Tra gli azzurri s'aggirano antichi spettri di Gian Paolo Ormezzano

Tra gli azzurri s'aggirano antichi spettri Alla vigilia del match decisivo, i ricordi di un'altra Corea rischiano di farci piombare nell'angoscia Tra gli azzurri s'aggirano antichi spettri DAL NOSTRO INVIATO PUEBLA — Vigilia di Italia-Corea del Sud, ospitiamo noi a Puebla. sede .italiana, del Mundial. I coreani arrivano da lontano, da Città del Messico (è già un viaggio, quasi duecento chilometri di stradacela e autostradaccia) e anche dal 1966: tanto più che si fanno chiamare soltanto coreani, quasi giocassero anche per quelli del Nord che vent'anni fa ci sconfissero. Stanno nell'albergo del giornalisti italiani, ectoplasmatici, quasi invisibili come i maggiordomi orientali nei libri gialli. Ma sono abbondantemente evocati, quasi materializzati nell'albergo dei calciatori azzurri. La prima, diremmo doverosa domanda, ai nostri eroi è questa: non siamo ridotti davvero male, se ci occupiamo, ci preoccupiamo dei coreani in maniera drammatica, comunque maniacale? Scirea, il capitano: -Per la carità, è rispetto, non paura. E' rispetto del progresso generale del calcio mondiale, e in questo progresso ci sono anche questi coreani. Ma giuro che non andiamo in campo cercando il pareggio, anche se può bastarci-. Cabrini si associa, però con una variante: -il match c'impegna a fondo, adesso, per nostro senso di responsabilità, non per paura. Questo non vuol dire che, se ci troviamo in vantaggio di un gol a dieci minuti dalla fine, non perdiamo tempo, non facciamo me lina. D'accordo nel correre molto, nel correre più che mai, e nel far correre questi coreani che ci dicono assatanati. Ma proprio per questo, se le cose andranno bene, ad un certo punto potremo smettere di correre-. Sono dialoghi quasi imbarazzanti. Uscire dal tema Corea, ad un certo punto, appare doveroso. La Danimarca, 6-1 sull'Uruguay, funziona da appuntamento lontano e intanto da anestetico, o almeno da tranquillante rispetto al nostro impegno immediato. S'ipotizza una Danimarca sul cammino degli azzurri: forte, è grande, ha alcuni fuoriclasse, ma l'Uruguay ha giocato in dieci-, fa Rossi, che molti vogliono rientrante nella seconda parte del Mundial e che comunque Elkjaer, con i suoi tre gol, ha riattualizzato in vista di un grande tandem nel Verona prossimo venturo. Si parla della Danimarca come Leo Longanesi diceva che si parla dell'elefante: un argomento grosso e comodo, però lontano, abbastanza estraneo, non (per ora) pericoloso. Si parla anche della Francia, elefantino: •Non male se la dobbiamo affrontare subito nei quarti — dice Cabrini — Mi dicono che ha dei problemi di preparazione, ma io penso che si ragioni sul suo primo incontro, quello con il Canada: e il primo incontro è balordo per quasi tutti-. E a un giornali sta francese che gli propone un Platini che se ne va verso la nostra porta all'ultimo mi-' nuto: -Lo stendo di brutto. E intanto spero di non danneggiarlo. Per la Juventus, si capisce-. Tanta prospettiva, poca Corea. Bagni si propone già per Platini: -In campionato, di solito, lo marco io. Magari lui ha segnato, giocando contro di me, però penso di non avere mai perduto nettamente un confronto. Se fa gol su punizione, non è colpa mia-. Anche per Bagni il futuro che non sia Corea funziona «ja tranquillante? -Si capisce. La Corea rischia di essere l'angoscia. Mi fanno rìdere poi quelli che calcolano che ci basta questo o quel risultato, che il terzo posto nel gruppo è migliore del primo... A parte la legge dello sport, la voglia cioè di fare sempre il massimo, ci vorrebbe, nello stadio, un tabellone elettronico per informarci costantemente dei risultati altrui e delle eventualità di accoppiamento. E non basterebbe, perché un gol all'ultimo minuto potrebbe cambiare tutto-. Sulla partita di oggi, Di Gennaro: •Chiaro che a centrocampo dobbiamo giocare meglio che contro l'Argentina. Però bisogna anche pensare che la Bulgaria è meno forte dell'Argentina, e per questo forse la dominammo nel mio settore. Maradona sostiene che è facile fare gol ai coreani, con i miei lanci per Altobelli e Galderisi. Io ci provo. Certo che il caldo di mezzogiorno ti toglie anche la forza di calciare-. Su se 'stesso, Galli: «Gioco, faccio il mio dovere, aspetto che passino nel fiume i cadaveri dei miei nemici. Sono tranquillo, sono sotto tiro e sotto tiri, parlo di certa gente e degli avversari, però sono tranquillo. Io gioco senza pensare a Zoff che mi ha preceduto nel ruolo e che era enorme, senza pensare al Mundial 1982. Io penso a me, alla squadra di adesso. Lo stesso Zoff mi ha aiutato a tranquillizzarmi. Qualcuno dice che non ho autorità perché non grido: ma il portiere deve avere una personalità a priori, la parte sonora è quella che forse conta di meno-. Conti o Vialli, Conti e Vialli? Dice Vialli: .Io sono un panchinaro fortunato, perché ad un certo punto il posto per me salta fuori-. Dice Conti: -Bearzot ha tutti i diritti di sostituirmi, e chi sostiene che dovrei chiedergli garanzie, prima di scendere in campo, è un folle. Chi sono io? Ho dato un calcio ad una bottiglia, dopo la sostituzione contro l'Argentina, lo ammetto, mi dispiace, amen. Sono fatto così, ho i nervi al vivo già quando sento l'inno nazionale-. Gian Paolo Ormezzano