Volontari, dopo la diffidenza di Clemente Granata

Volontari, dopo la diffidenza Negli anni passati sono cresciuti in silenzio, tra incomprensioni di politici e sindacalisti Volontari, dopo la diffidenza Adesso sono tre milioni, organizzati in 15 mila gruppi; e a Arliano, nei pressi di Lucca, è sorto un centro per coordinarli - Fra le attività più diffuse, l'«adozione» di anziani, l'ospitalità a tossicodipendenti, l'assistenza ai carcerati - Si cerca la collaborazione con gli enti pubblici, ma c'è anche la paura di un «abbraccio soffocante» DAL NOSTRO INVIATO LUCCA — Vicino ad Arllano, alle porte di Lucca, sorge il Centro nazionale per il volontariato, diretto da don Bruno Frediana sacerdote di 36 anni capace e dinamico. E' una tappa d'obbligo per chi tenta di individuare le caratteristiche di un fenomeno, quello dei volontari appunto, che nell'attuale società diventa sempre più rilevante e complesso. Sono più di 15 milioni nella Cee le persone che dedicano 11 tempo libero all'aiuto disinteressato del prossimo in difficolta o alla salvaguardia del beni culturali e ambientali o alla protezione civile. In Italia sono circa 3 milioni. Si tratta di studenti, operai, impiegati, professionisti, di giovani e di anziani. Persone altruiste, animate da spirito d'iniziativa, da slancio solidale, da desiderio di partecipazione, mosse talora anche dalla volontà di rimuovere le cause dei bisogni. Persone che tendono ad associarsi: nel nostro Paese esistono già circa 13 mila gruppi. Cifre che impressionano. Per parecchi anni il volontariato è cresciuto in modo continua ma spesso silenzioso, . forse anche per una sorta di pudore o forse perché il clima non era molto propizio: politici e sindacalisti lo guardavano con notevole diffidenza. Ma da qualche tempo 1 volontari avvertono la necessità di conoscersi, collegarsi, dibattere i problemi che 11 Interessano. Ed ecco allora il significato e l'importanza di un Centro nazionale come questo di Arliano, costituito due anni fa su suggerimento del sociologo Achille Ardigò. Don Fredlani, con il drappello di volenterosi che lo circonda, raccoglie notizie da tutt'ltalla, cataloga, coordina, pubblica bollettini, promuove dibattiti. Un mondo sommerso, «separato, dal pubblico, viene alla luce: il mondo di una «società civile» che intende svolgere il proprio ruolo creativo e di stimolo, resistere a ogni tentativo di egemonia da parte del settore istituzionale. Il proposito di estendere l'egemonia per qualche tempo c'è stato. All'inizio degli Anni Settant^con una notevole dose di presunzione si affermava che il «welfare State», lo Stato del benessere, lo Stato assistenziale, avrebbe risolto ogni problema, provveduto a tutto. Scrive il dottor Marcello Paclni, direttore della Fondazione Agnelli e vicepresidente del Centro di Arliano: 'L'errore di fondo che per brevi anni si è fatto in Italia, è stato di ritenere che, con la creazione di un welfare State, oltre che iniziare un capitolo nuovo in termini positivi della storia del Paese, si fosse chiuso con il capitolo del volontariato, relegato tra le reliquie di un'Italia tradizionale con la monarchia e poche altre cose*. In effetti, come mette in rilievo don Frediani, «in Italia, dopo l'euforia degli anni scorsi, caratterizzati dagli slogan del "tutto pubblico" e del "tutto gratuito" è subentrata la consapevolezza della scarsa efficienza e del sempre più costoso apparato dei servizi pubblici, quindi della necessità di un profondo ripensamento dello stesso Stato sociale e dei suoi meccanismi'. 'E il ripensamento — rileva il dottor Corrado Pancone che ha compiuto appronfondi te ricerche nel settore — è stato dettato sia da considerazioni di realismo, sia da una maggiore attenzione al pluralismo della società civile e alla sfera di libertà dei singoli nella gestione delle proprie scelte e delle proprie risorse economiche: il volontariato, dunque, s'è diffuso in modo capillare, si è ampliato raggiungendo di' mensioni impensabili sino a qualche anno fa. C'è chi lo considera l'esaltazione dello spirito del «far da sé» sulle orme di Tocqueville che già nel 1833, visitando gli Stati Uniti, scriveva: «Qui i'abitante impara fin dalla nascita che bisogna contare su se stessi... Egli non getta sull'autorità sociale che uno sguardo diffidente e inquieto e ricorre al suo potere quando non può farne a meno*. C'è chi vede in esso una derivazione dal solidarismo laico-socialista e chi mette in rilievo la sua ispirazione cristiana (in Italia, in effetti, il 70 per cento dei gruppi di volontari sono di matrice cristiana). E' probabile che tutti questi elementi concorrano a caratterizzare il fenomeno del nostro volontariato, dalle manifestazioni più semplici e Immediate a quelle più complesse. La Toscana, e soprattutto la provincia di Lucca (380 mila abitanti, ben 70 mila volontari), possono fornire utili indicazioni Vogliamo partire da singoli episodi? Sulla porta di una chiesa Incollano un biglietto: «Chi è disposto ad accompagnare ogni mattina a scuola dieci bambini bisognosi di aluto?*. Rispondono al' l'appello prima dieci, poi venti, poi cento persone. Se la donazione del sangue conosce momenti di crisi in tutt'ltalla, in alcuni paesi della Qarfagnana essa ammonta a ben S quintali l'anno. A Corsagna, in Val di Serchio, ogni famiglia ospita d'estate un bambino handicappato. In un piccolo centro dell'alta Versilia, proprio sotto le cave di marmo, l'Usi esita ad allestire un pronto soccorso. Il presidente della locale «Misericordia» (l'ente che cura 11 servizio delle ambulanze) protesta, s'indigna. Infine, di fronte agli indugi, promuove una raccolta di fondi tra i privati per raggiungere uno scopo che l'ente pubblico, elefantiaco, imbrigliato da mille lacci, chissà quando sarebbe in grado di raggiungere. E ancora. A Viareggio costituiscono r«Elimedica>, un servizio di pronto soccorso svolto a bordo d'elicotteri, Negli ospedali, dove opera in modo massiccio l'associazione Avo, costituita in Lombardia dal professor Emilio Lunghini, meditano di istituire una biblioteca seguendo l'esempio della Francia o degli Stati Uniti. C'è chi pensa alla creazione di scuole per bambini costretti a lunghi ricoveri. L'Aido, l'associazione italiana donatori di organi, riceve iscrizioni con sempre maggiore frequenza. L'assistenza familiare, l'«adozione» di anziani, l'ospitalità offerta a tossicodipendenti sono In continua espansione, come il volontariato nelle carceri. Ogni giorno studenti telefonano alla senatrice Maria Eletta Martini, presidente del Centro di Arliano: «Sia/no qui disponibili, abbiamo voglia di aiutare, che cosa possiamo fare?*. ■ £' una solidarietà di base diffusa — dice la senatrice —. Essa, a volte, individua il bisogno e cerca con forze proprie, creatività, fantasia, di risolvere il problema*. E' uno scampolo di ciò che sta succedendo in tutt'ltalla, nel Nord e nel Centro soprattutto (ma anche nel Sud non mancano esperienze Interessanti). Su questa solidarietà di base s'innestano i gruppi organizzati che operano da tempo. Le «Misericordie» di tradizione laica, per esempio, che risalgono al 1500 o 11 Ce.I.S, Gruppo «Giovani e co¬ munità», costituito nel 1977 per 1 tossicodipendenti, n gruppo, diretto da don Frediani, ha creato un centro d'accoglienza a Lucca, una comunità terapeutica a Veco11 e una comunità di reinserimento ad Arliano nello stesso edificio che ospita il Centro nazionale. Oli assistiti sono circa duecento, i volontari un centinaio. Cerchiamo di tracciare un primo identikit di questi ultimi. Dice un volontario, Giuseppe Paclni: 'Dapprima quello che ti spinge ad agire è una sorta di protagonismo, poi capisci che la tua è soprattutto una scelta di servizio. A questo punto attraversi una crisi, ma puoi superarla. Il servizio comporta sofferenza, fatica, ma anche condivisione di esperienze, valori, responsabilità. E tutto ciò è esaltante. Ti senti coinvolto, "devi" essere volontario'. Nello stesso tempo 11 fatto che. come ad Arliano, alcuni volontari si costituiscano in cooperativa (che però non distribuisce utili ai soci) può a volte spiegare l'incomprensione del mondo sindacale. Ecco allora profilarsi alcuni rilevanti problemi per il volontariato in Italia. E poi c'è 11 rapporto con l'istituzione pubblica. Afferma don Frediani: 'Da un lato un rapporto di collaborazione è opportuno, dall'altro però hai paura che si risolva in un abbraccio soffocante*. Sinora è sta' to impossibile trovare il giusto equilibrio. Clemente Granata