Vienna, si dimette il Cancelliere di Tito Sansa

Vienna, si dimette il Cancelliere Dopo la vittoria del conservatore Waldheim i socialisti temono una svolta a destra Vienna, si dimette il Cancelliere A Sinowatz succede il ministro delle Finanze Vranitzky - Israele richiama l'ambasciatore in Austria DAL NOSTRO INVIATO VIENNA — L'elezione, domenica scorsa, di Kurt Waldheim alla presidenza della Repubblica (con il 54 per cento dei voti), ha provocato in Austria un terremoto politico. Il cancelliere socialista Fred Sinowatz, come aveva promesso, ha rassegnato Ieri le dimissioni dinanzi al direttivo del partito e questo (ma non è una sorpresa) le ha accettate, designando alla successione l'attuale ministro delle Finanze, Franz Vranitzky, definito un «tecnocrate capace». Sinowatz ha gettato la spugna non perché insoddisfatto della nomina a capo dello Stato dell'ex segretario generale delle Nazioni Unite accusato di crimini di guerra, ma per motivi di politica interna. Il Cancelliere considera la sconfitta del candidato socialista Kurt Steyrer (che ha ottenuto il 46 per cento dei voti) «uno schiaffo» che l'elettorato ha dato al suo partito. Si tratta — secondo lui — di un voto di destra che rischia di essere un preludio alla svolta, voluta dal partito popolare sostenitore di Waldheim. Questi sarà il primo Capo di Stato non socialista dalla fine della guerra. Le prime analisi del voto di domenica confermano questa interpretazione: si è trattato di un voto di protesta contro la politica di Sinowatz, debole e anche sfortunato successore di Bruno Kreisky. Kurt Waldheim, che verrà insediato l'8 luglio, è intanto passato alla controffensiva contro il Congresso mondiale ebraico che lo accusa di crimini di guerra. Rivolto attraverso la televisione al popolo austriaco — al quale ha ricordato: «Ho vinto io, non il partito popolare» — ha annunciato di avere incaricato il suo avvocato di New York di denunciare i suoi «calunniatori». -La vicenda verrà chiarita in poche settimane e dimenticata» — ha detto. — Si tratta di stupide menzogne di gruppi privati ebraici che verranno smentite dai miei controargomenti. Sono stato 18 anni a New York, dove ho molte conoscenze in alto loco, die metteranno le cose in chiaro». A Vienna, negli ambienti socialisti, depressi per la sconfitta, molti osservatori sono dell'avviso che Waldheim potrà spuntarla e mettere a tacere i suoi accusatori. Le loro accuse — si constata — hanno giovato a Waldheim non solo perché sono venute da ebrei ma soprattutto perché sono state approssimative. Di questa opinione è anche il cacciatore di criminali di guerra Simon Wlesenthal il quale ha detto che il Congresso mondiale ebraico «ha sbagliato tutto, prima ha accusato, poi ha cercato le prove. Io ho fatto sempre il contrario». Waldheim la spunterà contro 1 suoi accusatori — dicono i socialisti — perché 'troppi interessi internazionali sono in gioco per salvare la reputazione dell'Onu, della quale egli è stato segretario per dieci anni». Citano a tal proposito le rivelazioni fatte al quo¬ tidiano socialista * Arbeiter Zeitung, dallo storico jugoslavo Vladimir Dedjer, compagno del maresciallo Tito e di Milovan Gilas durante la guerra partigiana. Dedjer, che sta scrivendo una monumentale biogralia di Tito (ha già pubblicato i primi tre volumi), ha detto che «nei documenti della guerra partigiana il nome di Kurt Waldheim ricorre centinaia di volte. Per la Jugoslavia e per la Grecia è un criminale di guerra». Ha aggiunto che nel 1971. prima che Waldheim venisse nominato segretario delle Nazioni Unite. • tutti sapevano che il suo nome figurava sulla lista dei criminali di guerra presentata dalla Jugoslavia. E non vengano a dire che era una lista segreta, perché era a disposizione di tutti nella biblioteca dell'Onu». Secondo Dedjer. Kurt Waldheim fu allora 'Oggetto delle macchinazioni delle grandi potenze, fu ricattato da diiiersi Stati a conoscenza dei suoi trascorsi militari». In primo luogo l'Unione Sovietica, con la quale il governo di Belgrado aveva concordato nel 1948 (prima dell'uscita della Jugoslavia dal Cominform) di -indurre alla collaborazione, in cambio del silenzio sui loro trascorsi», trenta ufficiali della Wehrmacht macchiatisi di crimini nel Balcani. Nella lista dei prescelti Kurt Waldheim. che stava facendo carriera al ministero degli Esteri di Vienna. A Vienna c'è molta preoccupazione, nonostante la sicurezza dimostrata dal futuro Presidente, per la conseguenza della nomina a livello internazionale. Le prime notizie provenienti dall'estero sono allarmanti: Israele ha richiamato in patria il proprio ambasciatore in Austria e probabilmente non nominerà un successore -perché non sia costretto a stringere la mano a Waldheim». Tito Sansa (A pagina 4: Le reazioni nel mondo)