Il calore di Ivan Lendl brucia l'ultimo svedese
Il calore di Ivan Lendl brucia l'ultimo svedese Il calore di Ivan Lendl brucia l'ultimo svedese Ivan Lendl è sempre più solo in vetta alla graduatoria mondiale del tennis maschile. Se in campo femminile Chris Evert riesce ancora a fare lo sgambetto a Martina Navratitova, migliorando di anno in anno il suo tennis (sensibili i progressi nel servizio e nel gioco al volo, come dimostra il match-point della finale conquistato con una perfetta volee stoppata), in campo maschile i tradizionali tornei europei su terra rossa, Roma e Parigi, hanno visto il cecoslovacco d'America dominatore incontrastato. Due finali pressoccM identiche contro due rivali che non si sono mai arresi, ma che mai hanno dato l'illusione di poter capovolgere l'esito del match. Fisico, preparazione, colpi hanno fatto di Ivan Lendl il tennista quasi robotizzato, di dimensione senz'altro superiore agli attuali avversari. Ivan Lendl può andare in crisi contro chi lo attacca, non certo contro giocatori come Sanchez o Pernfors che in pratica ne ricalcano le caratteristiche ma con basi di partenza inferiori sia sul piano fisico che tecnico. Ma chi attacca, sui campi in terra rossa, per potersi esprimere al massimo deve essere in perfette condizioni fisiche visto che la superficie non lo aiuta ed ogni punto deve essere più sudato di quanto jion avvenga sul veloce. Ebbene, Becker e Noah, Leconte e Gomez, hanno pagato carenze di tenuta o di preparazione, condizioni non ideali e così è mancata al Roland Qarros la finale thrilling e spettacolare. Un match che Roma aveva potuto gustare con la semifinale fra il cecoslovacco e Noah, vinto da Lendl dopo che il francese aveva sprecato un match-point. Il fatto più sensazionale è la crisi da affaticamento patita fra Roma e Parigi dal team svedese del quale non fa ancora parte Pernfors, pressocché sconosciuto in patria avendo vissuto negli ultimi quattro anni la vita universitaria statunitense. Wilander e Nystrom, Edberg e Jarryd, i giocatori d'acciaio, dal temperamento glaciale, sono andati quasi contemporaneamente in crisi di rigetto. Sono stanchi più sul piano della concentrazione che non dell'efficienza fisica, dopo aver fatto da autentici mattatori nella prima parte della stagione sulle superfici veloci. Una crisi che avrebbe potuto colpire in eguale misura anche Ivan Lendl se il cecoslovacco non fosse stato costretto ad un forzato riposo prima della finale del Wct di Dallas da una tendini te al ginocchio. Imponendogli tre settimane di pausa questa tendinite gli ha permesso di guarire e ricaricarsi, di presentarsi non ancora al massimo della condizione a Roma, ma già sufficientemente a posto per vincere, e poi esprimersi al meglio al Roland Garros dove è arrivato al secondo successo perdendo un solo set. Quello dei troppi impegni dei giocatori è un problema che prima o poi dovrà essere affrontato sia dal tennisti che dagli organismi che sovrintendono all'attività e alla compilazione dei calendari. Solo un Orand Prix con al massimo dieci-dodici tornei all'anno potrebbe assicurare giocatori sempre al meglio della condizione e preparati come si conviene all'importanza di questi appuntamenti. Parigi '86 insegna che oggi finiscono per non più essere protette nemmeno le prove del Grande Slam. Rino Cacioppo
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