I dissensi nascosti a Budapest di Frane Barbieri

I dissensi nascosti a Budapest I dissensi nascosti a Budapest I capi dell'Est, quando si riuniscono, danno l'impressione di avere paura l'uno dell'altro. Arrivano, si abbracciano, firrtvano i protocolli ed eccoli già sull'aereo di ritorno, ciascuno verso il proprio grigiore. Questa volta neanche gli sfarzi di Budapest sono serviti a trattenerli più di 24 ore sulle sponde del Danubio. Non è servita nemmeno la possibilità di conoscere meglio la vera personalità di Gorbaciov. Gli alleati lo hanno incontrato per la sesta volta, ma avranno messo insieme, in tutte queste occasioni, si e no due ore di colloqui. Si fermano al minimo di consenso per non fare crescere i problemi irrisolti ed emergere i dissensi. A Budapest, poi, i tranelli potevano essere parecchi. Nei rapporti Est-Ovest c'era l'esigenza di rilanciare il dialogo, ma c'era pure la preoccupazione di poterlo danneggiare pretendendo troppo dall'Occidente. Le iniziative annunciate come «colpo grosso» di Gorbaciov sono state ridimensionate su misura delle esigenze occidentali. Nei rapporti interalleati i conti si sono fatti troppo complicati, cosi si è preferito accennare soltanto a come Mosca potrebbe compensare i Paesi colpiti dal disastro di Cernobil. A Budapest i Sette hanno riscoperto un'altra volta l'Europa, la sua '-nobile missione», nella nuova fase della distensione mondiale. Un'Europa per certi Versi ridimensionata ma pur sempre destinata a prevenire una nuova catastrofe sulla ffascia più stretta e delicata Jet mondo». Gorbaciov e soci hanno dovuto rendersi conto che la Nato non è uscita scardinata dall'offensiva delle buone intenzioni e dei sorrisi dell'Est e che i criteri per giudicare i possibili effetti delle iniziative gorbacioviane sono rimasti, fra Usa e Europa, abbastanza univoci. I leader del Patto di Varsavia fanno leva tuttavia sul desiderio degli europei di vedere smossi gli enormi potenziali bellici nell'area fra l'Atlantico e gli Urali. Cosi il documento di Budapest fa balenare una diminuzione degli effettivi convenzionali da 100 mila a 150 mila soldati in un anno da ambedue le parti per arrivare nel 1990 a un calo del 25 per cento, che significherebbe un milione di soldati. Si svolgerebbe parallelamente il disarmo degli euromissili e si sbloccherebbe un negoziato fermo a Vienna da tredici anni. Il quale tuttavia minaccia di rimanere aggrovi- Frane Barbieri (Continua a pagina 2 In quarta colonna)

Persone citate: Gorbaciov