Rihm è un vulcano e forse esploderà

Rihm è un vulcano e forse esploderà Il compositore tedesco per la «Nuova Musica» Rihm è un vulcano e forse esploderà TORINO — Dopo un profilo dell'interessante musicista ungherese Gyórgy Kurtdg. le • Giornate della Nuova Musica* organizzate da Messinis per i concerti della Rai hanno presentato un personaggio della musica contemporanea di cui si parla molto da.alcuni anni. Trentaquattrenne, studi con Stockhauxen e Klaus Huber, un'estate a Darmstadt come insegnante, Wolfgang Rihm aveva tutti i numeri per ingrossare le file della neoavanguardia. Invece è diventato il capofila del movimento contrario, quello che viene variamente designato come post-moderno, riflusso, neotonalismo, nuova espressività e perfino neoromanticismo. Qualunque giudizio si voglia portare, positivo o negativo, di queste qualificazioni e prese di posizione, si ha l'impressione che a Rihm esse non si addicano affetto. Certamente, ha soltanto l'esperienza della dodecafonia rigorosa, ma scrive ugualmente una musica difficile, densa, pastosa, che non ha difficoltà a congiungersi con quella dei musicisti che attraverso la dodecafonia ci sono passati con profondo impegno e poi sono andati oltre: per esempio Moderna e Boulez. Il primo dei tre brevi pezzi per orchestra presentati l'altra sera è per l'appunto dedicato a Boulez nel suo sessantesimo compleanno. I nostri neotonali, di produzione nazionale, a Boulez gli sputano in faccia e gli augurano morte violenta. Invece a Boulez (Eclats.) richiamano i titoli di rutti e tre i pezzi eseguiti: Fusées, Zeichen (segni), e Spur (traccia). Titoli che rivelano tutti una specie di ossessione di stabilire un contatto, angosciosamente fuggevole, con una realtà che non si lascia fermare. I titoli sono boulezlani. La musica no. NuQndl francese, nulla di elegante, nulla di lieve. Tutto solido, pesan¬ te, pastoso, molto tedesco. Il linguaggio berg-mahleriano di uno che conosce benissimo tutto quel che è venuto dopo e ci ha fatto i conti. Un grande rovello interiore che sembra cercare la strada per esploder fuori; come l'interno d'un vulcano alla vigilia dell'eruzione. Niente neotonalismo, ma se mai neoespressionismo. Con opportuna allusione storica e stilistica, la seconda parte del programma recava i Cinque pezzi op. 16 di Schonberg, cioè uno dei sacri testi su cui si è fondata la concezione musicale di Rihm, Gli elementi dell'Orchestra sinfonica impegnati in queste Quattro Giornate di Musica Contemporanea continuano a stupirci piacevolmente per la sicurezza e la disinvoltura (in senso buono) con cui affrontano le difficoltà di queste pagine, che un tempo avrebbero fatto urlare d'indignazione esecutori e ascoltatori. Evidentemente il maestro Farhad Mechkat ci sa fare, inoltre in uno dei pezzi poteva contare sopra l'aurea coppia del flautista Fabbriciani e del clarinettista Ciro Scarponi in evidenza quasi solistica. E l'auspicato contatto col pubblico che anche Rihm, come i nostri sanculotti dell'anti-avanguardia, pare si proponga di recuperare? Ebbene, un pubblico fedele le Quattro Giornate se lo son fatto. Viene, ascolta con interesse, discute, applaude.. Non sarà una folla oceanica, ma nella cerimoniosa saletta del Carignano ci fa la sua discreta figura. m. rn.

Luoghi citati: Darmstadt, Torino