno. In base a uno studio dell'Ocse, organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, si è rilevato che la città lagunare non potrà vivere di solo turismo, che il suo futuro deve basarsi su un rilancio dell'industria, dei servizi. Cosi si riprende il discorso attorno a un vecchio quesito: Venezia grande museo o Serenissima rivitalizzata? Quale, dunque, la Venezia del Duemila? Il sindaco Nereo Laroni, socialista, non ha dubbi sulla necessità di rianimare la città, in diversi settori. «Per la prima volta — osserva — quel convegno ha posto in termini di documentazione il problema dei costi del turismo, al di là dei vantaggi. Anche costi sociali, dì modificazione della natura e delle caratteristiche di Venezia, Quindi, sema negare l'importanza di un ruolo inevitabilmente legato al patrimonio artistico della Serenissima, se ne individuano i limiti e le esigenze di compensazione». Per l'avvenire di Venezia, il sindaco Ìndica due strade: innovazione e ripresa industriale. Ma con una precisazione che tende a richiamare il rispetto per una città tanto delicata. .Si badi bene che sia noi dell'amministrazione comunale sia l'Ocse non parliamo di un'industria di stampo tradizionale, ma di attività evolute, proprie della nostra epoca, e soprattutto compatibili con le peculiarità di Venezia». Secondo Laroni, il domani della Serenissima dipende anche dal mantenimento del polo industriale di Porto Marghera, oggetto in questi anni di tante polemiche sulla salvaguardia di Venezia. «La funzione di Marghera — assicura il sindaco — non è conflittuale con le esigenze di tutela ambientale. Certo, qui c'è bisogno di una riconversione, che del resto è già in atto, anche con investimenti massicci.. Ma c'è chi sostiene che quel gigantesco grappolo di stabilimenti sormontato dalle ci miniere, alle spalle della Serenissima, non è stato altro che un grossolano sbaglio, 'Probabilmente — commenta Laroni — in quel periodo fu una scelta inevitabile. Se valutiamo oggi l'insediamento di Marghera, dobbiamo convenire che si trattò di un errore». Ma non per questo, insiste il sindaco, si deve cancellare un polo industriale. «Ripeto che in quell'area certe attività economiche sono compatibili: ad esempio la cantieristica, la vetraria, la metalmeccanica. Queste dovrebbero essere le linee dello sviluppo di Venezia». E quale dovrebbe essere la sorte di un centro storico che si va illanguidendo, perde abitanti e non trova adeguata consolazione nel grande flusso turistico? Laroni risponde che occorre un riequilibrio tra turismo e certe attività. 'Quelli che vedrebbero volentieri una Venezia museo, riservata soltanto agli ammiratori, sono in sostanza sostenitori di una città morta. Invece Venezia è sempre stata moderna, e lo è ancor di più oggi, se è vero che racco- glie i valori di vita cui aspira l'umanità contemporanea. La città museo è un'immensa vetrina: noi vogliamo che accanto alla vetrina ci siano i laboratori da cui escano i prodotti da esporre». Intanto la Serenissima deve ancora pensare a difendersi dagli assalti del mare, dalle «acque alte*. E di recente, in Consiglio comunale, c'è stata una spaccatura nel fronte della salvaguardia. Sull'impiego della prima parte dei fondi stanziati dalla legge speciale per gli sbarramenti mobili alle tre bocche di porto hanno votato contro comunisti, verdi, demoproletari. Dice il sindaco: «La prima esigenza di Venezia è quella della tutela ambientale, la seconda riguarda la sicurezza della città, il metterla al riparo da eventi catastrofici. Questo per noi è un punto irrinunciabile, sul quale gli altri devono dare risposte chiare». Replica Walter Vanni, segretario della federazione provinciale del pei: -Nell'esposizione della giunta c'erano anche posizioni interessanti, ma espresse in forma troppo generica. Noi diciamo che soprattutto va mantenuta l'unità fisica ed ecologica della Laguna. E il denaro bisogna spenderlo per un pacchetto di progetti sul quale vi sia il consenso unanime delle forze polìtiche. Tra l'altro, il processo dì disinquinamento delle acque dev'essere completato o quasi, prima di procedere alle opere di sbarramento delle- boccile di porto. Il nostro auspicio è che la città si presenti unita a questi appuntamenti di estrema importanza». Il discorso sul futuro della Serenissima preoccupa parecchio, naturalmente, anche il sindacato. Italo Trevisan. segretario comprensoriale della Cgil, che si occupa in particolare dei problemi del centro storico, concorda con le conclusioni dell'Ocse. 'Anche laddove si dice che il turismo va preso a piccole dosi: se invece se ne abusa, può essere letale. In effetti, il turismo a Venezia rischia di annullare tutte le altre attività. Allora si avrebbe un'accentuazione di quel processo che è già in atto: una monocultura che toglie vitalità al centro stori co veneziano, modificando in fondo anche la civiltà della Serenissima». Trevisan rammenta che nel centro storico, dal '55 ad oggi, si sono perduti circa 20 mila posti di lavoro. Insiste dunque per nuovi impulsi alla Serenissima. E conclude con una punta di polemica: 'Notiamo un non governo negli enti locali. Non basta enunciare principi: le giunte devono dimostrare nel concreto la volontà effettiva di assicurare sviluppo e salvaguardia a questa citta». Giuliano Marchesini

Persone citate: Italo Trevisan, Laroni, Nereo Laroni, Trevisan, Walter Vanni