I dissensi a Budapest di Frane Barbieri

I dissensi a Budapest I dissensi a Budapest (Segue dalla 1' pagina) gliato un'altra volta per le asimmetrie europee: primo, perché gli effettivi militari dell'Urss superano nel bacino europeo di gran lunga quelli occidentali e quindi una simmetria puramente numerica nel disarmo si risolverebbe a tutto vantaggio dcll'Urss; secondo, perché l'eliminazione di un euromissile americano dovrebbe comportare, per essere equilibrata, lo smantellamento di almeno due sovietici, impedendo pure il trasloco degli SS-20 oltre gli Urali; terzo perché un ritiro anche se deciso unilateralmente, come prospettato in questi giorni, delle truppe sovietiche e dei Paesi alleati del Centro Europa non cambierebbe granché nei rapporti di forza sullo scacchiere continentale. Anzitutto se ciò dovesse servire come invito agli americani di andarsene, poiché l'Ucraina e la Bielorus sia continuano a essere vicine e le coste americane lontane. Il prezzo da pagare per un ritiro americano potrebbe es sere un altro: l'Sdi. l'ombrello stellare americano sull'Europa. Ciò comporterebbe per Gorbaciov l'apertura di un nuovo ciclo, di quasi insoste nibile concorrenza, a spirali ascendente. Dovrebbe conce dere che gli Usa mettano ■ profitto in chiave strategica i propri vantaggi in alte tecnologie nel momento in cui l'Urss stenta a tenere il passo anche nel campo delle tecnologie comuni. Nascerebbe un «■gap» per molti versi incolmabile. Meglio quindi usare l'Europa come freno nella scalata di Reagan verso le armi cosmi che. Un freno che però nean che Gorbaciov crede possa essere troppe efficiente dato che non si vede come l'Urss possa bloccare le tecnologie ameri cane e progettare allo stesso tempo l'espansione delle proprie. Infatti da Budapest i ragionamenti sui progetti reaga niani sono giunti molto più cauti, meno demonizzati ad uso europeo. I conteggi per il disastro di Cernobil non sono usciti neanch'essi molto più precisi. Gorbaciov, accompagnato da uno stuolo di accademici, è arrivato a Budapest sostenen do che i danni della nube nu clcare erano talmente interna zionalizzati c dovuti alla natu ra che era impossibile stabilire chi andava risarcito e chi doveva invece risarcire. Senonché alla vigilia del suo arrivo, per tutta risposta. Kadar annunciava che il governo ungherese si assumeva l'obbligo di compensare gli agricoltori per i danni subiti a causa del blocco delle esportazioni verso l'Europa. Era un invito esplicito a Gorbaciov a riconoscere i danni subiti dagli ungheresi. II segretario del pcus non si lasciato spingere sul terreno di calcoli sgraditi, ma ha dovuto pure ammettere all'apertura del dibattito che il problema dei risarcimenti, anche internazionali, esiste. Cifre non sono state fatte ma dall'alto consiglio è venuta un'indicazione: l'Urss ha preso l'impegno di garantire i rifornimenti petroliferi ai Paesi alleati nella misura e ai prezzi stabiliti (cioè non soggetti alle attuali congiunture causate dal crollo dei mercati). A Budapest, al centro degli onori, si è presentato un Gorbaciov diverso, quasi avesse scoperto che dopo Cernobil neanche le alleanze sono rimaste quelle di prima. Tanto meno i confronti a livelli reaganiani. Si è visto un Gorbaciov in""" esuberante, meno convinto deg!; '.'ffet'i dirompenti delle sue iniziative, salvo, il vivo contatto con il modello riformista ungherese. Il maggior vantaggio dalla visita lo ha avuto Kadar che ha visto svuotare dagli illustri ospiti i negozi appositamente riforniti del centro di Budapest. Un contributo al settore privato della riforma ungherese. Da Budapest anche il sospirato vertice con Reagan deve essere apparso più vicino. Frane Barbieri

Persone citate: Gorbaciov, Kadar, Reagan