Biblioteca cerca sede

Biblioteca cerca sede ROMA: DILETTANTI PER UN TRASLOCO Biblioteca cerca sede Le vicende della Biblioteca I bdcll'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte di Roma (sulle quali scrissi ne La Slampa del lì ottobre 1985) non si sono concluse, anzi. La denuncia, presentata il 13 settembre dello scorso anno da settantadue dipendenti dell'Istituto, e nella.quale si indicavano i gravi pericoli cui andava incontro il personale della Biblioteca (per mancanza di provvidenze contro il fuoco e contro altri rischi), è stata accolta. Per timore di crolli, i depositi dei libri (già situati nella torre di Palazzo Venezia) sono stati sgombrati mentre le sale di consultazione restano aperte, in uno stato di confusione e di affollamento che è impossibile descrivere. Le attuali condizioni della preziosissima Biblioteca sono il logico punto di arrivo di decenni di incuria, di cattiva gestione, di assenza di ogni programma di tutela e di razionale sviluppo; il primo errore fu di collocarla in una sede, come Palazzo Venezia, del tutto inadeguata e priva di spazi per le nuove accessioni, aumentate, negli ultimi decenni con progressione geometrica Nell'indifferibile urgenza di correre ai ripari e di provvedere al più presto a una situazione gravissima e intollerabile, ha preso l'avvio il solito coro di grilli parlanti e di mosche cocchiere, assai tipico delle situazioni italiane in cui sono in giuoco problemi di autentica cultura zrcSull'importanza della Bi blioteca dell'Istiruto N'aziona le di Archeologia e Storia dell'Arte è inutile soffermarsi. E l'unica istituzione del genere che esista in Italia e che venga sostenuta dallo Stato: e ciò in un Paese, come il nostro, nel quale l'immenso patrimonio artistico (alla cui sopravviver, za è indispensabile un personaie altamente specializzato) è pervenuto in buona parte a un punto di rottura e di irreversi bile declino. Che vale parlar di reetauri, tutela, sponsorizzazioni, territorio, cultura locale, qiando vengono a mancare ' t mezzi primi per la formazione dei funzionari, i testi sui quali studiare gli interventi, i documenti bibliografici e critici con i quali procedere secondo modi che non siano improvvisazioni dilettantesche? Eppure in Italia (nell'Italia del 1986) se (non esistessero gli Istituti sorretti dal denaro della Repubblica Federale Tedesca (e cioè il Kunsthistorisches Institut di Firenze, l'Istituto Archeologico e la Biblioteca Hertziana di Roma) sarebbe impossibile preparare anche una semplice tesi di laurea in archeologia o in storia dell'arre: per la classe politica nostrana e per la burocrazia statale che ne è il riflesso, certi problemi non esistono i .eppure. Archeologia e storia dell'arte vengono considerate, dalla stragrande maggioranza della classe media italiana, un che di futile e di salottiero, adatto a signorine in cerca di sistemazione o, al massimo, a csteti di sccond'ordine. In società lo storico dell'arte (anche quando le sue ricerche siano a carattere iconologico, sociologico o filosofico) viene d'abi tudine complimentato con l'iniqua frase: «Beato Lei che vive tra le case belli.'». Il valore di documento storico, implicito nell'opera d'arte, i suoi molteplici significati, i vari livelli di lettura del testo figurativo, la sua unicità e irreperibilità, sono concetti pochissimo diffusi nell'Italia dei nostri giorni. Interventi assurdi e massacranti vengono approvati e compiuti anche da persone colte: sugli orrori perpetrati dal 1945 a oggi contro edifici profani o sacri (e perpetrati in perfetta buona fede) si potrebbe stendere un interminabile cabier de doleances. Ma il fatto più preoccupante va indicato nel livello scientifico dei nuovi funzionari delle Belle Arti, che spesso, mal preparati da un insegnamento universitario astratto e ideologizzato, non hanno a disposizione nemmeno una fototeca e una biblioteca specializzata per procedere negli studi. In circostanze simili, provvedere al più presto e in modi razionali per rimediare alle disgrazie in cui versa l'urùca Biblioteca archeologica e storico-artistica d'Italia, è un preciso dovere, non fosse che per il d buon nome della cultura na- Izionale. Per dare l'avvio all'opera di risanamento e di sistemazione c'è, a poche centinaia di metri sede. dall'attuale, infelice sede, il Collegio Romano, con gli enormi ambienti che ospitarono la Biblioteca Nazionale (trasferita al Macao), e oggi in disuso. Ivi, nella cosiddetta Crociera, potrebbe trovar dimora la fatiscente Biblioteca dell'Istituto, consentendo di aumentare subito il numero dei volumi consultabili, da 50 mila a 100 la; in pochi mesi di lavoro, problema potrebbe venir risolto in modo definitivo, anche con grandi spazi per i futuri accrescimenti, e riordinando anhe la fototeca, sin qui inacces sibile. E' questo il progetto più rapido, più economico e più ra zionale: contro di esso si sono levate voci avverse (tra cui la petulante, fastidiosa Italia Nostra), prospettando invece di adattare un edificio tutto da ristrutturare, la ex caserma Lamarmora, ricavata da un antico convento francescano, quello di San Francesco a Ripa in Trastevere. Un'operazione come questa risulterebbe costosissima, comportando anni e anni di attesa anni e anni durante i quali continuerebbe, incancrenita, la presente, vergognosa situazione, mentre gli studiosi non potrebbero servirsi che di una frazione del patrimonio librario (con quali danni per gli studi e per la tutela dei beni culturali è facile immaginare). A respingere una soluzione del genere, imprevedibile e dissennata (e che non è affatto definitiva, come qualcuno vorrebbe far credere) si sono levate e si stanno levando le voci più qualificate in campo scientifico. C'è solo da sperare che le competenti Autorità, cui spetta la decisione, non si lascino trarre in inganno da argomenti capziosi e dilettanteschi, e che si proceda al più presto nel senso della logica. Tra l'altro, togliere dal centro per spedire in Trastevere la Biblioteca dell'Istituto significherebbe spezzare la struttura (utilissima e assai pratica per gli studiosi) per cui a Roma, accanto ai due colossi della Vaticana e della Nazionale situate in posizione eccentrica, le altre Biblioteche speda¬ izzate, dall'Angelica alla Valli- celliana alla Casanatensc, si tro vano tutte a breve distanza l'una dall'altra, sostenendosi e completandosi a vicenda; C'è da dire, infine, di un episodio sconcertante e bizzarro: a due passi dalla disgraziata Biblioteca dell'Istituto (e nello stesso edificio che la ospita, Paazzo Venezia) si è tenuta, tra il 2} e il 25 maggio, una mostra-convegno, intitolata Romalibro, e dedicata all'editoria nella Capitale. Vi si è discusso di Creazione e diffusione del libro, del Libro come strumento di comunicazione sociale e di altri, simili argomenti, a pochi metri da una realtà concreta che dovrebbe far arrossire di vergogna molti di coloro i cui nomi si leggono nel non piccolo ma reboante Comitato d'Onore. Tutto ciò fa pensare a una beffa triste e maligna, a un'ennesima versione di quelle variopinte fumate retorico-celebrative con cui politici e buròcrati annebbiano la verità oggettiva e tangibile, nascondendo la propria inettitudine ad affrontare e risolvere i problemi culturali, vivi e autentici, della Nazione. Federico Zeri

Persone citate: Federico Zeri, Lamarmora