Rete unica? Coro di no in Rai di Giuseppe Fedi

Rete unica? Coro di no In Rai Non piace ai giornalisti e all'azienda la proposta dei sindacati Rete unica? Coro di no In Rai «Tre tg non sono troppi, la gente può scegliere» - «La concorrenza migliora l'informazione» ROMA — E' vero come sostengono i sindacati, che tre telegiornali sostanzialmente simili e nella stessa fascia oraria, sono troppi? E il bombardamento quotidiano dì giornali radio è proprio utile? Giriamo le domande agli addetti ai lavori. 'Tre telegiornali non sono troppi — dice Lucio Orazi. conduttore del TG1 e responsabile del coordinamento dei giornalisti Rai —. Hanno una loro qualificazione agli occhi del pubblico cìte. non a caso, può scegliere. Eliminarli, significherebbe impoverire l'offerta. Nei prossimi giorni, comunque, presenteremo un documento con una serie di proposte sulla riorganizzazione dell'azienda.. Di tutt'altro avviso è Ugo Zatterin, direttore uscente del Tg2: 'Quella dei sindacati non è una proposta campata in aria. Al contrario, ha un suo fondamento, in quanto risponde a una esigenza che si sta diffondendo nell'azienda». »Per certi versi — dice Nuccio Fava, vicedirettore del Tgl — è un po' la scoperta dell'acqua calda. Certo, occorre ripensare un palinsesto che è nato oltre dieci anni fa e che risente delle opportunità ma anche delle forzature e delle esasperazioni del tempo della riforma. Il problema di fondo rimane quello degli organi di governo della Rai e di un assetto generale del sistema radiotelevisivo. L'offerta differenziata di informazione, che pure comporta sprechi, non è negativa. Occorre una possibilità di direzione generale dell'azienda senza preoccupazioni di tipo partitico e l'ombra della lottizzazione che purtroppo ha condizionato anche gli assetti dei giornali radio e dei telegiornali. In ogni caso, l'informazione è l'elemento più qualificante del servizio pubblico». Secondo Michele Giammarioli, conduttore del Grl, dell'esecutivo dei giornalisti Rai, l'uscita dei sindacati coglie alcune esigenze, ma offre risposte semplicistiche. «Quando parlano di riduzione di reti e testate — aggiunge —, noi rispondiamo che non ci sono troppi telegiornali e giornali radio. Il problema è semmai la mancanza di un piano editoriale che definisca le caratteristiche di ciascuna testata. Cioè, il Tgl, il TgZ e il Tg3 sono delle copie, come giornali radio, dicono più o meno le stesse cose. Ogni testata deve avere un suo ruolo specifico, ruoli diversi all'interno del servizio pubblico». Anche Luca Di Schiena, di rettore del Tg3, è contrario alla proposta dei sindacati. La coesistenza, la diversificazione delle reti e testate — spiega — è un grosso beneficio, porta alla competizione, al miglioramento del prodotto. Se siamo in tre a gestire un servizio, ognuno si dà da fare per realizzarlo nel migliore dei modi. Nello stesso tempo, per evitare che vengano fuori confusioni, doppioni, serve il coordinamento». •Andrei cauto con le unificazioni — dice Salvatore D'Agata, responsabile' ad interim del Ori —. La burocratizzazione della Rai è già"pesante e non mi sembra il caso di appesantirla ancora. L'unica integrazione che mi sento pienamente di avallare è quella fra rete e testata nello stesso canale. Oggi, sia in tv die alla radio, le reti e le testate sono completamente autonome, con tutti i problemi di duplicazioni e contraddizioni che questa autonomia comporta. Faccio un esempio: può accadere che uno spazio di rete si concluda con un'intervista al ministro dei Trasporti e che il successivo spazio di testata si apra con un'intervista allo stesso ministro. Quindi, sono favorevole a integrare rete e testata nel canale, con una direzione unica che poi può articolarsi in una vicedirezione per l'informazione e in una per l'intrattenimento. I canali, invece, devono restare autonomi, ispirati a diversi progetti culturali e politici, 'infine, sono favorevole a due aziende, una televisiva e una radiofonica, in quanto le esigenze, le strutture e gli obiettivi fra tv e radio sono cosi diversi da giustificare due aziende. E poi la radio finirebbe di avere un ruolo troppo complementare come adesso in una sola azienda rispetto alla tv che è privilegiata». Giuseppe Fedi

Persone citate: Luca Di Schiena, Lucio Orazi, Michele Giammarioli, Nuccio Fava, Salvatore D'agata, Ugo Zatterin

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