Si spegne il video della Cinq di Enrico Singer

Si spegne il video della Cinq In Francia varata la nuova normativa per le televisioni tra polemiche e annunci di battaglie legali Si spegne il video della Cinq Privatizzata la rete Tf-1 - Un nuovo pericolo per la coabitazione tra Mitterrand e Chirac PARIGI — La «rivoluzione televisiva» francese è arrivata. Ed è davvero una rivoluzione: con vincitori e vinti, con teste che saltano. Tf-1, il più grande e ascoltato dei tre canali pubblici, passa ai privati. L'avventura della Cinq, la prima rete commerciale franco-italiana è spezzata. Anche le concessioni per il satellite di telecomunicazioni, che sta per essere lanciato, sono annullate. Se le indiscrezioni che circolavano ormai da un mese hanno ridotto l'effetto-sorpresa della riforma varata ieri dal Consiglio dei ministri, i suoi contraccolpi pratici — e politici — saranno notevoli. Mitterrand ha già. •deplorato* la decisione del governo Chirac, gli operatori servizio pubblico tv sono in allarme. Silvio Berlusconi e i suoi soci francesi potrebbero ingaggiare una maxi-battaglia legale. E, per una strana coincidenza, la legge che disegna il nuovo panorama audiovisi vo è stata presentata in una Parigi appiedata, e paralizza- ta, dal primo sciopero contro la politica della maggioranza di centro-destra uscita dalle elezioni del 16 marzo. Un blocco totale di 24 ore dei trasporti pubblici (l'unico precedente paragonabile risale al 1977) che tradisce una tensione sociale in aumento. Anche la riforma del settore televisivo sembra destinata ad avvelenare i prossimi mesi della «coabitazione» inaugurata a Parigi, ma sempre in bilico. I punti-chiave della legge sono due: la privatizzazione di una parte del servizio pubblico, e lo scioglimento del contratto firmato dal precedente governo socialista con Silvio Berlusconi e due industriali francesi (Jerome Seydoux e Christophe Riboud) per la concessione della Cinq. Due punti che hanno già sollevato polemiche e critiche. Prima di tutto, l'annullamento della concessione al network franco-italiano. E' l'aspetto più clamoroso della riforma. Anche se i leader dell'attuale maggioranza l'a¬ vevano promesso quando ancora erano all'opposizione, accusando Mitterrand di avere «favorito gli amici della gauche* e -ignorato* le altre candidature, è sorprendente che un governo cancelli un impegno sottoscritto appena sei mesi fa (e giudicato «corretto» dal Consiglio di Stato). Ed è una scelta che potrebbe costare molti miliardi alle casse pubbliche: la Cirio aveva ottenuto un contratto di 18 anni e il risarcimento dei danni sarà pesante. Nello scenario previsto dalla legge presentata ieri dal ministro della Cultura, Francois Léotard, per la concessione della Cinq si ripartirà da zero. Sarà la nuova «Commissione nazionale della comunicazione e delle libertà» a ridistribuire le frequenze, non prima di settembre-ottobre. Ci sono dèi tempi tecnici: la legge dovrebbe essere approvata dal Parlamento entro luglio, poi si dovrà nominare la Commissione (composta da nove «saggi»). Berlusconi e i suoi soci fran¬ cesi potranno certo ricandidarsi, magari entrando in altre «cordate». Ma il risultato dell'asta, oggi, appare molto incerto. E per qualche mese, a partire dalla pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale, la Cinq potrebbe anche sparire dagli schermi tv. La Commissione dovrà poi ridistribuire i canali del satellite per telecounicazloni «Tdf-1» (lancio previsto in novembre) che erano stati affittati dal governo Fabius a un consorzio europeo: ancora Berlusconi, l'inglese Maxwell, il tedesco Klrch e il francese Seydoux. Diverso è il discorso della privatizzazione di Tf-1, il primo dei tre canali pubblici francesi. La «Commissione nazionale della comunicazione e delle libertà» ne stabilirà il prezzo e valuterà le diverse candidature. Una vendita, quindi, non al migliore offerente ma al gruppo che proporrà il progetto •culturalmente più valido* e le maggiori garanzie per la •produ¬ zione francese*. Ma anche l'operazione Tf-1 suscita delle perplessità. La nuova legge prevede che il 50 per cento della proprietà della rete passerà a una società privata: il 10 per cento delle azioni sarà riservato ai dipendenti e il 40 'Offerto agli utenti*, cioè ai cittadini che vorranno acquistare delle quote. Per 11 governo è un'espressione di trasparenza e di indipendenza. Per i suoi critici è un-ulteriore regalo alla «cordata» di gruppi (si parla del magnate della stampa Hersant e della casa editrice Hachetté) che, pagando soltanto la metà del prezzo, si assicurerà 11 controllo della tv. Dopo le «riserre» di Mitterrand, il partito del Presidente è partito all'attacco. L'ex ministro socialista della Cultura, Jack Lang, a poche ore della presentazione della legge, ha lanciato l'idea di un referendum «per conoscere il reale atteggiamento dei francesi* sul problema-tv. Enrico Singer

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