Amici azzurri, è l'ora di scacciare le paure
Amici azzurri, è l'ora di scacciare le paure Betfega al video con voi Amici azzurri, è l'ora di scacciare le paure Prima di archiviare questo secondo turno del girone di qualificazione dovremmo fermarci un attimo. Non dico di ripercorrere, ma analizzare le situazioni di classifica, che mimetizzano o sintetizzano come e perché si sono create. Intanto la delusione del calcio anglosassone, che rischia la clamorosa eliminazione di tutte e tre le sue rappresentanti, eliminazione che sostanzialmente definirei giusta, visto il comportamento in campo. Le squadre sudamericane non sono in assetto perfetto e hanno punti interrogativi molto importanti, insomma non c'è nessuna percezione che una di loro possa assumere il titolo di squadra guida. Consolido la mia convinzione, a voi già espressa, che una formazione europea possa finalmente e giustamente rompere il dominio incontrastato delle sudamericane fuori dal Vecchio continente. Perché i fatti fino ad ora hanno rafforzato la mia opinione? Il nostro calcio, dico nostro in senso europeo, mi sembra più moderno, più attuale, più completo. Quello che abbiamo visto da Urss, Germania, Francia e Danimarca, anche se a tratti, ha un sapore di miscela, cioè la cadenza brasiliana e l'accelerazione olandese, il tatticismo continentale e la tecnica argentina. Insomma, direte voi, a questo punto è certo, la vincente sarà... Non tutte le considerazioni fatte in precedenza vogliono dire certezze definitive, ma sicuramente sono valori molto indicativi. Ho volutamente trascurato fin qui di nominare l'Italia, non per pessimismo nei confronti del futuro azzurro ma, volendo e dovendo affrontare l'attualità, avremo senz'altro modo di approfondire il «nostro* discorso. Attualità che significa Italia-Corea e Argentina-Bulgaria, il nostro girone che chiude oggi i battenti e che emette il suo verdetto. Scontata forse l'assegnazione della prima posizione, Maradona dovrebbe superare Getov; a noi resta comunque l'impegno e il dovere di non sperare in regali altrui ma di rispondere alle attese e infondere fiducia a noi stessi. La nostra squadra è partita per i Mondiali con la speranza, ma anche con la convinzione, di fare un lungo cammino; ora se cominciamo a porci troppi interrogativi su questo match dobbiamo anche ridimensionare le nostre ambizioni. Di tutti gli avversari bisogna avere il giusto rispetto, la giusta considerazione, ma ciò non deve stravolgere le nostre menti. Ecco perché dopo la partita con l'Argentina ero stato un po' critico sul fatto della personalità; la reputo infatti importantissima per chi vuole certi traguardi. Alcuni ora chiedono dei cambiamenti in seno alla squadra. Ma per capire perché non avverranno, per il momento, dobbiamo ricordare il 78, quando, contro l'Argentina Bearzot ripropose lo stesso undici, benché la qualificazione fosse già matematica. Non voleva, in sostanza, rompere il giocattolo o meglio interrompere il ritmo di una macchina che andava bene e su cui voleva contare per il futuro. Dobbiamo constatare il suo medesimo atteggiamento, successivamente, in Spagna nell'82: fiducia, fiducia in cosa crede ed ora, dunque, la sua logica fede nel gruppo. Io credo non sì possa contestargli questa fede, sempre ben riposta; il giocatore l'apprezza, la pesa, la incamera e poi restituisce e ricambia. E quindi fiducia giusta nei nostri mezzi, san sicuro che è ciò di cui abbiamo bisogno. Bisogno di ritrovare la nostra libertà mentale, non scordatevi che la testa è la centralina della vita, anche del giocatore. Roberto Bettega
Persone citate: Bearzot, Maradona, Roberto Bettega
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