Azzurri, pavidi e ansimanti di Luigi Firpo
Azzurri, pavidi e ansimanti Malinconie di un non addetto ai lavori in poltrona davanti alla tv Azzurri, pavidi e ansimanti Temevo di essere soltanto io l'eterno scontento, l'ipercritico, ma vedo che all'indomani di Italia-Corea del Sud ci sono penne autorevoli che mi confortano. Goè che confortano il mio sconforto. Proprio non ci siamo, e non getterei la croce addosso a Bearzot, perché il nostro calcio è quello che è c la botte può dare solo il vino che ha. Sotto lo stress dell'altura, di fronte ad avversari che corrono, sgomitano c picchiano, l'ansimare dei nostri vecchietti riempie l'audio. La fitta presenza di assi stranieri nelle nostre squadre ha finito per scaricare sulle loro spalle i compiti-chiave della regia c del tiro a rete. Se Di Gennaro è il nostro supremo play-maker, possiamo chiudere bottega. In tre partite non si è visto un tiro degno di questo nome: solo goal di rapina, da tre metri — con astuzia, con freddezza, alla Paolo Rossi —, ma la fiondata secca nel «sette», da almeno dieci metri, ce l'hanno fatta vedere i coreani. Difettano neiia squadra i «piedi buoni», mentre vi trovano posto i taurini grezzi come Vicrchowod, i marcatori accaniti e rissosi come Bagni, i fanatici del dribbling come Conti o Galderisi, che finiscono per inciamparsi nel pallone e ritardare l'azione non appena la forma e il fiato non li sorreggono più. Non abbiamo in squadra un solo uomo capace di battere punizioni decenti nei pressi dell'area avversaria (contro la Corca si sono visti espedienti e rocchetti laterali seguiti da cieche bordate contro la barriera), e riusciamo anche a sbagliare i rigori per la ricerca della finta spiazzante e dell'eleganza, quando anche i ragazzini sanno che da undici metri una legnata nello specchio dei pali, che non colpisca per caso il corpo del portiere, è assolutamente imparabile. Quello che Bearzot è riuscito, come sempre, a ottenere è l'impegno spasmodico, un gran darsi da fare, che si traduce in fìtte trame di contrasti e di spinte a centrocampo, ma troppe occasioni vengono mancate, troppi sono i bassetti che in arca di rigore non arrivano a deviare in rete di, testa e gli errori nel tiro appaiono madornali. 11 senso che questa squadra ha del proprio limite è rivelato dalla parsimonia rinunciataria: nelle tre partite del Mundial siamo andati in vantaggio per primi e per tre volte abbiamo subito rinunciato ad attaccare, ci siamo illusi di poter vivere su quella piccola rendita e per tre volte abbiamo subito il pareggio. La mentalità vincente è fattore non ultimo della forza di una squadra. Per giunta, il chiudersi in difesa presuppone un pacchetto di retroguardia affiatato e scattante, mentre il no¬ stro non sembra brillare né dar sicurezza. Galli è l'ombra di un portiere da Nazionale, le marcature sono talvolta carenti (l'indisturbata deviazione di testa del bulgaro, le due reti coreane), Cabrini non è al massimo del rendimento e persino l'esemplare Scirea, che resterà negli annali come uno dei più grandi «liberi» del mondo, spicca pur sempre per senso del piazzamento e tempismo, ma nei recuperi deve arrancare e lo scatto non è più quello. Adesso ci aspetta la Francia campione d'Europa, equilibtata in tutti i repani, estrosa creatrice di gioco e con un Platini «in più». Solo sul piano dell'anagrafe non siamo in grosso svantaggio, perché anche non pochi transalpini hanno i loro annetti. Qualche sostituzione ormai indifferibile e il gran cuore di sempre ci consentono comunque di alimentare l'eterno ottimismo. Continuiamo a sperare nei miracoli e a gridare: «Forza ItaUà.'». Luigi Firpo
Persone citate: Bearzot, Cabrini, Galderisi, Galli, Paolo Rossi, Scirea
Luoghi citati: Corea Del Sud, Europa, Francia, Italia
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