Quando Corea significò pomodori in faccia di Giovanni Capponi

Huando Corea significò pomodori in faida Vent'anni fa la squadra asiatica (del Nord) eliminò gli azzurri in Inghilterra Huando Corea significò pomodori in faida Il et Fabbri perseguitato dal ricordo di Middlesbrough - Valcareggi li aveva definiti «dei Ridolini» - I «protagonisti» di allora oggi non credono all'eventualità di una sconfìtta Edmondo Fabbri, anche se sono già trascorsi quasi ventanni, non gradisce parlare di quella maledetta partita di Middlesbrough, quando la Corea del Nord — battendo l'Italia per 1 a 0 — ci eliminò dai mondiali d'Inghilterra. Lo si può ben capire: quante volte gli risuonò nelle orecchie il grido 'Corea, Corea* negli anni che seguirono la più disastrosa impresa del caldo azzurro, e lui girava sul campi Italiani alla guida di questa o quell'altra squadra... Un grido ricorrente di tutti t tifosi che volevano ferire lui e l giocatori che guidava. Una persecuzione nei confronti di un uomo che era colpevole, ma soltanto In parte. Il piccolo allenatore romagnolo e la sua nazionale, tuttavia, allora la fecero grossa. Presentatisi alla Coppa Rlmet del '66 conti ruolo di favoriti, gli azzurri batterono il Cile (2-0) e persero con l'Urss (0-1). Restava, per entrare nei «guarii», l'ostacolo della Corea del Nord, che a sua volta era stata sconfitta (3-0) dai sovietici ed aveva Impattato con l cileni (attenzione all'analogo comportamento dei coreani del Sud che oggi d tocca di incontrare: un 1-3 e un 1-1). Nessuno credeva all'eventualità di poter perdere contro i coreani che Valcareggi, osservatore di Fabbri, aveva descritto cosi: «Giocano come nelle comiche di Ridolini». L'alloro presidente della Federcaldo, Pasquale, non si curò di assistere alla partita, preferì tornare in Italia per una mangiate, di pesce a Cesenatico. I coreani, secondo lui, non li avremmo neanche visti. E Invece andò tutto a rovesdo. L'Italia comtndò discretamente, falli alcune occasioni da gol abbastanza fadlt; poi sinfortunò Bulgarelli che era un po' ti perno della squadra e gli azzurri rimasero in dieci (le sostituzioni non erano ancora state adottate). Era una squadra senza nerbo, tra l'altro imbottito di riserve, si lasdò prendere dall'affanno e quando, su un contropiede, il dentista Pak Doo Ik sorprese Albertost e portò in vantaggio la Corea, continuò i suol velldtarl assalti alla porta avversaria senza venire a capo di nulla, n pareggio, sfiorato più volte, sarebbe bastato a qualificarvi ma non arrivò. Si immaginino le scene negli spogliatoi ed il giorno dopo, alla conferenza stampa che Fabbri avrebbe voluto evitare ma che Artemio Franchi, vicepresidente federale, impose. Si parlò di sfortuna per l'infortunio di Bulgarelli ed i gol mancati per un soffio, ma i guai della nazionale sta¬ vano ben più a monte. La comitiva intendeva sdoglierst subito, ognuno voleva tornare a casa alla chetichella, ma non si poteva. Cosi ti giorno dopo da Durham, la cittadina del ritiro azzurro, i nostri sconfitti partirono In treno per Londra (ti compianto Gtgl Peronace aveva ottenuto —fatto storico per le ferrovie inglesi —'che il treno st fermasse straordinariamente in quella località per imbarcarli di soppiatto). Venne scovato un volo con arrivo notturno a Genova. Ma tante precauzioni non bastarono ad evitare i land di pomodori e uova che degnamente coronarono la più infelice spedizione dello sport italiano. «Il nostro calcio si è coperto di ridicolo ancora una volta» avemmo occasione di scrivere In quell'occasione. Figuriamoci cosa accadrebbe se oggi dovesse ripetersi COREA DEL NORD: Li Chan Mynng; Lira Zoong Sun, Shln Yung Kyoo; Ha Jung Won, Oh' Yoong Kyung, Im Seung Hwi; Han Bong Zin, Pak Doo Ik, Pak Seung Zln, Kim Bong Hwan, Yang Song Ooli. ITALIA: Albe-tosi; Landini, Pacchetti; Guarneri, Janlch, Fogli; Pel-ani, Bulgarelli, Mazzola, Rivera, Barison. Arbitro: Schwinte (Francia). Rete: Pak Doo Ik iV. la storia con la Corea del Sud. C'é da pensare che la cosa non sia possibile. Di questo avviso sono parecchi del protagonisti della partita del 19 luglio '66. Perani, l'ex rossoblu bolognese che sbagliò contro la Corea un gol quasi fatto, dice: «Il problema sia tecnicamente che tatticamente non sussiste. Siamo troppo superiori e non credo che i coreani ci possano far soffrire». E cosi si esprime Fogli: «Non credo ci saranno problemi per batterli, anche se non bisogna sottovalutare nessuno in questi mondiali». Come lui, Pacchetti: «E' Impossibile che un Incidente come quello successo a noi si possa ripetere. I coreani lottano e corrono, ma in difesa mi sembrano perforabili. L'Italia è troppo più forte e soprattutto molto meglio organizzata che non allora». E Infine Burgntch, che essendo Infortunato non legò ti suo nome a quella disfatta: «Non c'era gruppo, non c'era serenità. Era tutto l'ambiente, la stampa, gli stessi dirigenti federali a creare confusione. Adesso esiste il gruppo Bearzot». £ c'é sopratutto una squadra che deve difendere il titolo di campione del mondo. Speriamo davvero stasera di chiudere ti conto con la Corea. Giovanni Capponi